(Adnkronos) – A quanto si apprende è stata chiusa anche la sede dell’ambasciata di Israele a Roma per il timore di una possibile rappresaglia da parte dell’Iran dopo il raid in cui hanno perso la vita sette ufficiali dei Guardiani della Rivoluzione. La sede diplomatica della Capitale è una delle 28 ambasciate israeliane che oggi, ha riferito il Times of Israel, sono state chiuse. Il quotidiano ha poi precisato che la misura arriva in una giornata particolarmente delicata in quanto è l’ultimo venerdì del mese di Ramadan e in Iran si celebra la Giornata per al-Quds (Gerusalemme).
Il capo della Guardia rivoluzionaria iraniana Hossein Salami ha avvertito che “nessun atto” contro la Repubblica islamica rimarrà senza risposta, dopo il raid attribuito a Israele contro il consolato iraniano a Damasco, in Siria, che ha provocato almeno quindici morti. “Nessun atto di alcun nemico contro il nostro sacro sistema rimarrà senza risposta. L’arte della nazione iraniana è spezzare il potere degli imperi e dimostrare la vittoria della verità e della fede”, ha detto in un discorso pronunciato in occasione della giornata di al-Quds, in solidarietà al popolo palestinese.
“I nostri uomini coraggiosi puniranno il regime sionista”, ha avvertito Salami, in un discorso dedicato in gran parte a lodare la resistenza del popolo palestinese e ad attaccare Israele e Stati Uniti. Salami ha sottolineato che il sostegno americano ai “crimini sionisti” li ha posti al “centro dell’odio”, non solo del mondo islamico, ma di gran parte della popolazione mondiale, secondo l’agenzia di stampa Tasnim.
“I sionisti e i loro sostenitori americani pensano che più musulmani uccidono, assediano e sfollano, meglio potranno continuare a vivere, ma questo è in realtà l’opposto del loro sogno – ha denunciato ancora -. La geografia di Gaza è piccola sulla mappa, ma la sua geografia politica è molto ampia, e nel mondo è stato creato un ampio livello di sostegno spirituale per il popolo palestinese, che ha mostrato una resistenza leggendaria”.
Salami ha espresso fiducia che i palestinesi andranno avanti e riconquisteranno i beni di cui sono stati privati: “I sionisti non possono scegliere tra la guerra e la vita; la loro strada è arrendersi, devono rendersi conto che non raggiungeranno la sicurezza nella regione espandendo la guerra”.