(Adnkronos) – Quattro giornate all’insegna dei dati statistici ma con un approccio pop: questo è StatisticAll, un festival unico al mondo per l’offerta innovativa e attuale delle sue proposte e per il suo linguaggio contemporaneo e accessibile a tutti. La decima edizione della rassegna, organizzata dalla SIS – Società Italiana di Statistica, dall’ISTAT e dalla Società Statistica Corrado Gini, con il patrocinio della Commissione Europea, della Regione del Veneto, del Comune di Treviso e in collaborazione con il Parlamento Europeo, offre un programma fitto di appuntamenti sul tema “Statistiche senza frontiere. Fiducia, etica, sistema: il futuro dei dati in Europa”.
Ad aprire la manifestazione un grande evento serale al Teatro Mario Del Monaco offerto a tutta la cittadinanza dalla rassegna e dal Comune di Treviso: il concerto “Italiani d’Europa. Il Veneto diffuso nella musica strumentale del ‘700” dell’Ensemble cameristico delle Orchestre Giovanili “La Réjouissance” e della Filarmonia Veneta. Da non perdere anche i primi StatisticAll Speech, che nella prima giornata di festival verteranno in particolare sul tema delle migrazioni europee, coesione e autonomie, uguaglianze, discriminazioni e cybersecurity; le presentazioni dei libri, come “A che ci serve l’Europa” di Pier Virgilio Dastoli ed Emma Bonino; e il primo Spritz Statistico, “Un’altra Europa è possibile? La governance europea e il suo futuro”, con Francesco Saraceno dell’OFCE Sciences Po.
Il primo panel ha, invece, avuto come titolo “Generazione Erasmus o fuga dei cervelli? Un racconto delle migrazioni in Europa”. “L’Italia è il paese al mondo ad avere il maggior numero di Neet, giovani che non lavorano, non studiano e non ricevono formazione – ha spiegato Eleonora Voltolina, fondatrice fondatrice del webmagazine Repubblica degli Stagisti – è vero che le condizioni degli stagisti sono migliorate negli ultimi 15 anni, ma gli stipendi italiani sono più bassi della media. Dobbiamo seriamente creare le condizioni affinché i giovani restino in Italia”.
Il fenomeno è stato analizzato anche da Delfina Licata, sociologa delle migrazioni presso la Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, che ha spiegato: “Parlare di cervello in fuga non corrisponde alla realtà. Su 10 che partono, gli altamente qualificati sono 4. Dalle interviste che abbiamo condotto, abbiamo rilevato pochissimi casi di persone che cercano retribuzione migliore che in Italia. Quello che si richiede è una migliore realizzazione del sé, anche di diventare famiglia”.
Diversi i motivi che spingono le persone fuori dall’Italia, come raccontato da Giulia Pastorella, parlamentare alla Camera dei deputati: “Rispetto ad altri paesi dove le partenze aumentano ma aumenta anche il numero dei laureati, in Italia c’è una situazione emergenziale. Le politiche fino a oggi hanno cercato in maniera miope di focalizzarsi sugli incentivi fiscali, come se il resto fosse secondario. Non è solo la tassazione, ma anche i servizi, la burocrazia, la giustizia a far fuggire la gente. Anche il gender gap influisce, e sono tutte cose che non sono affrontate di petto”.
Non va infine dimenticata l’esistenza anche di una migrazione interna: “ Il 75% degli spostamenti annui si riferisce a persone che si spostano da una parte all’altra del Paese – ha sottolineato Francesca Licari, esperta di migrazioni interne e internazionali – È fondamentale studiare il territorio, perché da quello traiamo informazioni importanti sul luogo di partenza e su quello di destinazione”