(Adnkronos) – Sospesa per 20 giorni per aver fatto recitare preghiere agli alunni in classe. E’ accaduto a un maestra nell’oristanese. Dopo le polemiche, arrivano le precisazioni dell’Ufficio scolastico regionale della Sardegna, finito nella bufera per il racconto fatto dalla protagonista della vicenda, l’insegnante Marisa Francescangeli, che ha provocato le dure reazioni, tra gli altri, del vicepremier Matteo Salvini e del presidente della Regione Christian Solinas.
Secondo il direttore generale dell’Usr Francesco Feliziani tutto ruota intorno a un’informazione parziale e incompleta: “Non si è trattato di un provvedimento dettato da ‘furia iconoclasta’ come l’ha definito il presidente Solinas – sottolinea all’Adnkronos – ma di un iter garantista seguito dall’organo collegiale di competenza”. In particolare, ci sarebbero state segnalazioni da parte di altri docenti e genitori sulle pratiche religiose fatte fare ai bambini durante le lezioni. Da lì è partita l’azione disciplinare che l’ha coinvolta: “Non è stata un’Ave Maria in classe”, taglia corto Feliziani.
Il procedimento peraltro era un atto dovuto. ”Il dirigente scolastico – spiega il direttore generale dell’Usr – trasmette le presunte violazioni all’Ufficio scolastico provinciale. In base alla cosiddetta Legge Brunetta del 2009, chi non esercita un’azione disciplinare che ha l’obbligo di portare avanti, diventa passibile a sua volta di azione disciplinare. Alla fine del procedimento l’Ufficio provvedimenti disciplinari verifica se ci siano state violazioni e le inquadra nel regolamento con le relative pene. È un procedimento garantista”.
L’attacco ricevuto dal presidente della Regione ha fatto rompere gli indugi a Feliziani che ha deciso di spiegare meglio la questione. ”Sicuramente in buona fede, ma probabilmente d’impulso, il presidente Solinas ha criticato l’Usr, che però ha operato seguendo la procedura in maniera corretta e di ciò è stata data piena contezza al ministero – ha sottolineato -. Competente sulla valutazione circa la sanzione irrogata non sono io, né il presidente della Regione o la stampa: può farlo, eventualmente, il giudice del lavoro”.
Il vertice della scuola in Sardegna ci tiene a difendere tutte le persone che si sono occupate del caso della maestra e della sospensione. ”Rispetto le posizioni di tutti e capisco, per come sia stata data la notizia all’origine, che essa possa essere stata fraintesa in buona fede da di chi l’ha letta in un certo modo – ha chiarito -. Ma ci tengo a ribadire che l’azione dell’ufficio è improntata a canoni di correttezza amministrativa, senza nessuna finalità ideologica come quelle che ci hanno imputato”.
Sgarbi
Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha chiesto al ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara di disporre la revoca della sospensione di Marisa Francescangeli. “È assurdo quanto accaduto – spiega – anche alla luce delle precisazioni della maestra che non ha imposto un bel nulla ma semplicemente assecondato le richieste dei suoi alunni. Questa sospensione è un affronto alla nostra cultura cristiana, alle nostre tradizioni, alla nostra storia che è legata indissolubilmente al Cristianesimo. Sono certo che il ministro vorrà fare giustizia di questo abuso”.
“Ho incaricato i miei uffici – ha aggiunto – d’invitare a Roma la maestra nella sede del ministero della Cultura. Altro che sospenderla, le daremo il giusto riconoscimento”.
L’intervista
“Voglio che venga fuori la verità. Sono sospesa dal 25 marzo al 15 aprile. In un momento delicato dell’anno scolastico, hanno privato delle lezioni i bambini. La scuola è la mia vita: non vedo l’ora di tornare”, ha detto in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, la maestra.
“Non volevo ha aggiunto però è un segno che mi ha dato Gesù. Quello che è accaduto è un’ingiustizia grave ed è bene che venga alla luce. Mi sento messa in croce”, ha detto ancora. “Tutti gli alunni delle mie classi sono cattolici, non c’è nessun musulmano. Non pensavo di avere mancato di rispetto né ferito coscienze o sensibilità”, ha aggiunto.
“Da persona e da insegnante, rispetto il pensiero degli altri. Non mi permetto di passare sopra o plagiare le persone. Perché mi hanno accusato anche di questo, di aver voluto plagiare dei bambini con due preghiere e un rosario – ha proseguito – Con i miei bambini, quando spiego, parto dalle loro esperienze, da quello che loro conoscono. È fondamentale anche nell’insegnamento, li rispetto. Cerco di capire prima quello che vogliono i bambini, perché così si sentono più interessati e coinvolti durante una lezione. Invece sono passata come la maestra che plagia i suoi alunni. Non lo voglio fare con nessuno, sono più rispettosa di tanti altri, figuriamoci se lo faccio con i più piccoli”. E una volta che sarà rientrata in classe lo farebbe di nuovo? “Certamente. Con la mia quarta, dove ho chiesto e ottenuto il consenso di tutti i genitori, io continuerò a far recitare le preghiere”, conclude la maestra.