Israele: “Gaza e Hamas nel mirino”. Hezbollah e la guerra, oggi l’annuncio

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“Stanno cercando di distoglierci dal concentrarci su Gaza, noi siamo concentrati su Hamas”. Israele prosegue l’operazione nella Striscia di Gaza e si prepara a stringere l’assedio su Gaza City, dove reparti delle forze armate (Idf) sono già entrati. Alla domanda su un potenziale cessate il fuoco, il portavoce delle Idf Daniel Hagari sottolinea: “Il termine ‘cessate il fuoco’ non è affatto sul tavolo al momento”. “Le nostre truppe hanno completato l’accerchiamento di Gaza City, il centro dell’attività di Hamas”. 

Israele per ora non intende dedicare troppa attenzione e risorse al contrasto dei gruppi terroristici sostenuti dall’Iran, tra cui gli Hezbollah del Libano e gli Houthi dello Yemen. 

Oggi potrebbe essere una giornata chiave proprio per quanto riguarda Hezbollah. C’è uno ‘stato di attesa’ per ciò che dirà oggi, venerdì, il segretario generale del partito sciita libanese, Hassan Nasrallah, apparendo per la prima volta in tv dall’inizio della guerra tra Hamas ed Israele. Lo scrivono i media arabi domandandosi se il discorso del capo del partito sciita porterà qualcosa di nuovo ed esprimerà un sostegno chiaro e tangibile ai suoi alleati, contro Israele. Nasrallah, di solito prodigo di apparizioni sui media, anche su questioni minori, è stato a lungo assente dagli schermi. Hezbollah sembra combattuto tra il mantenimento della propria immagine come “movimento di resistenza” propalestinesi e la sua riluttanza a trascinare il Libano in una guerra totale.  

Musa Abu Marzouk, membro dell’ufficio politico di Hamas, ha affermato qualche giorno fa che “ci si aspetta molto da Hezbollah”, ma fonti informate hanno riferito ad Al Jazeera che il partito sciita sta cercando di limitare le sue perdite negli scontri con Israele, che nelle ultime tre settimane sono stet di circa 50 combattenti. Per compensare parte dell’imbarazzo generato dal suo prolungato silenzio, il capo di Hezbollah ha diffuso un messaggio in cui chiedeva al suo partito di chiamare i combattenti uccisi in seguito agli scontri con l’esercito israeliano (Idf) come “martiri sulla via per Gerusalemme”.  

Questo è stato ridicolizzato da alcuni attivisti libanesi anti- Hezbollah sui social media adottando l’hashtag: “Martiri sulla via del palo”. Il palo in questione è la torre di comunicazione high-tech installata dall’Idf sul lato libanese per monitorare i movimenti dei miliziani, che i razzi del partito sciita non riescono a buttare giù dall’inizio dell’attacco di Hamas contro lo Stato ebraico, il 7 ottobre scorso. Il ministro degli Esteri libanese Abdullah Abu Habib ha dichiarato negli ultimi giorni che “tutto il Libano, compreso Hezbollah, non vuole la guerra… C’è pressione occidentale su Hezbollah affinché non entri in guerra. Ne abbiamo parlato con il partito. La mia impressione è che non inizierà una guerra”. Alla domanda: ma Israele inizierà una guerra? il ministro ha risposto “abbiamo bisogno della stessa pressione anche su Israele”.  

Le mosse di Hezbollah vengono monitorate anche dagli Stati Uniti, che hanno dispiegato altri uomini e mezzi nella regione per difendere le proprie forze armate presenti. La Casa Bianca ”non ha al momento alcuna indicazione che Hezbollah sia pronto ad agire con forza”, ovvero a entrare a pieno titolo nella guerra tra Hamas e Israele, ha dichiarato il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby dicendo che ”vedremo cosa avrà da dire” Nasrallah. Gli Stati Uniti, ha aggiunto Kirby, sono comunque “preoccupati per i continui attacchi contro le forze israeliane nel nord” di Israele provenienti dal Libano. 

 

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