Israele, rischio ‘sorpresa letale’: Hamas e l’operazione di terra a Gaza

(Adnkronos) – Sembra pronta l’operazione di terra delle forze israeliane a Gaza. Il rischio è però una “sorpresa letale”, tra droni sottomarini e armi ‘sofisticate’, micidiali bombe nascoste sotto il terreno (peggiori degli Ied che hanno fatto vittime e caduti in Iraq come in Afghanistan). “Capacità” di Hamas che “non abbiamo ancora visto” in un contesto di “guerra asimmetrica”. 

Con l’intensificarsi del conflitto, dopo l’attacco del 7 ottobre in Israele di Hamas (che controlla la Striscia) aumentano anche le probabilità – e i timori – che da Hamas arrivi una “sorpresa letale” perché se la maggior parte delle armi utilizzate il 7 ottobre era già nota in precedenza, gli esperti temono che il gruppo possa avere un arsenale più avanzato dal punto di vista tecnologico. A scriverlo è il Washington Post citando analisti che studiano le capacità militari di Hamas, che dopo l’attacco di due settimane fa ha annunciato di aver utilizzato 35 droni ‘kamikaze’, tutti costruiti sulla base di vecchi progetti di Mohamed Zouari, l’ingegnere aerospaziale ucciso alla fine del 2016 mentre era seduto nella sua auto nella città tunisina di Sfax in circostanze che hanno portato subito i sospetti sul Mossad. 

Zouari, formazione iraniana, era noto per la costruzione di droni armati per Hamas e stava per completare il suo ‘capolavoro’, un drone sottomarino in grado di trasportare esplosivi. Nel 2021 le forze israeliane hanno intercettato e distrutto un drone simile mentre Hamas tentava di farlo partire da una spiaggia di Gaza. E per gli esperti militari il gruppo ne ha quasi certamente altri simili e potrebbe avere anche altre armi ‘sofisticate’. 

Non solo. Gli ‘armieri’ di Hamas sono anche noti per aver acquisito tecnologia per una serie di nuove armi, potenti mine e bombe da piazzare lungo le strade ma anche munizioni guidate di precisione. Alcune sono state messe a punto da ingegneri di Hamas fuori da Gaza, in molti casi con l’assistenza – a livello tecnico – dell’Iran. 

Secondo Fabian Hinz, esperto di missili e analista di difesa al think tank britannico Institute for International and Strategic Studies, “è molto probabile che Hamas abbia capacità che non abbiamo ancora visto”. E, ha detto, se Hamas dovesse seguire gli ‘schemi’ degli Hezbollah libanesi potrebbe cercare di attirare le forze israeliane per poi colpire a sorpresa, magari obiettivi lontani dalla linea del fronte. “Abbiamo sistemi di difesa”, si è limitato a dire un ufficiale delle Idf rifiutandosi di commentare sugli armamenti che potrebbero essere in mano a Hamas e che potrebbero essere usati durante un’operazione di terra israeliana a Gaza. 

Il Post ricorda come nel 2006 la sorpresa degli Hezbollah libanesi sia stata un missile antinave (venne colpita la corvetta israeliana Ins Hanit e morirono quattro membri dell’equipaggio). E, aggiunge il giornale citando Hinz e altri analisti, se nei piani di Hamas ci fosse una “sorpresa” simile, potrebbe trattarsi di un drone sottomarino, simile a quello che Zouari stava progettando più di sette anni fa. O potrebbe trattarsi di un missile con un sistema di guida che potrebbe consentire a Hamas di colpire a molti chilometri di distanza. 

E le truppe di terra israeliane potrebbero ritrovarsi con varianti più potenti delle micidiali bombe da piazzare lungo le strade. Anche perché a inizio anno rapporti d’intelligence Usa parlavano di ‘lezioni’ di esperti iraniani a militanti in Siria sulla realizzazione di una bomba perforante in grado di ‘ferire la corazza’ di un carro armato da 75 metri di distanza. E – ha detto Michael Eisenstadt, responsabile di studi militari e sicurezza al Washington Institute for Near East Policy – “Israele ha investito in blindature pesanti per i mezzi, ma se c’è una bomba interrata da 500 o 1.000 libbre (225-450 kg) quella è in grado di ribaltare un blindato o sollevare da terra un tank”. “Per non parlare – ha aggiunto – dell’impatto dell’onda d’urto sull’equipaggio, ammesso che sopravviva”. 

Secondo il Post, la “bomba potente” descritta nei rapporti dell’intelligence Usa era un Efp (Explosively Formed Penetrator), versione più potente degli Ied (ordigni esplosivi improvvisati) usati in passato dagli insorti sostenuti dall’Iran in attacchi contro gli Usa. Un documento, aggiunge il giornale, parla della supervisione della Forza Quds iraniana a test di uno di questi esplosivi, che avrebbe ‘sventrato’ un tank in una prova a fine gennaio a Dumayr, a est della capitale siriana Damasco. A fine febbraio in Siria sarebbe stato sventato un apparente tentativo di usare questi armamenti contro le forze Usa, con il sequestro da parte dei combattenti curdi di tre bombe. 

In questo scenario, secondo quanto sostengono funzionari ed ex funzionari dell’intelligence Usa, molto è frutto del sostegno fornito dall’Iran, che da anni fornisce prototipi di razzi, missili e droni usati da Hamas e dalla Jihad Islamica palestinese e che ha anche aiutato gli Hezbollah. 

Armi simili hanno aiutato gli Houthi dello Yemen (che Teheran è accusata di sostenere) a colpire raffinerie e aeroporti in Arabia Saudita. Ieri un cacciatorpediniere Usa nel Mar Rosso ha intercettato e abbattuto tre missili da crociera e diversi droni lanciati dallo Yemen, apparentemente in direzione di Israele. 

Inoltre, con tecnologia iraniana, Hamas ha costruito fabbriche sotterranee in grado di produrre razzi e droni e secondo funzionari Usa e israeliani i componenti chiave, esplosivi e circuiti elettrici, vengono fatti arrivare nella Striscia di Gaza tramite i tunnel o lasciati da imbarcazioni al largo della costa di Gaza. Anche se costruire un drone sottomarino è una sfida più impegnativa, Hamas – conclude il Post – ha dimostrato di essere all’altezza dal punto di vista della tecnologia. Il 7 ottobre Hamas ha già colto di sorpresa Israele e le sue difese. E, sintetizza Lenny Ben-David, ex vice capo missione dell’ambasciata israeliana a Washington: “Questa è la guerra asimmetrica del XXI secolo”.  

(Adnkronos)