Infortuni sul lavoro, con caldo estremo +15%: 10 consigli per limitare pericolo

(Adnkronos) – L’ondata di caldo che ha colpito il Pianeta spaventa sempre di più chi durante l’estate è costretto a passare per lavoro diverse ore all’aperto anche nei momenti più caldi della giornata. In Italia si sono, purtroppo, già registrati diversi casi di lavoratori deceduti a causa delle alte temperature. Ormai sono diversi gli studi che confermano l’aumento del rischio di infortunio sul lavoro quando il caldo diventa difficile da sopportare. Uno dei più recenti arriva dalla Svizzera, dove Suva, fondo di assicurazione contro gli infortuni segnala un aumento del 7% degli incidenti quando la temperatura supera i 30 gradi. Percentuale che può raddoppiare con l’aumentare del calore e arriva fino al 15% quando si toccano i 38° come evidenziato dallo studio ‘Heatwaves as an occupational hazard’ pubblicato dall’European Trade Union Institute, centro indipendente di ricerca e formazione della Confederazione europea dei sindacati.  

Le principali cause degli infortuni sono la stanchezza e la mancanza di concentrazione dovute al caldo e tra le categorie più a rischio ci sono le persone che operano all’aperto come giardinieri, operai edili e addetti alla manutenzione stradale. Se da una parte i datori di lavoro sono tenuti a garantire la sicurezza dei propri dipendenti, dall’altra gli allarmi lanciati dall’Onu, che prevede nei prossimi anni ondate di caldo ancora più torrido, invitano tutti ad alzare l’attenzione anche sullo stile di vita da tenere quotidianamente.  

“Il primo passo per evitare il rischio di infortuni e malattie legate al caldo durante le ore di lavoro è mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato”, spiega Tommaso Barone, Hse advisor e coach (tommasobarone.it). “I lavoratori vanno adeguatamente formati e devono essere consapevoli dei segnali di disidratazione, insolazione o colpo di calore, e delle misure per proteggersi dal sole. Al tempo stesso è fondamentale mantenere un’alimentazione sana e dormire almeno 7-9 ore ogni notte perché il sonno è essenziale per la salute fisica e mentale”, aggiunge.  

In Italia già dal 2017 l’Inps ha affermato che con temperature sopra i 35° (anche percepiti) può scattare la cassa integrazione ordinaria per i lavoratori. Norma confermata anche dall’Inail che un anno fa ha pubblicato il decalogo ‘Esposizione a temperature estreme ed impatti sulla salute e sicurezza sul lavoro’. Un vademecum rivolto ai lavoratori e ai datori di lavoro, a questi ultimi spetta l’individuazione delle procedure specifiche per l’attuazione delle misure descritte, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere.  

Diversa la situazione negli Stati Uniti dove, come riportato dal Washington Post, tra il 2017 e il 2022 sono stati ufficialmente attribuiti alle temperature elevate i decessi di 121 lavoratori. Un dato che, secondo l’Amministrazione per la sicurezza e la salute sul lavoro, sarebbe sottostimato perché spesso le morti correlate al calore sono attribuite ad altri incidenti quando in realtà un operaio può cadere da un tetto a causa di un’insolazione così come un incidente con un macchinario può accadere a causa della disidratazione di chi lo utilizza. Se si allarga il periodo preso in considerazione i numeri diventano ancora più cupi.  

Un’analisi dei dati federali del Bureau of Labor Statistics mostra che la media triennale dei decessi per calore dei lavoratori è raddoppiata dall’inizio degli anni ’90 al 2021. A peggiorare la situazione Oltreoceano il fatto che non esiste una legge in grado di tutelare davvero i lavoratori costretti a lavorare a temperature eccessive. Solo sei Stati hanno regolamenti che garantiscono ai lavoratori l’accesso all’acqua, al riposo e all’ombra: i tre elementi che secondo i medici possono proteggere i lavoratori da malattie e incidenti legati al calore. Poche anche le conseguenze per i datori di lavoro.  

Secondo i dati federali riportati tra il 2017 e il 2022, il Dipartimento del Lavoro statunitense ha comminato multe per una media di soli 8.500 dollari alle aziende ritenute negligenti e corresponsabili della morte di un lavoratore a causa del caldo. “Durante l’estate la mancanza di controlli adeguati può rappresentare un ostacolo all’applicazione delle misure di sicurezza – conclude Tommaso Barone – L’ispezione e la sorveglianza delle condizioni di lavoro possono essere insufficienti, lasciando spazio a comportamenti non conformi da parte delle aziende. È importante adottare misure per affrontare queste criticità, rafforzando l’applicazione delle normative esistenti, promuovendo la consapevolezza dei diritti dei lavoratori e migliorando le condizioni di lavoro in generale”.  

Prendere sul serio il rischio del caldo e adottare misure preventive adeguate è essenziale per garantire la sicurezza e il benessere dei lavoratori durante i periodi di ondata di caldo. La consapevolezza, la formazione e l’attenzione ai segnali del corpo sono fondamentali per prevenire incidenti e malattie legate al caldo e proteggere la salute dei dipendenti.  

Ecco i 10 consigli utili sia ai lavoratori sia ai datori di lavoro per limitare il rischio di incidenti causati dal caldo. Per i lavoratori idratazione costante, vestiti adeguati, pausa e riposo, informati sui sintomi di disidratazione, insolazione e colpo di calore, come vertigini, confusione, nausea, crampi muscolari eccessivi, flessibilità nell’orario di lavoro, protezione dall’esposizione diretta al sole, monitoraggio delle condizioni dei lavoratori. Per i datori di lavoro fornire attrezzature e infrastrutture adeguate, assicurati che i lavoratori abbiano accesso a cappelli, occhiali da sole, abiti protettivi e aree ombreggiate per raffreddarsi durante le pause, formazione sulla sicurezza, pianificare attività impegnative in modo oculato.  

(Adnkronos)