Sono passati due anni dal primo flash mob a piazza Maggiore a Bologna che fece esplodere il fenomeno delle Sardine. E Mattia Santori, uno dei fondatori del movimento e neo eletto con il Pd al comune di Bologna, a due anni da quella piazza strabordante una sera di novembre, traccia un bilancio parlando con l’Adnkronos. Un bilancio “positivo”, spiega Santori, da cui guardare al futuro: il prossimo week end a Marzabotto ci sarà l’assemblea nazionale delle Sardine proprio per discutere del futuro. Con il centrosinistra ovviamente ma con qualche domanda da rivolgere al Pd di Enrico Letta:” Bisogna capire se le Agorà sono la sala d’attesa per entrare nel Pd o se invece sono una nuova casa da costruire tutti insieme”.
Santori che bilancio per questi primi due anni di vita delle Sardine? “Un bilancio positivo perché le Sardine volevano essere un momento di risveglio e lo sono state. Volevano essere un vivaio politico e lo sono state: quello che è successo, anche al di fuori dei riflettori, è che tante persone si sono avvicinate alla politica in maniera concerta e le ultime elezioni ne sono stata una dimostrazione. E poi il terzo punto è l’aggregazione: lavorare come cerniera tra tante realtà che ci sono. Non solo con le Agorà ma giorno per giorno. Abbiamo collaborato con oltre 120 organizzazioni locali e nazionali, con i referendum, l’assemblea poer il clima, meeting e riunioni antifasciste”.
Le Sardine partecipano alle Agorà? “Noi abbiamo partecipato ad alcune Agorà. Io ho fatto una pre Agorà a Bologna e quella sulla cannabis. Ma va chiarito un punto”. Quale? “Se sono l’anticamera del Pd non funzioneranno. Bisogna capire se le Agorà sono la sala d’attesa per entrare nel Pd o se invece sono una nuova casa da costruire tutti insieme. Manca un punto fondamentale perché non si capisce quanto il Pd sia disposto a mettersi in discussione. Per questo tante realtà che sono fuori, come le Sardine, sono un titubanti ad entrare: significa appiattirsi su un sistema che già c’è o organizzarne uno nuovo?”.
Ma il fatto che lei si sia candidato con il Pd non contraddice questa volontà di creare una ‘nuova casa’? “Esattamente il contrario. La mia candidatura, come altre, è stata un’Agorà molto più concreta: quando si sceglie di amalgamarsi con il Pd per un progetto politico concreto dentro una coalizione che può essere la base per quella futura del 2023, allora quella è un’Agorà. Anzi è la dimostrazione pratica di quello che può essere il post Agorà”.
La coalizione per il 2023, Letta parla di campo largo. Per lei deve esserci anche Iv di Matteo Renzi? “Intanto mi chiedo: Italia Viva esiste ancora? Non credo che ad oggi ci siano le condizioni per avere uno come Renzi qualsiasi cosa lui rappresenti nel campo progressista. E comunque io credo che abbia ragione Bersani: non è che se unisci i nomi al vertice, unisci un popolo. A ma non interessano i nomi che sia quello di Renzi o Calenda o Fratoianni, a me interessa il progetto”.
Come giudica le vicende giudiziarie e non solo per cui Renzi è nell’occhio del ciclone? “Non commento perchè sono garantista e mi fido della magistratura. Troppo spesso si sono dati giudizi frettolosi per poi scoprire che era tutto sbagliato. Io giudico politico”.
Quale è il futuro delle Sardine? “Faremo due giorni di assembla nazionale a Marzabotto in cui ci vediamo dal vivo dopo più di un anno con militanti e attivisti da tutta Italia proprio per ragionare della costruzione del futuro insieme, su cosa devono essere le Sardine nel futuro”. Per lei quale è questo futuro? “”Io ho una mia idea ma ci confronteremo. Quello che posso dire è che per me la Sardine sono un collettivo politico, la visione di comunità viene prima di ogni posizionamento”.
Com’è essere dall”altra parte’ da eletto alle amministrative? “E’ una cosa molto formativa e molto impegnativa. Sono entusiasta di vedere finalmente che le cose si realizzano, che ci sono fatti e non solo parole. Alla nostra assemblea consiglierò a tutte le Sardine di fare questa esperienza, è tutta un’altra dimensione pragmatica”.
Si parla tanto di Quirinale. La sua preferenza? “si può sognare una presidenza della Repubblica donna, non ho il nome. ma partiamo da un’idea fuori dal coro e ad oggi non credo sia ancora possibile pensare a italiano di seconda generazione candidato al Colle, ma se già riuscissimo ad uscire dal fatto che debba essere per forza un uomo, bianco over 70 sarebbe un passo avanti”. (di Mara Montanari)