Quirinale, Ceccanti: ‘Bastano quattro regole per evitare focolai alla Camera al momento del voto’

“Con la convocazione del Parlamento in seduta comune per il 24 gennaio e la lettera ai presidenti dei Consigli regionali che invita a trasmettere i nomi dei delegati regionali entro il 21 la questione delle date è chiarita. Resta però la questione delle regole, che non può essere risolta ragionando sulla pandemia come faceva Don Ferrante sulla peste nei ‘Promessi sposi'”. Lo dice il deputato del Pd Stefano Ceccanti.  

“Com’è noto don Ferrante sosteneva che la peste non esisteva perché non era classificabile negli unici due modi possibili, come sostanza o come accidente. Purtroppo la sua logica non funzionò tanto bene, né per lui né per gli altri -spiega l’esponente dem-. In particolare, come ha già detto stamani il collega Verini, in questo caso specifico va assunto seriamente in primo luogo come obiettivo quello di assicurare il voto di tutti gli aventi diritto perché altrimenti si rischia una rappresentatività ridotta e un innalzamento surrettizio dei quorum che può rendere molto difficoltosa l’elezione”. 

“Come corollario il Senato dovrebbe procedere senza indugio alla proclamazione di Fabio Porta, che emerge come il vero eletto in America Latina al posto del senatore decaduto per brogli”, aggiunge Ceccanti.  

(Adnkronos) – “In secondo luogo, in termini di metodo, non bisogna dare per scontate e immodificabili le regole, ma riservarsi di affinarle man mano, anche a distanza di pochi giorni, sulla base dell’evoluzione della pandemia, esattamente come fa il Governo per tutti i cittadini”, prosegue. 

“In terzo luogo occorre evitare nel modo più rigoroso che si crei un focolaio in Parlamento. Niente impedisce che, pur unificando il luogo di scrutinio, i punti di votazione possano essere vari tra Camera e Senato, dato che si tratta solo di un luogo di votazione e non anche di dibattito -dice ancora Ceccanti-. In quarto luogo si adotti nel seggio una normativa quanto più vicina a quella delle cabine elettorali, al fine di garantire la segretezza e la non controllabilità del voto, a cominciare dalla proibizione dei telefoni cellulari”. 

“Non è un passaggio burocratico. E’ un momento in cui esercitare il massimo di responsabilità e serietà sulle regole”, conclude il deputato del Pd.  

 

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