Quasi 6 milioni di italiani nel mondo, circa la metà arriva dal Sud

(Adnkronos) – Sono circa 6 milioni gli italiani all’estero, quasi la metà proviene dal Sud. In Argentina e Germania ci sono le comunità più numerose. 

”L’Italia fuori dei confini nazionali è costituita oggi da circa 6 milioni di cittadini e cittadine. L’analisi dei numeri incrocia la storia del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes la cui prima edizione risale a diciotto anni fa. Una presenza cresciuta dal 2006 del +91%. Le italiane all’estero sono praticamente raddoppiate (99,3%), i minori sono aumentati del +78,3% e gli over 65 anni del +109,8%. I nati all’estero sono cresciuti, dal 2006, del +175%, le acquisizioni di cittadinanza del +144%, le partenze per espatrio del +44,9%, i trasferimenti da altra Aire del +70%”. E’ quanto emerge dal ‘Rapporto Italiani nel mondo 2023’ della Fondazione Migrantes.  

”Al 1° gennaio 2023 i connazionali iscritti all’Aire sono 5.933.418, il 10,1% dei 58,8 milioni di italiani residenti in Italia. Il 46,5% dei quasi 6 milioni di italiani residenti all’estero è di origine meridionale (il 15,9% delle sole Isole), il 37,8% del Settentrione (il 19,1% del Nord Ovest) e il 15,8% del Centro. La Sicilia è la regione d’origine della comunità più numerosa (oltre 815 mila). Seguono, restando al di sopra delle 500 mila unità, la Lombardia (quasi 611 mila), la Campania (+548 mila), il Veneto (+526 mila) e il Lazio (quasi 502 mila)”. 

”Il 48,2% dei 6 milioni di italiani all’estero è donna (oltre 2,8 milioni). La presenza delle italiane cresce in maniera sostenuta: dal 2006 ad oggi è praticamente raddoppiata (+99,3%). Il 58,2% degli iscritti all’Aire è celibe/nubile, il 35,3% coniugato/a. I vedovi sono il 2,2% e sono stati superati dai divorziati (2,8%). Crescono le unioni civili (3.815, 0,1%)”. 

”Oggi le comunità italiane più numerose si trovano in Argentina (oltre 921mila iscritti, il 15,5% del totale), in Germania (oltre 822mila, il 13,9%), in Svizzera (oltre 639 mila, il 10,8%). Seguono Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America” 

”Il 44% delle partenze per espatrio, avvenute da gennaio a dicembre 2022, ha riguardato giovani italiani tra i 18 e i 34 anni. Si rilevano, rispetto agli anni precedenti, due punti percentuali in più in questa specifica classe di età che continua a crescere nonostante in generale, ancora per quest’anno, si sia rilevata – per la sola motivazione espatrio – un decremento delle partenze ufficiali – e quindi con iscrizione all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero – dei nostri connazionali e delle nostre connazionali oltre i confini italiani”.  

”Il prolungarsi di tali decrementi (-2,1%, -1.767 iscrizioni per solo espatrio rispetto al 2022) e il ritardo delle ripartenze in numeri paragonabili al periodo prepandemico (sempre superiore alle 100 mila partenze per solo espatrio l’anno) spinge a pensare che, probabilmente, ci ritroviamo in una nuova fase della mobilità italiana. È come se l’epidemia di Covid avesse reso i migranti italiani che partono oggi meno spavaldi, meno propensi al rischio, ma con maggiore senso di responsabilità e una più intensa inquietudine rispetto ad una scelta di vita che potrebbe essere definitiva – considerando le esperienze di altri (parenti e amici) a loro vicini – e per questo ancora meno facile da prendere”. 

”Aumentano gli indecisi, coloro che sono in una sorta di limbo tra il qui e il là, quelli che sono andati all’estero e vi lavorano anche, ma che continuano a tenere fermo un piede anche in Italia non ottemperando all’obbligo di iscrizione all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire). Aumentano i moderni clandestini, quelli che non rispondono al diritto-dovere di spostare la residenza dall’Italia all’estero, quelli che vivono tra due realtà prendendo da ciascuna quello che possono, di volta in volta giustificati dal fatto che siano stati scarsamente considerati e valorizzati e che l’Italia non abbia avuto cura di loro evitando che andassero a vivere lontano”.  

”L’attuale presenza italiana all’estero è europea. L’Europa accoglie oltre 3,2 milioni di connazionali (il 54,7% del totale) mentre il continente americano segue con oltre 2,3 milioni (40,1%). Oggi le comunità italiane più numerose si trovano in Argentina (oltre 921mila iscritti, il 15,5% del totale), in Germania (oltre 822mila, il 13,9%), in Svizzera (oltre 639 mila, il 10,8%). Seguono Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America”, emerge ancora dal Rapporto Italiani nel mondo 2023′.  

”Il 75,3% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2022 è andato in Europa; il 17,1% è, invece, arrivato nel continente americano (il 10,5% nell’America Latina) e il 7,4% si è distribuito in tutto il resto del mondo”.  

”Se la pandemia aveva azzerato la mobilità previdenziale, quella cioè degli italiani e delle italiane dai 65 anni e oltre, nell’ultimo anno si intravede una certa ripresa. Nel 2023, all’interno del generale decremento di partenze rispetto al 2022 (-2,1%), le iscrizioni all’Aire per la sola motivazione espatrio degli over 65 anni sono state 4.300 in totale. Le variazioni registrate, rispetto al 2022, sono: +17,8% per chi ha 65-74 anni, +15,1% per 75-84 anni e +5,3% per gli over ottantacinquenni”, si legge ancora.  

”Cosa spinge i nostri pensionati a lasciare l’Italia? Le motivazioni sono diverse – ricerca di luoghi esotici più amati dal punto di vista culturale o climatico, necessità di paesi con politiche di defiscalizzazione, desiderio di posti diffusamente sponsorizzati anche dalle agenzie nate proprio per accompagnare la Terza Età nel processo migratorio – ma quella che, dall’incrocio dei dati, appare come la ragione più battuta è che gli anziani vanno negli stessi luoghi dove si sono trasferiti figli e nipoti. Il desiderio che spinge un uomo o una donna avanti nell’età, molte volte vedovo/a, a vivere un percorso migratorio oggi, mettersi in discussione e affrontare l’ignoto è, quindi, una sorta di processo di ricongiungimento familiare moderno spesso portato avanti in modo non ufficiale. I dati sono, infatti, assolutamente sottostimati in quanto soprattutto per chi si trasferisce in Europa, non sempre si procede al cambiamento di residenza”. 

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