(Adnkronos) – Poco meno di 1 italiano su 10 soffre di una malattia renale cronica, ma nella maggior parte dei casi non ne è consapevole. Questo perché è una patologia per lo più asintomatica fino agli stadi avanzati, cosa che comporta una diagnosi spesso tardiva e, di conseguenza, terapie meno efficaci. E ieri in Senato si sono svolti i lavori preliminari per l’aggiornamento del Documento di indirizzo sulla malattia renale cronica (Mrc), la più frequente malattia cronico-degenerativa nel nostro Paese. L’evento, promosso dalla Sin su iniziativa del senatore Ignazio Zullo (Fdi), si è posto l’obiettivo di fare una fotografia dell’attuazione dei Pdta esistenti e di fare il punto per l’aggiornamento delle linee di indirizzo della malattia renale cronica in sinergia con il ministero della Salute, la Federazione delle società medico-scientifiche italiane (Fism), la Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) e l’Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto (Aned).
L’ultimo documento di indirizzo sulla Mrc – riporta una nota – risale al 2014 (con l’approvazione della Conferenza Stato-Regioni), per cui si è reso necessario un aggiornamento, considerati anche i costi particolarmente elevati che determina la Mrc dal punto di vista economico, sociale e umano. Nella fase terminale della malattia, infatti, è necessario intervenire con le terapie sostitutive, la dialisi e il trapianto, che hanno un impatto importante sulla qualità di vita dei cittadini, richiedono una complessa organizzazione e comportano ingenti costi sanitari.
“La Mrc assorbe oltre il 3% dell’intero finanziamento del nostro Ssn – ha detto Stefano Bianchi, presidente della Società italiana di nefrologia, nel corso dell’evento ‘Sfide ed obiettivi per una nuova presa in carico della Malattia renale cronica’ – Risulta pertanto evidente la necessità di un forte impegno collettivo nella prevenzione e nella diagnosi precoce della malattia, che va ricercata attivamente, con esami semplici e poco costosi, a partire dalle popolazioni più a rischio come diabetici, ipertesi, cardiopatici, obesi. Dobbiamo quindi proporci come attori di una inversione di tendenza e di un atteggiamento “proattivo”, sviluppando e implementando programmi di prevenzione primaria, diagnosi precoce e adeguato trattamento, che oltretutto oggi si avvale di nuove terapie, efficaci e sicure”. Questa “è la strada da percorrere per andare verso un mondo con sempre meno dialisi e sempre più salute renale – ha aggiunto Bianchi – un investimento a lungo termine, tenendo anche conto che la malattia renale si accompagna a un notevole aumento di morbilità e mortalità cardiovascolare”.
I lavori in Senato – prosegue la nota – hanno evidenziato lo stato di attuazione delle linee guida di indirizzo a livello regionale e delineato interventi di prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico efficace della Mrc.
Ad aprire il convegno, il senatore Ignazio Zullo, capogruppo Fdi, Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato, impegnato nella promozione di strategie di prevenzione della malattia renale cronica, che ha ribadito il “ruolo delle Istituzioni per la sensibilizzazione dei cittadini e degli stessi professionisti della sanità, con l’obiettivo di favorire l’identificazione precoce dei pazienti e l’approccio terapeutico più adeguato, così da ridurre in modo significativo la necessità di dialisi e trapianto renale”.
“Gli obiettivi del tavolo di lavoro – ha ricordato Valeria Mastrilli, membro del tavolo tecnico ministeriale – sono conoscere lo stato di attuazione delle linee di indirizzo a livello regionale, definire interventi di prevenzione della malattia e della sua evoluzione, individuare azioni ulteriori per garantire nelle Regioni un’adeguata assistenza per i pazienti affetti da Mrc, anche in corso di pandemia”. Per Loreto Gesualdo, presidente Fism, è necessario disegnare un “percorso preventivo, diagnostico e assistenziale per la Mrc applicabile a tutte le realtà regionali italiane e di colmare grazie all’utilizzo delle piattaforme e-health l’attuale mancanza di integrazione ospedale-territorio e multidisciplinarietà”.
“Per ridurre il numero di casi d’insufficienza renale – ha evidenziato Gaetano Piccinocchi, membro del Comitato nazionale Simg – è necessario intervenire sulla malattia renale fin dalle sue fasi più precoci, all’interno di un percorso strutturato e condiviso fra specialisti diversi (nefrologi, cardiologi, diabetologi, etc.) e medici di medicina generale. È sul territorio quindi che deve nascere una strategia d’intervento attivo”. “Occorre una revisione del modello organizzativo sanitario – ha rimarcato Piergiorgio Messa, past president Sin – che da una parte rinforzi la rete territoriale e dall’altra renda possibili le azioni diagnostiche, terapeutiche, informative e organizzative delle attività nefrologiche, il che confligge con la riduzione numerica degli specialisti nefrologi che rischia di compromettere qualsiasi programmazione”.
Antonio Santoro, direttore scientifico Aned, ha sottolineato l’importanza della prevenzione primaria, ponendo la “necessità di una strategia complessiva di prevenzione che comprenda un intervento multisettoriale e un’azione su fattori di rischio e determinanti. In particolare, si sofferma sull’adozione di strategie che mirino a contrastare i fattori di rischio modificabili e sulla diagnosi precoce, attraverso l’identificazione di quelle condizioni che rappresentano i fattori di rischio intermedi”.
Infine Giuseppe Quintaliani, responsabile Comunicazione della Sin: “per una prevenzione efficace è necessario ampliare a 360° la conoscenza della malattia renale cronica e della sua corretta diagnosi. Allo scopo, occorre attuare diverse strategie che possono includere la via classica con stampa e Tv in presenza, ma anche utilizzare i social come strumento di comunicazione. Emerge prepotente la necessità di avere risorse umane formate ed esperte di comunicazione, unica via per poter entrare in questo mondo e ottenere significativi vantaggi”.