(Adnkronos) – Il Papa è arrivato all’Aquila per la visita pastorale. Intorno alle 8.45, l’incontro con le famiglie delle 309 vittime del terremoto del 6 aprile 2009, che distrusse la città. “Abbraccio tutta la città, ringrazio anche le autorità, i carcerati, tutti, il popolo di Dio. Voglio esprimere la mia vicinanza alle famiglie vittime del terremoto. Vi ringrazio per la testimonianza di fede”, dice Francesco.
“Pure nel dolore e nello smarrimento – osserva – avere fissato il vostro sguardo in Cristo. Uno di voi mi ha scritto e mi diceva che aveva perso i suoi due figli adolescenti. E come questo, tanti altri. I vostri cari sono passati dal tempo all’eternità. La morte – ha scandito Bergoglio – non può spezzare l’amore. Ma il dolore c’è. Le belle parole aiutano ma il dolore resta, solo la vicinanza, l’affetto, il camminare insieme. O siamo popolo di Dio o i problemi dolorosi non si risolvono. La memoria è la forza di un popolo”.
Bergoglio incoraggia gli aquilani: “Voi gente aquilana avete mostrato carattere resiliente. Avete avviato subito il lavoro coraggioso della ricostruzione. C’è tutto da ricostruire e si fa insieme. La rinascita personale e collettiva è di tutti insieme. Fondamentale attivare la collaborazione, una concordia laboriosa, un impegno lungimirante”. Il pensiero del Pontefice anche al mondo carcerario rappresentato in piazza da una rappresentanza di detenuti del carcere abruzzese: “A proposito di speranza saluto il mondo carcerario abruzzese: anche in voi saluto un segno di speranza. Anche in carcere ci sono troppe vittime”.
Il Papa presiedendo la messa sul piazzale della Basilica di Santa Maria in Collemaggio, riabilita Celestino V e invita i fedeli a fare tesoro del suo messaggio: “Oggi celebriamo l’Eucaristia in un giorno speciale per questa città e per questa Chiesa: la Perdonanza Celestiniana. Qui sono custodite le reliquie del santo Papa Celestino V. Quest’uomo sembra realizzare pienamente ciò che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: ‘Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore’ . Erroneamente – dice Bergoglio ricordiamo la figura di Celestino V come “colui che fece il gran rifiuto”, secondo l’espressione di Dante nella Divina Commedia; ma Celestino V non è stato l’uomo del “no”, è stato l’uomo del ‘sì’”.
“Infatti, – ricorda il Pontefice- non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili. Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà. E infatti «ai miti che Dio rivela i suoi segreti. Dagli umili egli viene glorificato». Nello spirito del mondo, che è dominato dall’orgoglio, la Parola di Dio di oggi ci invita a farci umili e miti”.
“L’umiltà – sottolinea Francesco- non consiste nella svalutazione di sé stessi, bensì in quel sano realismo che ci fa riconoscere le nostre potenzialità e anche le nostre miserie. A partire proprio dalle nostre miserie, l’umiltà ci fa distogliere lo sguardo da noi stessi per rivolgerlo a Dio, Colui che può tutto e ci ottiene anche quanto da soli non riusciamo ad avere. ‘Tutto è possibile per chi crede’. La forza degli umili è il Signore, non le strategie, i mezzi umani, le logiche di questo mondo. In tal senso, Celestino V è stato un testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire”.
“In lui noi ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è la Misericordia. Questa è il cuore stesso del Vangelo, – ammonisce il Papa- perché la misericordia è saperci amati nella nostra miseria. Essere credenti non significa accostarsi a un Dio oscuro e che fa paura. Noi, cari fratelli e sorelle, ci siamo accostati a Gesù, il Figlio di Dio, che è la Misericordia del Padre e l’Amore che salva”.
Francesco invita a fare tesoro del messaggio di Celestino V: “L’Aquila, da secoli, mantiene vivo il dono che proprio Papa Celestino V le ha lasciato. E il privilegio di ricordare a tutti che con la misericordia, e solo con essa, la vita di ogni uomo e di ogni donna può essere vissuta con gioia. Misericordia è l’esperienza di sentirci accolti, rimessi in piedi, rafforzati, guariti, incoraggiati. Essere perdonati è sperimentare qui e ora ciò che più si avvicina alla risurrezione. Il perdono è passare dalla morte alla vita, dall’esperienza dell’angoscia e della colpa a quella della libertà e della gioia. Che questo tempio sia sempre luogo in cui ci si possa riconciliare, e sperimentare quella Grazia che ci rimette in piedi e ci dà un’altra possibilità. Il nostro Dio è Dio delle possibilità. Sia un tempio del perdono, non solo una volta all’anno, ma sempre. E così, infatti, che si costruisce la pace, attraverso il perdono ricevuto e donato”.