Pensioni e manovra 2022, clima teso al tavolo tra il premier Mario Draghi e i leader di Cgil, Cisl e Uil. La manovra, al centro del confronto, non raccoglie infatti il favore dei sindacati mentre sulle pensioni, come largamente atteso, il dialogo si è tradotto in una sorta di braccio di ferro. Al centro il no di Cgil Cisl e Uil ad un ritorno alla legge Fornero seppure dilazionata negli anni. “L’incontro non è andato bene. Ci sono alcune risposte parziali e positive sulla riforma degli ammortizzatori sociali, 3 mld secondo noi quelle risorse sono insufficienti. Sulla riforma fiscale ci sono 8 mld ma non c’è una scelta su dove allocare le risorse”. Così il leader Uil, Pierpaolo Bombardieri al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio. “Sulle pensioni non c’è neanche una scelta: né 102 né 104, c’è solo la scelta di stanziare 600 milioni per la proroga di Opzione Donna e l’Ape sociale. Né ci sono risposte a chi ha versato per 41 anni i contributi a prescindere dalla età anagrafica, non ci sono risposte sulla necessaria riforme complessiva”.
“Su queste risposte sulla manovra il sindacato unitariamente valuterà nei prossimi giorni, dopo le decisioni che saranno prese dal Consiglio dei ministri, forme e strumenti di mobilitazione per sollecitare scelte adeguate”, aggiunge il leader sindacale.
“Se si andrà verso una decisione bene, se vorranno confrontarsi con noi, noi siamo pronti a farlo giorno e notte. Se non dovesse avvenire nei prossimi giorni, dopo che valuteremo quello che il governo fa, decideremo le iniziative di mobilitazione più adatte nel rapporto con Cisl e Uil”, poi afferma il segretario della Cgil, Maurizio Landini.
Quello con il governo, continua il segretario Cgil, “è stato un confronto importante e molto franco. Siamo di fronte a una manovra molto importante, che ha l’obiettivo di rafforzare la crescita del nostro Paese” e quindi occorre creare lavoro e “in particolare abbiamo posto un tema molto preciso: non è accettabile che il lavoro che è stato creato in questi mesi sia precario. Abbiamo posto un tema: c’è bisogno di cancellare e modificare forme di lavoro che non hanno più senso e sarebbe ora di costruire una forma di lavoro fondata sulla formazione e sulla stabilità. Questa è la condizione per determinare un sistema pensionistico che stia in piedi”, sottolinea quindi il sindacalista.
“Non si può oggi tagliare l’Irap, che vuol dire non solo pagare meno le imprese ma l’irap serve a pagare la sanità. Oggi le tasse devono andare nella direzione di aumentare i salari e le pensioni, per far ripartire l’economia del nostro paese e perché la pandemia ha causato una pandemia salariale”, aggiunge.