Salis, Ungheria: “Misure adeguate a gravi reati”. Ilaria: “Cimici nel letto, poco cibo e abiti sporchi”

(Adnkronos) – Una cella completamente chiusa, cimici nel letto, scarafaggi nei corridoi, vitto scarso. Secondo quanto riporta in esclusiva il ‘Tg La7’ è il racconto che fa, ad ottobre scorso, Ilaria Salis della sua prigionia in un carcere di Budapest in un memoriale scritto il 2 ottobre e diretto al suo legale italiano, quando era in carcere da 8 mesi e le era vietato parlare. 

Salis racconta le circostanze dell’arresto quando le vengono sequestrate scarpe e vestiti “ad eccezione di mutande, reggiseno e calzini” e “sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in questura e ad indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia”. Resterà con questi vestiti per cinque settimane, riferisce il ‘Tg La7’, per sette giorni non avrà carta igienica, sapone e assorbenti, beni di prima necessità che rimedierà solo grazie a una detenuta ungherese. “Sono rimasta per 5 settimane senza ricevere il cambio lenzuola, per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto – scrive ancora – Oltre alle cimici nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi” invece “nel corridoio esterno appena fuori dall’edificio spesso si aggirano topi”. “Oltre alle manette, qui ti mettono un cinturone di cuoio con una fibbia”, scrive la detenuta. 

Quanto al vitto, nel memoriale di ottobre, Salis racconta: “Il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena, a colazione di solito si riceve una fetta di salume che spesso è in cattivo stato. A pranzo danno zuppe molto acquose in cui c’è pochissimo cibo solido, ma dove in compenso spesso si trovano pezzi di carta o di plastica, capelli o peli”. Quanto alla detenzione, nel memoriale mostrato dal ‘Tg La7’, c’è scritto che “si trascorrono 23 ore su 24 in cella completamente chiusa, c’è una sola ora d’aria al giorno e la socialità non esiste”. Salis spiega che non ha potuto iscriversi alle lezioni di scuola elementare ungherese, lingua in cui avvengono tutte le comunicazioni, con la motivazione che “non parla ungherese”. 

Ilaria Salis è accusata di ”reati gravi” ed è per questo che ”le misure adottate nei suoi confronti sono adeguate”. Lo ha scritto in un tweet il portavoce del premier ungherese Viktor Orban, Zoltan Kovacs, aggiungendo che riguardo a Salis ”i reati in questione sono gravi, sia in Ungheria sia a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell’accusa e del reato commesso”. Il modo in cui la cittadina italiana è stata portata in tribunale a Budapest ”non è disumano, proprio no. E’ stata presa sul serio a causa della gravità del crimine di cui è accusata”. 

Inoltre, ha aggiunto Kovacs, ”le condizioni di detenzione della sospettata rispettano tutti gli standard della Ue”. Il portavoce del premier ungherese ha parlato di un ”attacco orchestrato e di sinistra volto a distruggere le buone relazioni politiche tra Ungheria e Italia” quello che è stato lanciato con Ilaria Salis. ”La credibilità di Ilaria Salis è altamente discutibile, come dimostrano, tra l’altro, le false dichiarazioni da lei rilasciate circa la sua istruzione, la sua situazione familiare e le sue relazioni personali, rivelatesi poi false”, ha aggiunto. 

”Non sono vere le accuse mosse dai media italiani, e poi ungheresi” sullo stato di detenzione di Ilaria Salis. ”Sono semplicemente bugie e sono fortemente respinte dal servizio penitenziario ungherese”, ha scritto Zoltan Kovacs su ‘X’, affermando che ”nelle carceri ungheresi ai detenuti vengono forniti tre pasti al giorno, che soddisfano i requisiti di una dieta sana”. Inoltre, ha aggiunto, ”negli istituti carcerari vengono effettuati controlli igienici continui e i detenuti ricevono cure mediche adeguate”. 

Citando uno scritto di Salis, Kovacs ha detto che ”è una menzogna l’affermazione secondo cui sono presenti ratti” nelle carceri che ”soddisfano elevati standard igienici”. A dimostrazione della sua tesi viene quindi citato il fatto che ”durante la pandemia di Covid non si è sviluppato alcun focolaio della malattia nelle carceri ungheresi”. 

(Adnkronos)