Nuovo allarme Lincei sul clima: “La Terra si sta riscaldando troppo”

(Adnkronos) – Nuovo allarme sul clima di un gruppo di scienziati dei Lincei: “La Terra si sta riscaldando troppo”. I membri della Commissione per l’Ambiente e le Grandi Calamità Naturali dell’Accademia Nazionale dei Lincei hanno firmato un documento in cui condividono “la crescente preoccupazione per il rapido aumento degli indicatori di riscaldamento globale”. La loro variazione di lungo periodo, spiegano nel documento gli studiosi della Commissione, “fornisce un’inequivocabile evidenza di un cambiamento climatico in corso e i dati raccolti negli ultimi anni dai numerosi progetti di ricerca nel settore suggeriscono la tendenza ad una accelerazione rispetto alle previsioni”. Bruno Carli, presidente della Commissione Ambiente e le Grandi Calamità Naturali, sottolinea che “gli eventi meteorologici estremi ricevono maggiore attenzione per le tragiche conseguenze che spesso li accompagnano, ma non sono individualmente dimostrazione di cambiamento”.  

“Il cambiamento climatico – spiega Carli – è dimostrato dal confronto di osservazioni fatte per alcune decine di anni, e la crescente velocità di cambiamento è il principale motivo di preoccupazione”. Nel documento la Commissione ricorda che “è da tempo attenta alla discussione e divulgazione degli sviluppi scientifici sui diversi aspetti del problema climatico”. In particolare, in occasione della COP26, con l’obiettivo di identificare lo stato dell’arte, la Commissione ha raccolto nella sede dell’Accademia numerosi scienziati e studiosi dei temi climatici di riconosciuta rilevanza internazionale, nell’ambito di un Convegno su “Current Issues in Climate Research” che ha dato luogo a un ampio e costruttivo dibattito, al termine del quale è stato approvato un documento che raccoglie, in forma breve, le risposte a una serie di interrogativi sollevati frequentemente nei dibattiti mediatici. 

La Commissione sottolinea che una delle conclusioni del Convegno ha riguardato “il ruolo incontrovertibile dell’uomo quale causa primaria dell’attuale cambiamento climatico”. La grande responsabilità che ne consegue impone alla comunità internazionale secondo gli studiosi “la rapida attuazione di interventi efficaci di mitigazione, che agiscano sulle cause del cambiamento, riducendo le emissioni dei gas climalteranti attraverso la progressiva eliminazione dei combustibili fossili dal nostro paniere energetico”. Ma la mitigazione è efficace solo se realizzata a livello globale, avvertono. “L’evidente, forse prevedibile, fallimento degli accordi di Parigi sta a testimoniare la complessità del problema, che rimanda a scelte difficili e non sempre condivise a livello tecnologico e politico, con rilevanti implicazioni geopolitiche nei rapporti fra le nazioni economicamente più evolute e quelle in via di sviluppo” spiegano nel documento.  

È dunque necessario che le intelligenze politiche e scientifiche del pianeta individuino strumenti di politica internazionale in grado di far emergere una ratio planetaria nelle scelte d’interesse globale. Carlo Doglioni, vice presidente della Commissione, evidenzia che “l’Italia, anche se come nazione contribuisce a solo circa l’1% delle emissioni antropiche di CO2, ha emissioni individuali maggiori della media mondiale e ha la responsabilità di ridurre le proprie emissioni adottando urgentemente un piano energetico e ambientale”. 

Gli studiosi argomentano inoltre che gli effetti degli interventi di mitigazione si realizzano comunque nel corso di molti decenni, durante i quali è necessario far ricorso anche a una seconda, complementare, tipologia di intervento: l’adattamento, che agisce sugli effetti del cambiamento climatico con interventi locali dimensionati in funzione di possibili eventi estremi futuri. L’adattamento è un investimento necessario anche in condizioni normali, e ancor più ora, in presenza di un rapido cambiamento climatico.  

Giovanni Seminara, membro dei Lincei e della Commissione lincea per l’Ambiente, rimarca infine che “è urgente che il nostro Paese si doti di un piano di adattamento di lungo termine che, con adeguati finanziamenti e con l’individuazione di strumenti giuridici appropriati a una rapida implementazione degli interventi, consenta una riduzione dell’impatto di eventi estremi (piene fluviali, fenomeni franosi, innalzamento del livello del mare, siccità e onde di calore). Se non ora, quando?” 

(Adnkronos)