(Adnkronos) – Sarà una Direzione con diversi punti all’ordine del giorno quella convocata domani alle 11 dal segretario Pd, Enrico Letta. Dalle alleanze al cammino delle Agorà ma con due temi, si riferisce da fonti dem, prioritari: ribadire il sostegno al governo Draghi fino a fine legislatura e fare un punto sui referendum. La tornata referendaria del 12 giugno, con 5 quesiti in tema di giustizia, finora è stata piuttosto sorvolata dal Pd.
La posizione dem è quella del No ai quesiti: tre di questi perché superati dalle riforme civile, penale e del Csm mentre c’è un “no deciso”, si spiega, sia sull’abrogazione della legge Severino, che per i dem va cambiata e migliorata ma non abolita, sia sulle misure cautelari. E al netto del silenzio delle ultime settimane, nella Direzione di domani l’intenzione è quella di affrontare la questione ed esplicitare in modo più dettagliato la posizione dem. Anche perché ad esempio sul Csm, il rischio di arrivare al 12 giugno senza che il Parlamento sia riuscito ad approvare la riforma è più che concreto.
“Facciamo queste riforme -ha detto oggi il capogruppo Pd in commissione Giustizia al Senato, Franco Mirabelli- in un contesto difficile. Che noi non possiamo ignorare. I referendum dimostrano la volontà di alimentare il conflitto ideologico più che risolvere i problemi. Abbiamo contrastato proposte punitive per i magistrati o di dubbia costituzionalità. Ma questa riforma dell’ordinamento giudiziario è utile e potrà essere migliorata con il contributo di tutti quando discuteremo i decreti attuativi”.
Quanto ad esponenti Pd, come Stefano Ceccanti e Giorgio Gori che hanno già annunciato che voteranno alcuni Sì al referendum, la risposta che arriva dal Nazareno è “che ognuno farà le sue riflessioni”. Altro tema al centro della Direzione sarà la guerra in Ucraina e il sostegno al governo che, al contrario di altre forze di maggioranza che continuano a differenziarsi ovvero M5S e Lega, il Pd intende rimarcare. “E’ fondamentale ribadire l’appoggio a Draghi fino a fine legislatura”.
Le distanze con i 5 Stelle sono state al centro anche di un vivace incontro, nei giorni scorsi, tra Enrico Letta e Giuseppe Conte. E visti i toni da parte del leader pentastellato nei giorni successivi al pranzo con il segretario dem, non sembra che le tensioni si siano allentate. E di conseguenza i mugugni nel Pd si fanno sempre più alti rispetto all’alleanza con i 5 Stelle con il sospetto crescente tra i parlamentari dem che dopo l’estate sarà Conte alla fine a rompere. “Sarà Conte ad ottobre a regalarci la sorpresa… infatti Letta chiede di non dargli alibi”, dice un senatore dem. Sospetti alimentati anche dalle indiscrezioni su un possibile nuovo soggetto con Articolo 1.
Di certo, anche oggi, il segretario ha confermato l’impegno per il campo largo. “Il Pd ha riguadagnato centralità, forza e generosità. Stiamo lavorando a una coalizione larga -ha detto Letta ad un’iniziativa elettorale a Piacenza- e sono molto convinto che questo lavoro poterà i suoi frutti soprattutto in vista delle politiche”. Un lavoro che va di pari passo con quello delle Agorà, ormai più di mille. Si va nella fase della “messa a terra dei progetti” con una prima sintesi nei Sassoli Camp durante l’estate.