(Adnkronos) – “Ci si può infilare nei panni grillini e chiedersi se si doveva proprio tenere il punto sul divieto del terzo mandato oppure no. Se alla campagna elettorale e poi al prossimo Parlamento sarebbe servita la competenza -invero non proprio scintillante- delle Taverna, dei Toninelli, dei Crimi. O se invece era preferibile, come poi è successo, tener ferma la regola che dieci anni seduti sui banchi bastano e avanzano. Il dilemma, è ovvio, è di principio e di potere. Nasconde un conflitto tra Grillo, fautore della ghigliottina dei due mandati, e Conte, più aperto all’idea di fare come gli altri e ricandidare almeno la sua guardia pretoriana. E insieme svela una questione identitaria tutt’altro che banale”. Lo si legge nell’anticipazione de “Il punto di vista di Follini” per l’Adnkronos, che sarà pubblicato integralmente domani sull’agenzia e sul sito.
“Per un Movimento che ha dovuto ammainare una discreta quantità di bandiere, acconciandosi a governare con questo e con quello e a farsi carico di provvedimenti che stridevano non poco con il suo codice identitario, accompagnare alla porta la vecchia guardia era anche un modo -l’ultimo rimasto- per rivendicare una sorta di coerenza con i miti delle sue origini. Dunque, si capisce che alla fine l’abbia avuta vinta Grillo e che i dirigenti prossimi alla decapitazione parlamentare si siano trovati, chi più chi meno, a dover fare buon viso a cattivo gioco. Impresa -osserva Follini- che non è detto porti una gran fortuna alle sorti elettorali del M5S. Ma senza la quale è assai probabile che i consensi sarebbero stati ancora più esigui”.