Giustizia amministrativa, report: “Con Ia dati in tempo reale, così aumenta l’efficienza’

(Adnkronos) –
Individuare ricorsi correlati o simili pendenti nelle singole sezioni dei Tribunali, ricercare precedenti giurisprudenziali
, rilevare o visualizzare immediatamente norme e pronunce della giurisprudenza indicate. Sono alcuni degli impieghi delle tecnologie
di
intelligenza artificiale

su cui la giustizia amministrativa è al lavoro
: a illustrarli il documento “Intelligenza artificiale e giustizia amministrativa: strategie di impiego, metodologie e sicurezza” messo a punto dal Servizio per l’Informatica del Segretariato generale della Giustizia amministrativa. Il dossier esamina le attività in corso di realizzazione nell’introduzione delle tecnologie di intelligenza artificiale. Un progetto supervisionato dal Dipartimento della trasformazione digitale della presidenza del consiglio dei ministri. “Se l’Ia non sostituirà il giudice, è innegabile che i giudici che utilizzeranno, nei limiti e con le cautele dovute, queste tecnologie acquisiranno un valore aggiunto”, si osserva nel report.  

“La Giustizia amministrativa – si sottolinea nel report – ha da sempre considerato con lungimiranza l’evoluzione tecnologica quale preziosa opportunità per l’efficientamento dei propri processi interni, con l’obiettivo di assicurare standard qualitativamente e quantitativamente sempre più elevati. Così è stato quando per prima tra tutte le giurisdizioni, a gennaio del 2017, ha dato avvio al processo amministrativo telematico, digitalizzato integralmente e non in singole sue fasi, così è attualmente, nell’approccio alle sfide, nuove e ancora per larga parte inesplorate, poste dall’impiego delle tecnologie di Ia” 

IA GIA’ IN USO PER LA CYBERSICUREZZA – L’utilizzo di queste ultime non è infatti una novità assoluta. Dal 2020 nella Giustizia amministrativa sono in uso sistemi avanzati di cybersecurity basati sull’intelligenza artificiale che hanno consentito, finora, di preservare il proprio patrimonio informativo da incidenti informatici”, si osserva nella ricerca. “La Giustizia amministrativa tramite il Servizio per l’Informatica ha attuato progetti altamente innovativi, inseriti nella misura Pnrr 1.6.5 (Digitalizzazione delle grandi Pac – Consiglio di Stato), che includono la realizzazione di una piattaforma di business intelligence e intelligenza artificiale – si precisa – Per la realizzazione di questo progetto, la Giustizia amministrativa ha aderito ad un accordo quadro Consip, il cui contratto esecutivo è stato sottoscritto il 22 novembre scorso e ha consentito, nel pieno rispetto del termine previsto, di disporre, in una prima fase in via sperimentale, di una piattaforma che potrà essere successivamente integrata con il sistema Siga, implementata e ulteriormente evoluta”.  

IL COMMENTO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA – Il segretario generale della Giustizia amministrativa, presidente di sezione del consiglio di Stato Giulio Castriota Scanderbeg, commentando
all’Adnkronos
i risultati delle attività in corso di realizzazione, sottolinea: “Le applicazioni previste sono state concepite per supportare non per sostituire il lavoro del giudice e rispondono ciascuna a precisi obiettivi di efficientamento delle attività e dei processi. Le scelte, nella fase di prima introduzione di queste tecnologie, mirano a target che rivestono utilità concrete e al tempo stesso consentono di acquisire conoscenza ed esperienza dirette da parte della giustizia amministrativa, con limiti non rinunciabili, per la delicatezza e la centralità delle funzioni esercitate ma anche per una ponderata valutazione di sviluppi futuri credibili, affidabili e sostenibili”.  

Secondo Castriota Scanderbeg “queste progettualità costituiscono solo un tassello di un quadro più ampio nel quale la tecnologia è valorizzata non in sé ma in funzione dei benefici in termini di capacità di fornire risposte sempre più efficienti e celeri alle domande di giustizia della collettività. La velocità delle decisioni, per costituire davvero un valore, deve coniugarsi con ineludibili standard di qualità e queste prime esplorazioni dell’intelligenza artificiale hanno lo scopo di comprimere i tempi di espletamento di attività strumentali e gestionali, consentendo al giudice di concentrarsi sull’elaborazione della decisione con maggiore rapidità”.  

“Non va, inoltre, trascurato che i processi di digitalizzazione sono per loro natura connotati da un accentuato dinamismo – aggiunge il segretario generale della Giustizia amministrativa – e gli obiettivi più importanti in termini di benefici concreti possono essere traguardati solo con una visione inclusiva che non può prescindere da una coralità di approccio, con una collaborazione sinergica e costante con i vari soggetti coinvolti, in primis, con il Foro, senza trascurare mai la funzione che viene esercitata, che costituisce il nucleo vitale della comunità statuale”. 

LE PRECONDIZIONI – Tre le precondizioni che hanno reso possibile l’avvio di progetti di impiego delle tecnologie Ia: un livello di digitalizzazione già molto elevato; scelte infrastrutturali adeguate; una forte integrazione delle competenze. L’approccio verso queste nuove tecnologie è stato tuttavia “cauto, consapevole dei rischi e al tempo stesso libero da pregiudizi ma caratterizzato da spirito critico e da una supervisione costante”. “Al centro – si sottolinea – restano le persone perché: le funzioni giurisdizionali sono per Costituzione affidate al giudice persona fisica, naturale e precostituito per legge, terzo e imparziale, soggetto solo alle leggi; i valori etici e la tutela dei diritti non possono essere delegati alla tecnologia; la capacità di leadership non può essere automatizzata”.  

