Sanremo, i discografici: “Modello Amadeus vincente, indietro non si torna”

(Adnkronos) – Promosso dal pubblico, dai numeri e anche dai discografici. Il quinto festival di Amadeus mette tutti d’accordo e già si prevedono grandi successi in classifica ma resta il nodo di chi l’anno prossimo erediterà lo scettro del direttore artistico anche perché “indietro non si torna”. Le parole sono quelle di Enzo Mazza, il Ceo di Fimi, la Federazione dell’industria musicale italiana, che all’Adnkronos traccia un bilancio dell’ultimo festival di Sanremo: “Molto positivo” e il risultato delle scelte di Amadeus “lo stiamo vedendo anche nel successo delle canzoni”.  

“Dal nostro punto di vista, dunque – spiega Mazza – questo festival è sicuramente un’ulteriore conferma della linea che Amadeus ha portato avanti negli anni: artisti giovani, che stanno in classifica, artisti che sono particolarmente vicini al mercato e che, quindi, hanno un immediato impatto anche nel rapporto con i fan e i consumatori”. Adesso, però, sottolinea il Ceo di Fimi, “si pone il problema della continuità” anche perché “da questo modello di Festival non si può tornare indietro. La stessa Rai lo vede nei numeri che riguardano anche il calo dell’età degli spettatori e il grande fenomeno che ruota intorno alla televisione. Parlo quindi del successo che il Festival sta avendo su tutti i canali anche digitali”.  

Un risultato legato “al fatto che le case discografiche abbiano portato al Festival artisti che hanno un rapporto con il pubblico, vivono sui social media, vivono di streaming e di un contatto molto importante con la loro fanbase”. Questo ha mosso tantissimo un pubblico nuovo su cui la Rai deve fare i suoi calcoli in vista anche della scelta futura”. Il numero uno della Fimi, però, non fa nomi su un possibile candidato alla direzione artistica per il prossimo anno ma spiega: “penso si debba valutare e ragionare bene su tutto quello che è stato il modello del Festival di Amadeus e garantire una continuità. Appena possibile, quindi, bisogna affrontare il rapporto con l’industria per le nuove scelte artistiche e cercare ovviamente di costruire un evento che mantenga questa centralità della musica e degli artisti che sono protagonisti nel mercato musicale. E’ stata questa la grande innovazione di Amadeus”. 

Il pubblico del festival, dunque, è cambiato: è più giovane, più social e vota. Ed è forse questo che ha creato il cortocircuito nella modalità di voto che ha visto poi Geolier arrivare al secondo posto nonostante il 60% al televoto. Sarà necessario rivedere il sistema? “Non c’è stato festival che non abbia avuto discussioni sul voto ma noi, come industria, guardiamo al successo che questi artisti hanno dopo”. 

“Anche se non si vince il festival si può diventare il disco più venduto dell’anno o l’artista con il maggiore successo sulle piattaforme ed è quello conta. Gli artisti lo sanno ed è per questo che, sempre di più, scelgono di andare in gara” afferma Mazza ricordando che “in passato gli artisti che avevano successo e vendevano i dischi, non partecipavano al Festival perché temevano il flop oppure non condividevano la linea dei direttori artistici che era più prettamente legata a un prodotto televisivo”.  

Negli anni questa cosa è cambiata, solo nelle ultime tre edizioni del festival “uno degli artisti in gara è sempre stato l’artista che ha venduto di più, primo in top ten della Fimi: due anni fa c’era Rkomi, l’anno scorso Lazza e quest’anno Geolier. E questo è incredibile”, commenta Mazza sottolineando che “la top ten di venerdì scorso delle vendite era fatta tutta degli artisti del festival e, alla fine, è questo il risultato che conta: tutti sono vincitori poi sul mercato”.  

E infatti i numeri da record dei dischi di platino legati ai pezzi che passano al festival parlano chiaro: 16 platini nel 2020, 28 nel 2021, 40 nel 2022 e 37 nel 2023. Un trend positivo che si riconfermerà anche quest’anno? Mazza non ha dubbi: “Le premesse ci sono. La crescita delle vendite in questi giorni è imponente. Qui ci sono canzoni che dureranno tutto l’anno”. 

Infine, le polemiche su Geolier. “Sicuramente – spiega Mazza – il genere ‘urban’, che include rap, trap e hip hop, con il pubblico originario di Rai 1 fa più fatica. Negli ultimi anni, però, i ragazzi che ascoltano Geolier o Lazza si sono clamorosamente avvicinati al Festival. C’è quindi un ricambio generazionale anche nel pubblico” e bisognerebbe prenderne atto. I fischi dell’Ariston “sono quelli di un pubblico adulto e molto tradizionale che sicuramente non riesce a comprendere quel tipo di musica”. 

L’antimeridionalismo, dunque, non c’entra ma, secondo il ceo di Fimi, “c’è un pregiudizio verso il genere musicale, percepito come qualcosa che esalta comportamenti negativi. Sono artisti che rappresentano nelle loro storie e nelle loro canzoni anche dei disagi sociali e temi molto controversi nella società italiana. C’è, quindi, un po’ di pregiudizio verso questo mondo che poi, alla fine, è quello che meglio rappresenta le nuove generazioni”, conclude. (di Loredana Errico) 

(Adnkronos)