Salvini contestato, il fotografo: “Non sopporto sciacallaggio e ipocrisia, sono sbottato”

(Adnkronos) – “Quando abbiamo visto il sindaco che tirava fuori la maglietta di Putin, lui che indossava pure una tuta mimetica, abbiamo capito che qualcosa stava succedendo, a quel punto, sia io che il mio collega Marco Salami, e forse un altro italiano, abbiamo iniziato a incalzare Salvini, chiedendogli di indossare quella t-shirt”. Sergio Ferri, fotografo in missione umanitaria in Polonia, all’Adnkronos racconta così la contestazione al leader della Lega, Matteo Salvini, scattata questa mattina al confine sud-est con l’Ucraina, dopo che il primo cittadino di Przemysl, Wojciech Bakun, ha rinfacciato all’italiano la sua vicinanza con il leader russo, invitandolo ad andare assieme a lui alla frontiera, che dista una manciata di chilometri, per condannare da lì il numero uno di Mosca.  

Raggiunto dall’AdnKronos a Cracovia, il fotografo free-lance piacentino spiega che non ha resistito: “E’ stato più forte di me, non sopporto lo sciacallaggio e l’ipocrisia”, spiega ancora. “Noi siamo qui perché abbiamo portato farmaci e aiuti agli ucraini”, rivendica.  

“A un certo punto – racconta – Salvini è venuto verso di noi, io gli ho ricordato quando diceva che due Mattarella non valgono mezzo Putin, e avendolo davanti gli ho chiesto di dire chiaramente di condannare Putin, cosa che lui non ha voluto fare”. La scena continua, Salvini lascia la piazza e si dirige altrove “ma ci sono altri colleghi – dice ancora Ferri – uno spagnolo gli chiede la stessa cosa, con lui Salvini dice che Putin è l’aggressore, è da condannare, almeno così mi raccontano”. 

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