(Adnkronos) – Non si placa la polemica dopo lo stop a Roberto Saviano in Rai e alla sua trasmissione ‘Insider – faccia a faccia con il crimine’ che sarebbe dovuta andare in onda a novembre su Rai 3. L’ultimo atto dello scontro si consuma su Twitter tra lo scrittore e il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che si scaglia contro “la libertà di insulto” per lo scrittore la decisione dem di portare il caso davanti alla Commissione parlamentare Antimafia.
“Ridicolo Orlando del Pd. L’antimafia si occupi di criminalità. Non di libertà di insulto per Saviano. Basta diffamazioni”, scrive Gasparri su Twitter. E fuori dai social l’attacco del senatore azzurro è ancora più duro: “Il caso Saviano e c. – afferma – è la migliore sintesi della presunzione della sinistra. Io sono la giustizia e indico colpevoli e innocenti. Io sono la verità e i miei insulti sono esenti da critiche, repliche, codici etici. Io sono io e voi non siete nulla. Questo il ‘codice’ savianeo. Ma noi non ci sottomettiamo. E abbiamo chiesto che per lui in Rai valgano le regole esistenti e già applicate ad altri. Non esiste la libertà di insulto per Saviano. Ridicoli poi i suoi adepti che evocano la commissione Antimafia che si deve occupare di cose serie non di tv minore. Non esiste un ‘codice’ diverso per la sinistra e i suoi supponenti portavoce”.
A stretto giro arriva, via social, la replica dello scrittore: “Gasparri, lei il diritto di pronunciare il mio nome lo ha perso quando alla richiesta della Procura di procedere nei suoi confronti per le gravissime diffamazioni nei miei riguardi – twitta Saviano – si è nascosto dietro l’immunità parlamentare. Come sempre, i sodali in Parlamento hanno dichiarato che lei fosse ‘nell’esercizio delle sue funzioni’. Come no, a tarda sera, sul divano di casa sua, mentre guardava la tv. Quelli che scappano dai processi, devono parlare con quelli che scappano dai processi: scriva a Salvini”, l’affondo.
Ma non basta. Saviano in un tweet successivo va all’attacco di tutto l’esecutivo. “Insider – spiega – avrebbe raccontato, tra le altre storie, quella di Don Peppe Diana. Ho intervistato l’uomo che denunciò il suo killer. Non solo, protagonista di un’altra puntata è Enzo Palmesano, giornalista minacciato dai clan, licenziato per volontà del boss Lubrano. Palmesano – ricorda lo scrittore – fu parte della storia di AN, allontanato poi col nuovo corso per il suo impegno antimafia. Ricapitoliamo: Salvini attacca Don Ciotti e nello stesso giorno ottiene la chiusura della mia trasmissione in Rai. Immagino sia chiaro a tutti – conclude durissimo – da che parte sta questo governo”.
Intanto sul caso interviene la presidente della Rai Marinella Soldi invocando un “supplemento di riflessione” sull’esclusione di ‘Insider’ dai palinsesti. “Una premessa: l’Amministratore Delegato della Rai, secondo le norme – sottolinea Soldi – ha autonomia decisionale sulla gestione aziendale e sui programmi. Come Presidente svolgo il mio ruolo a garanzia degli utenti e dell’azienda, ricercando un approccio costruttivo; le valutazioni politiche non mi appartengono. Proprio in virtù del mio ruolo ritengo oggi di dover intervenire sul cosiddetto caso Saviano, che molti hanno paragonato al caso Facci. Vicende diverse, per quel che ciascuno ha detto e per le tipologie di programma”.
“La trasmissione ‘Insider – faccia a faccia con il crimine’ condotta da Roberto Saviano – sottolinea Soldi – è un prodotto nello spirito del servizio pubblico, parla di mafia e di legalità, ha avuto un primo ciclo di successo, con un gradimento del pubblico superiore alla media degli approfondimenti Rai (dati Qualitel TV 2022). Fermo restando il rispetto dovuto alle Istituzioni – prosegue – auspicherei un supplemento di riflessione interna per ricercare, in tempi idonei, una soluzione gestionale nell’interesse degli utenti e dell’azienda, tenendo conto, tra l’altro, che si tratta di un programma già registrato”.
Quattro puntate della trasmissione sono infatti già pronte per la messa in onda. E su questo oggi è intervenuto anche l’Esecutivo Usigrai. ”La Rai ha un disavanzo di quasi 600 milioni di euro. Non è certo nella situazione di poter sprecare risorse che vengono costantemente ridotte alle testate. Per questo – chiede il sindacato – l’Ad deve spiegare perché 4 puntate di un programma già registrato non andranno in onda. Lo deve spiegare chiaramente e in modo convincente’. ‘Perché se il problema è di tipo editoriale si può intervenire sul prodotto prima della messa in onda – si legge in una nota – E questo è ancora ampiamente possibile. Se, invece, la mancata messa in onda del programma avviene per ragioni che nulla hanno a che vedere con i contenuti, chiediamo di conoscerle”.
“E’ evidente che sulla vicenda Insider ci siano state gravi pressioni esterne alla Rai da parte della politica – continua l’Esecutivo Usigrai – ma la Rai servizio pubblico non può permettersi di epurare Roberto Saviano per una supposta par condicio con il caso Facci che con questa vicenda non ha nulla a che fare. Anche perché nel caso delle puntate registrate, pagate e non mandate in onda il danno economico è evidente e rilevante”, conclude l’Usigrai.