Governo, Follini: “Meloni dovrà dar prova di spirito ecumenico e battagliero”

(Adnkronos) – “Giorgia Meloni si è fatta da sé medesima, e dunque non sarà il caso di darle consigli. Tuttavia avrà constatato in questi giorni che non tutto procede secondo copione, che le difficoltà sono maggiori del previsto e che la ‘luna di miele’ che solitamente accompagna il nuovo governo all’indomani di una vittoria elettorale a lei è stata -almeno un pochino- preclusa. Dunque, sarà forse il caso che sia lei a dare qualche consiglio a se stessa e magari cominciare ad aggiornare il suo copione. Infatti, a meno di un mese dalle elezioni vinte e a pochi giorni dal varo del suo governo la prossima premier si trova nella inedita condizione di essere una vincitrice sotto scacco. Condizione alla quale c’è da credere -e perfino da sperare- che stia cercando di sottrarsi. 

Le difficoltà del dopo voto sono due. La prima è il rapporto con l’establishment, la seconda il rapporto con gli alleati. La prima era prevista, la seconda un po’ meno. La prima difficoltà ha bisogno di molta pazienza e molta umiltà per venirne a capo. La seconda, al contrario, ha bisogno di modi più sbrigativi e incisivi per non restarne schiacciata. Sul fronte delle istituzioni sarà doveroso un passo cauto e felpato. Ma sul fronte del centrodestra si rivela necessario qualche gesto d’imperio. Senza di cui la futura presidente(ssa) del consiglio finirebbe per trovarsi sotto tutela in men che non si dica. 

La partita giocata e vinta nei giorni scorsi al Senato regala a Merloni un grande vantaggio tattico sul Cavaliere. La risposta al ‘pizzino’ berlusconiano consolida quel vantaggio. Resta da vedere se diventerà strategico, e se la premier reggerà il peso di questo conflitto a lungo andare. Infatti i governi di coalizione sono sempre roseti pieni di spine. E le ultime vicissitudini fanno capire che per la prossima premier non si annuncia di certo, per restare nella metafora, un cammino su di un letto di rose. 

E’ evidente che Salvini e soprattutto Berlusconi stanno cercando di ottenere attraverso la pressione politica e negoziale tutto quello che l’elettorato ha sottratto loro. Essi infatti hanno ‘quasi’ perso le elezioni, riducendosi via via a numeri più marginali. E tuttavia si ostinano a ragionare come se la chiave della maggioranza fosse tutta nelle loro mani. Così, alcune richieste ministeriali finiscono per rappresentare il girone di ritorno del campionato interno del centrodestra. Laddove Meloni ha vinto la sfida dei numeri elettorali e Berlusconi e Salvini contano almeno di non perdere quella degli incarichi di governo e della quotidianità della legislatura.  

Si vedrà fin dalle prossime ore come andrà a finire questa seconda contesa. Ma è evidente, già ora, che le fibrillazioni della maggioranza imporranno a Meloni di ridisegnare la mappa degli amici e dei nemici. Poiché non è detto che tutto il centrosinistra le muoverà una guerra campale, dovendosi riorganizzare e non avendo troppo interesse a che le cose precipitino prima del tempo. E altrettanto non è detto che tutto il centrodestra la sosterrà al modo della falange macedone, se anche la trattativa sui ministeri dovesse concludersi più armoniosamente di come è cominciata. 

In politica succede spesso che il tuo alleato ti metta in difficoltà. E qualche volta che il tuo avversario ti sia d’aiuto. Tutto questo non ha a che vedere più di tanto né con il tradimento né con la generosità. E’ la contesa pubblica, per la sua natura, che mette in scena le più diverse e curiose rappresentazioni. E un buon regista di se stesso deve sapere quando è il caso di fare il viso dell’arme, e verso chi; e quando invece ci si può lasciare il passo l’un l’altro. 

Ora sui nomi del governo, sulle nomine paragovernative che seguiranno e sulla densa e fitta quotidianità che ci attende di qui in avanti la prossima premier dovrà dare prova di uno spirito ecumenico e battagliero al tempo stesso. A patto, s’intende, di non far confusione dando battaglia agli avversari sbagliati e mostrandosi troppo indulgente con gli alleati maldisposti. E a patto, per giunta, di non sbagliare le misure. Che in politica spesso sono tutto”. (di Marco Follini)  

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