NO A GENERAZIONE TESTI – Proprio in linea con questo approccio si è deciso, solo per fare qualche esempio, di escludere l’utilizzo “dell’intelligenza artificiale per la generazione di testi di qualsiasi tipologia” e i casi d’uso previsti “non rientrano tra gli usi definiti ad alto rischio secondo l’Ia Act”. Inoltre “i dati di addestramento dei modelli adottati sono costituiti dai dati presenti nel database interno” e non provengono da fonti esterne o aperte nell’ottica di rafforzare la sicurezza. L’impiego della Ia per identificare ricorsi correlati o simili pendenti nelle singole sezioni e che devono essere fissati per la decisione punta a diversi “obiettivi” come l’ottimizzazione dello studio e dell’analisi, la valutazione ai fini della discussione nella stessa udienza o in udienze ‘tematiche’, ma serve anche ad evitare decisioni contrastanti nelle singole sezioni dei Tribunali, ad ottenere una migliore distribuzione dei carichi di lavoro e a garantire decisioni più rapide.
 

“Si tratta, quindi, di un caso d’uso utile per il personale dell’Ufficio del processo, delle segreterie e per i presidenti, al fine di migliorare il processo di individuazione delle cause da fissare per la trattazione in udienza”, si sottolinea. Le tecnologie Ia possono essere impiegate anche per “la ricerca dei precedenti giurisprudenziali con uno strumento basato non solo, come ora, su parole chiave bensì sulla rilevazione di connessioni semantiche, in questo modo garantendo un maggior grado di pertinenza dei risultati della ricerca”, osserva il report. Quanto alla “rilevazione e la possibilità di visualizzare immediatamente le norme o le pronunce della giurisprudenza indicate, esplicitamente o implicitamente, in un atto difensivo” evitano al giudice di dover interrompere l’analisi dell’atto per svolgere la ricerca su banche dati esterne” in tal modo assicurando risparmio di tempo e di concentrazione.  

UN MODELLO – La consigliera Brunella Bruno, responsabile del Servizio dell’Informatica della Giustizia amministrativa spiega all’Adnkronos che “il progetto ha coinvolto partner di rilievo che hanno operato in stretta sinergia con l’eccellente componente tecnica e con i magistrati del Servizio. Le presentazioni ai colleghi di altri Paesi europei e a Lussemburgo hanno suscitato notevole interesse, dimostrando che la Giustizia amministrativa italiana può costituire un modello importante per l’integrazione delle nuove tecnologie”. 

IA PER TUTELARE LA PRIVACY – Altro possibile impiego è l’oscuramento dei dati sensibili all’interno di una sentenza e in generale negli atti giudiziari: l'”anonimizzazione dei provvedimenti giurisdizionali” che tuttavia presenta gli “aspetti più delicati”. Nessuno dei casi d’uso che la giustizia amministrativa ha attuato prevede la generazione di testi, si precisa nel report, sottolineando che tuttavia “sin da subito è emersa con particolare evidenza la delicatezza di questi strumenti”. A questo proposito il responsabile della protezione dei dati personali, consigliere Nicola Bardino, aggiunge: “La realizzazione di un applicativo concepito per aiutare le segreterie nell’attività di oscuramento dei dati sensibili, potrà favorire una più accurata e uniforme tutela della privacy, con l’obiettivo ulteriore di assicurare adeguati standard di trasparenza e comprensibilità delle decisioni, rese disponibili sul sito istituzionale della Giustizia Amministrativa”. 

“Nonostante i tempi brevi a disposizione per la realizzazione della progettualità Pnrr, è stato da subito scartato un approccio non controllato all’impiego dell’Ia: si tratta di un approccio che consente all’Ia di sviluppare processi di comprensione e decisione senza linee guida o regole rigide”, si sottolinea nel report precisando che l’intervento del giudice nell’attuazione di questi progetti “risulta cruciale”. “Più fattori – si osserva nel report – spingono verso un approccio aperto e al tempo stesso cauto, evitando eccessi di entusiasmo nonostante rispetto al passato due fattori determinanti hanno impresso la spinta alla quale stiamo assistendo: la disponibilità di grandi quantità di dati e la rilevante potenza di calcolo. Pur con questi punti di forza resta il fatto che l’Ia non deve produrre diritto, restando il ragionamento e l’elaborazione giuridica appannaggio esclusivo del giudice. Se questo è vero e se, dunque, l’Ia non sostituirà il giudice, è innegabile che i giudici che utilizzeranno, nei limiti e con le cautele dovute, queste tecnologie acquisiranno un valore aggiunto e già questo rende il senso del perché questi fenomeni non devono essere subiti ma governati e conosciuti nella prospettiva di un servizio Giustizia sempre più evoluto ed efficiente”.  

L’IA IN FUNZIONE PREDITTIVA – Infine un passaggio del dossier è dedicato al’impiego dell’Ia in funzione predittiva. Con ciò non si intende la capacità di elaborare una decisione, si precisa, ma un “progetto di realizzazione del datawarehouse, che cambierà radicalmente le capacità di analisi statistica della giustizia amministrativa. Lo scopo è introdurre processi di business intelligence evoluti, costantemente aggiornati ed efficaci”. Un sistema che consentirà di conoscere in tempo reale il numero delle pendenze nel complesso e in ogni singolo Ufficio giudiziario, i tempi di definizione delle controversie in primo grado e in appello e la dimensione non solo quantitativa e ma anche qualitativa del contenzioso. Uno strumento “utile per la governance e per orientare in maniera informata le decisioni sul piano organizzativo”, si conclude nel dossier del Servizio per l’Informatica del Segretariato generale della Giustizia amministrativa. 

(Adnkronos)