Processo Montante, L’allarme del pm ‘Rischio prescrizione’

(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – Renato Schifani non c’è in aula. E’ a Palermo ad aspettare i risultati delle elezioni regionali. Secondo l’exit poll, il candidato alla Presidenza della Regione siciliana per il centrodestra, sarebbe in netto vantaggio su Cateno De Luca, in una forchetta che lo da vincente tra il 37 e il 41 per cento. E mentre l’ex Presidente del Senato attende il verdetto delle Elezioni regionali, a circa 130 km di distanza si celebra la nuova udienza del processo che lo vede imputato nell’ambito del dibattimento sul cosiddetto ‘Sistema Montante’. Una udienza durata solo poco meno di un’ora, perché il teste previsto per oggi, un funzionario della Direzione investigativa antimafia, non si è presentato per “impegni improrogabili”. Ma è stata una udienza nella quale il pm Maurizio Bonaccorso ha lanciato un allarme ben preciso: “C’è un concreto rischio prescrizione sulla maggior parte dei reati”. Ecco perché la Procura chiede “di sfoltire la lista dei testi” e di “programmare i testi per evitare che possano essere presentate giustificazioni per le udienze successive”. “Dobbiamo sapere quali sono le dichiarazioni dibattimentali che possono essere utilizzate”, spiega il magistrato. Oggi, nel corso della breve udienza, sono state formalizzate le eccezioni “sulla inutilizzabilità delle prove assunte nel primo troncone e sulla loro ripetizione”. Il Maurizio Bonaccorso ha chiesto, quindi, al Tribunale di “modificare il calendario già predisposto” e “chiediamo che per salvare il salvabile vengano calendarizzate due udienze settimanali per il processo”.  

Immediata la replica del Presidente Francesco D’Arrigo: “Il tribunale è disponibile a fissare due udienza a settimana, ma i giudici sono impegnati in altre udienze. Dunque, o la presidenza del Tribunale attribuisce un ulteriore giudice alla sezione, composta da 5 magistrati non sei, o sarà difficile”. 

Nella scorsa udienza, il Presidente del Tribunale, Francesco D’Arrigo, ha deciso di unificare i due tronconi del processo Montante. Che è diventato una sorta di ‘Maxiprocesso di Caltanissetta sul ‘Sistema Montante’ che vede sul banco degli imputati politici, imprenditori, forze dell’ordine, ma soprattutto lui, Montante, oggi ancora assente. Una decisione quella di D’Arrigo, arrivata nonostante il parere contrario di accusa e difesa dei due processi che temono un prolungamento dei tempi per le sentenze. Nel ‘processone’ di Caltanissetta, che si celebra presso l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, sono imputati, oltre all’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata, colonnello dei carabinieri, e Diego Di Simone Perricone, ex capo della security di Confindustria.  

Sul banco degli imputati anche l’ex Presidente del Senato Renato Schifani, oggi accusato di concorso esterno in associazione a delinquere semplice e rivelazione di notizie riservate. Sotto processo anche l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, il ”re dei supermercati” Massimo Romano, il tributarista Massimo Cuva, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Calì, Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta (tre dipendenti di Montante), il poliziotto Salvatore Graceffa; il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda; il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello; il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo.  

L’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in piedi un vero e proprio ‘sistema’ di potere, ideato e attuato “grazie a una ramificata rete di relazioni e complicità intessuta con vari personaggi inseriti ai vertici dei vari settori delle istituzioni”. Inoltre sarebbe stato al centro di una attività di dossieraggio realizzata, anche grazie a complicità eccellenti, attraverso l’accesso alla banca dati delle forze dell’ordine e finalizzata a ricattare “nemici”, condizionare attività politiche e amministrative e acquisire informazioni su indagini a suo carico.  

Grazie ai suoi contatti e all’influenza che esercitava in alcuni ambienti istituzionali, l’imprenditore avrebbe creato una sorta di rete spionistica: in cambio di favori, esponenti delle forze dell’ordine gli avrebbero dato informazioni su inchieste a suo carico, dritte sui “nemici”, consentito di avere pile di dossier su personaggi influenti. Secondo gli inquirenti Montante sarebbe stato la testa di una sorta di “governo parallelo” in Sicilia, e avrebbe “diretto” la vita politica e amministrativa dell’isola, piazzando suoi uomini in posti strategici.  

Nel corso dell’udienza di oggi, il Presidente D’Arrigo spiegato: “questo processo ha necessità di procedere celermente, dunque solo in casi veramente di impossibilità assoluta, i testi potranno essere esonerati dall’udienza. Il pm deve fare presente questa circostanza, abbiamo fatto saltare altri processi per fare questo calendario. Gli impegni, per quanto gravosi, si possono evitare. Per questa volta, dato il tempo ristretto rispetto alla scorsa udienza, possiamo evitare di fare accertamenti ulteriori. Ma dalla prossima udienza si faranno accertamenti specifici sulla mancata presenza e si valuterà se il teste era legittimamente impedito o no. E questo varrà per tutti i testi, compresi i verbalizzanti. Questa è l’impostaizone per il futuro”. L’udienza è stata rinviata, quindi, al prossimo 24 ottobre. Sarà sentito il teste che doveva essere ascoltato oggi.  

(Adnkronos)