Nazionale, Buffon e il nuovo debutto azzurro

(Adnkronos) – Dopo Luciano Spalletti, nuovo ct della Nazionale, a Coverciano arriva il ‘nuovo’ debutto azzurro di Gigi Buffon. Due giorni dopo la presentazione alla stampa del nuovo Commissario Tecnico, nell’Aula Magna di Coverciano tocca a Buffon incontrare i giornalisti nella nuova veste di Capo Delegazione. Con lui c’è il Presidente Federale Gabriele Gravina, che dopo Gianluca Vialli ha deciso di puntare su un’altra leggenda del nostro calcio per ricoprire un ruolo che non è solo di rappresentanza, ma che può rivelarsi fondamentale nel cementare il gruppo. 

“Uno dei più grandi monumenti della nostra squadra azzurra, della nostra storia, torna finalmente a casa – le parole di Gravina – sabato con Spalletti abbiamo parlato di un nuovo capitolo della storia azzurra e quella di oggi è un’altra bellissima giornata. Questo ruolo rientra nelle prerogative del Presidente Federale e sono particolarmente orgoglioso di poter passare il testimone a Buffon per tantissime ragioni. In termini di coerenza, sabato ho parlato di orgoglio e appartenenza, ho parlato di identità. E Buffon è un professionista con 214 convocazioni e 176 presenze in Nazionale, un record. La sua presenza in questo ruolo è emblema di grandissima coerenza. La maglia azzurra Gigi ce l’ha come seconda pelle, è una componente fondamentale della sua vita”.  

Il corteggiamento per riportare Buffon in Nazionale è iniziato tempo fa: “Quando stava pensando di smettere con il calcio l’avevo contattato, ma lui ha scelto di continuare a fare il calciatore. Poi ha deciso di smettere e siamo tornati alla carica. Lo ringrazio per aver accettato questo nuovo ruolo e gli faccio un grande augurio affinché possa rientrare nell’Olimpo azzurro: lo è già come calciatore, ma con le sue qualità penso potrà diventarlo anche come dirigente. Per me la giornata di oggi rappresenta emozioni forti e dopo aver vissuto una estate turbolenta, non per colpa nostra, sono ancora di più soddisfatto perché so che questa squadra è in mani salde tra Spalletti come Ct e Buffon come Capo Delegazione. Se è vero che ognuno di noi deve fare il massimo, credo come Presidente Federale di aver fatto il massimo con queste scelte per onorare la maglia azzurra”. 

E chi ha onorato meglio la maglia di Buffon, primatista di presenze in Azzurro che trent’anni fa varcava per la prima volta il cancello di Coverciano iniziando la sua trafila nelle giovanili. Da grande promessa del calcio italiano a capitano e leader, un lungo viaggio che lo ha portato sul tetto del Mondo insieme a milioni di tifosi italiani. Ora, appesi guanti e scarpini al chiodo, è il momento di iniziare una nuova avventura: “Ringrazio il presidente, la famiglia azzurra e il Ct per la fiducia che hanno riposto in me. Immaginare la mia figura qui è un qualcosa che mi inorgoglisce e mi stimola, mi rende un uomo felice. Torno in un ambiente che penso di conoscere abbastanza bene. Il sunto del mio ruolo è dare un piccolo contributo in quelle che saranno le dinamiche che andremo a vivere in futuro”. 

Si schermisce quando gli chiedono chi sia il più grande portiere italiano di sempre tra lui e Zoff (“sono l’ultimo che può rispondere e l’ultimo che vuole rispondere a queste cose, penso che Zoff rimanga il portiere di riferimento della storia italiana”) e respinge ogni paragone con il suo predecessore, quel Gianluca Vialli che ha saputo arrivare al cuore di giocatori e tifosi: “Ho un bellissimo ricordo di Gianluca, avevamo un rapporto straordinario anche fuori dal campo. Dopo che aveva smesso continuavamo a scambiarci le maglie di gioco. Non ho la presunzione di poter raggiungere i suoi livelli, sarebbe sbagliato perché ognuno di noi ha un proprio percorso attraverso il quale matura e riesce a darsi delle risposte che quando sei più giovane non hai. Venire qui cercando di riprodurre un Gianluca Vialli sarebbe sbagliato, non sarei all’altezza. Cercherò di essere quello che sono sempre stato”. 

Sorride Gigi, emozionato e voglioso di tuffarsi in questa nuova avventura senza più guardarsi indietro: “Non è stato per nulla difficile smettere. L’anno scorso a fine stagione in una condizione psicofisica ottimale mi sono fatto male, era il segnale più grande che la natura potesse darmi. Le partite di addio non mi piacciono, sono belle e iconiche, ma anche malinconiche. Devo pensare al futuro”. Il passato, o meglio la conoscenza del passato, può servire ai più giovani ad avvicinarsi alla Nazionale: “Sono nato e cresciuto con il mito di Zoff e Paolo Rossi, è chiaro che per me venire a Coverciano e vedere Gigi Riva era come vedere un monumento perché era un patrimonio che mi avevano trasmesso mio padre e la mia famiglia. I giovani puoi riavvicinarli così, poi ovviamente avere una Nazionale bellissima e vincente aiuta”. 

Alle lacrime versate sul campo dopo la sconfitta nel play off con la Svezia (“è un cruccio non aver potuto giocare il sesto Mondiale, avrei fatto qualcosa di unico, ma la vita è stata talmente benevola nei miei confronti da avermi ripagato di quel piccolo dispiacere”), si è aggiunta la delusione da semplice tifoso per la seconda qualificazione Mondiale mancata con la Nord Macedonia, prossima avversaria degli Azzurri il 9 settembre a Skopje: “Il successo all’Europeo è stato una magia, un obiettivo che abbiamo raggiunto anche perché supportati da tre o quattro situazioni fortunate. Nelle qualificazioni Mondiali ci sono stati i rigori sbagliati con la Svizzera e un’altra infinità di situazioni andate male, è stato forse il dazio da pagare per l’Europeo vinto”. 

In un momento storico in cui c’è carenza di attaccanti, sono tanti invece i portieri italiani che si stanno mettendo in mostra: “Negli ultimi tre/quattro anni il serbatoio di portieri italiani è cresciuto molto, ce ne sono cinque o sei di un livello elevatissimo, senza contare Gigio (Donnarumma, ndr) che ormai se la gioca con i primi della classe mondiale. Penso a Vicario, a Provedel, a Meret, ma anche a Falcone, Di Gregorio, e Carnesecchi. Ci sono tanti portieri che stanno dimostrando di avere qualcosa di speciale”. 

E qualcosa di speciale intravede anche nella Nazionale che sta nascendo a Coverciano: “In questi giorni ho avuto la fortuna di stare vicino al presidente e al mister con il suo staff e devo dire che ho risentito parlare di concetti, emozioni e valori che secondo me sono imprescindibili se si vuole raggiungere un obiettivo. Ho la sensazione che l’Italia abbia trovato l’uomo giusto al momento giusto e purtroppo non sto parlando di me stesso…”. Parla di Spalletti: “Mi toglie le parole, perché io ogni tanto dovrei intervenire, ma uno deve intervenire quando ci sono dei vuoti, quando qualcosa non è stato detto ed è meglio ribadirlo. Ma devo dire che la completezza dei ragionamenti del Ct mi porta a non aggiungere altro, sarebbe solo un ribadire e un appesantire un qualcosa che è già stato detto da lui. Con un Ct così secondo me dovrò dire poco”. 

(Adnkronos)