Minacce no vax, immunologa Viola sotto scorta: “Ma non cambio idea”

Sotto scorta da una settimana a causa delle minacce No vax. L’immunologa Antonella Viola, direttrice dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Citta della Speranza di Padova e professoressa universitaria di Patologia Generale, racconta in un’intervista al Corriere della Sera i primi sette giorni da scortata dopo la lettera minatoria con annesso proiettile per essersi spesa a favore delle vaccinazioni dei più piccoli. Da quel giorno, infatti, due carabinieri la seguono ovunque mentre volante della polizia controlla l’abitazione. 

“Non andrò mai in televisione a dire che i bambini non vanno vaccinati perché metterei a rischio le loro vite e per me è inaccettabile. Non saranno certo le minacce a farmi cambiare idea”, dice Viola, che spiega come “essere sempre accompagnata impatterebbe sulla vita di chiunque. Sulla mia che ero molto abituata a star sola, a fare lunghe camminate sull’argine, oppure sport, shopping, andare al lavoro da sola”. Il primo giorno con la scorta per Viola arriva al rientro dalle vacanze: “Sono scesa dall’aereo e con la mia famiglia ci siamo separati lì, loro facevano il percorso normale, io sono salita in macchina con i carabinieri. È stato un momento brutto, nonostante la loro gentilezza. Uno dei primi giorni ho chiesto: ditemi i vostri orari e mi adatto. E loro: ma professoressa è lei che deve dirci i suoi! Io però non me la sento di tenerli impegnati facendo la vita di prima”. 

Ma l’immunologa ha paura? “No. È che mi faccio scrupolo a sacrificare il loro tempo (della scorta, ndr). In condizioni normali il mio sabato sarebbe stato una passeggiata in centro di pomeriggio, magari un aperitivo e poi da qualche parte a cena. Ma non me la sento proprio di far passare una giornata così anche a loro. Sperando che tutto questo duri poco… Se poi dovesse essere una condizione a lungo termine rivedrò il ragionamento”. 

“Mi hanno detto che sarebbe durata tre mesi alla fine dei quali rivaluteranno tutto. Spero si fermi lì, sinceramente”, continua la professoressa che alla domanda su quanto tema da uno a 10 le aggressioni fisiche replica: “Da uno a dieci dico uno. Non sento addosso nessuna ansia. Ma non posso negare di aver modificato un po’ il mio atteggiamento essendo attenta al loro”, cioè “non posso fare a meno di notare il modo in cui guardano chiunque si avvicini a me come una possibile minaccia. E mi fa impressione fare lo stesso ragionamento per riflesso condizionato. È uno dei motivi per cui rinuncio a fare le passeggiate per Padova, dove oltretutto mi conoscono tutti. Forse è questa la cosa più brutta. Certamente per me è strano”. 

Pensa mai: chi me lo ha fatto fare di espormi? “Direi di no. Io ho il mio lavoro, posso smettere anche oggi di parlare attraverso i media ma credo che invece sia importante farlo, raccontare la scienza e la sua metodica a quante più persone possibili. Perché è importante l’accettazione e la comprensione dei principi scientifici”.  

“È vero – continua – che ci sono i no-vax ma non vanno confusi con i violenti. L’altro giorno, per dire, mi ha scritto una signora no-vax per dirmi, in tono molto garbato, che le dispiace per le mie limitazioni ma che anche lei si sente limitata nella sua libertà e che ha paura perché gli scienziati sono umani e possono sbagliare». La risposta al Corsera? “Le ho scritto che quel poco di libertà che lei ha dipende dal fatto che tante altre persone si sono vaccinate, perché se tutte avessero fatto come lei oggi saremmo alla guerra civile. E le ho detto di fidarsi di noi, come si fida del conducente del treno che prende o dell’ingegnere che ha costruito la sua casa”, conclude. 

(Adnkronos)