Scontrini pazzi, consigli e trucchi per evitare le fregature

(Adnkronos) – Due euro in più per il basilico sulla pizza, per dividere un toast o per un piattino vuoto. Dieci centesimi per una spruzzata di zenzero sul cappuccino, 50 per pagare con il pos, venti euro per un piatto rotto. Quella 2023 è stata l’estate degli ‘scontini pazzi’, per questo in prospettiva dell’inverno, quando non mancherà occasione di andare al bar o a cena fuori, l’Unione nazionale consumatori ha stilato una mini guida, partendo proprio dall’attualità. Ecco i principali punti: 

1)Il piattino vuoto si paga? E’ legittimo addebitare due euro per un piatto vuoto per la condivisione o 1,50 euro per un cucchiaino in più? No, stoviglie, piatti e tovaglioli dovrebbero essere inclusi nel coperto. Arrivati alla cassa, il mio consiglio è controllare sempre lo scontrino. Se si trovano voci del genere ci si può rifiutare di pagarle. Che dire dei due euro per tagliare a metà il toast o per il basilico sulla pizza? Dal punto di vista legale, se questi supplementi sono segnalati sul menu, sono legittimi perché il ristorante è un luogo privato in cui il ristoratore fa le sue politiche, l’importante è che il cliente sia informato. Se invece non sono segnalati da nessuna parte il cliente può rifiutarsi di pagare quelle voci. Si apre poi il capitolo del senso di opportunità di alcuni costi: un conto è se in cucina devono dividere un piatto gourmet, azione che implica un certo tempo e un certo lavoro, un conto è se si tratta di tagliare un panino. Vale anche per il basilico: non è un ingrediente aggiuntivo come il prosciutto crudo o la mozzarella di bufala sulla margherita, di solito è incluso nella pizza. Se si comincia a far pagare separatamente ciò che di norma è incluso nel piatto o nella pratica della ristorazione si prende la strada di alcune compagnie aeree low cost, che hanno di fatto scomposto il servizio. E che infatti adesso sono odiatissime.   

2) Coperto, acqua e pane: il coperto è il costo che il ristoratore scarica sul cliente per tutto ciò che riguarda la tavola e il servizio: stoviglie e loro lavaggio, lavoro del cameriere, tovaglie, tovaglioli, allestimento, eccetera. Deve essere segnalato sul menu: se non è scritto nulla e ci si trova una voce nello scontrino, ci si può rifiutare di pagarla. Di recente si trovano coperti diversi nello stesso ristorante: quattro euro all’interno, sei sul pontile. Vale la solita regola: legittimo se è esplicitato sul menu. Ma rientra sempre nel discorso generale: ne vale la pena?. Capitolo a parte per il pane: La gente pensa che sia nel coperto, invece no. Se il cestino del pane è gratis nessun problema, ma se ha un costo va indicato nel menu e, se si trova già in tavola, va chiesto al cliente se lo vuole tenere o meno. Per quanto riguarda l’acqua, tutti avrebbero diritto di chiedere quella del rubinetto.   

3) Mezze porzioni e ordinazione minima: non tutti servono le mezze porzioni ed è legittimo, oppure a volte non costano la metà esatta ma il 70% del piatto intero. Basta che sia indicato nel menù. Se non è scritto sul menu si può ragionevolmente ritenere che costino la metà. Molte segnalazioni arrivate all’Unione nazionale consumatori ultimamente riguardano l’obbligo imposto da alcuni ristoranti di ordinare un tot di portate o di sostenere una spesa minima. È legittimo anche questo, se opportunamente scritto. Ma mi sento di dire attenzione ai ristoratori: a forza di aggiungere costi, regole e obblighi, si rischia che andare a mangiare fuori diventi un lavoro invece che qualcosa di piacevole.   

4) Stoviglie rotte: si possono chiedere 20 euro per un piatto rotto? Si apre il doppio tema della responsabilità e dell’importo. Siamo sicuri che non ci sia una responsabilità del cameriere? E chi stabilisce che l’importo è 20 euro? C’è una fattura di acquisto del piatto? Che però nel frattempo si è usurato… è tutto da discutere. Il consumatore avrebbe potuto opporsi all’addebito, e se il ristoratore non fosse stato d’accordo avrebbe dovuto intentargli una causa civile.  

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, spiega che “volendo mettere un po’ d’ordine direi che non c’è nulla di nuovo sotto al sole. Sono sempre esistiti esercenti furbacchioni, pochi per la verità, sempre pronti ad addebitare qualche stranezza al consumatore”. “Certo – ammette – i rincari dell’ultimo anno avranno fatto venire la tentazione a qualcuno di arrotondare il conto e (d’altro canto) consumatori con bilanci al lumicino saranno stati più attenti anche agli spiccioli. Poi sappiamo tutti come funzionano i trend sui social e la penuria di notizie estive ha fatto il resto”. “In generale – suggerisce – direi ai clienti di evitare la denuncia postuma sui social e di parlare piuttosto con il ristoratore in caso di incidenti perché si può trovare un accordo. Postare lo scontrino sui social senza aver detto niente lì per lì lo trovo vile. Dall’altra parte, ai ristoratori dico: vogliamo davvero buttare alle ortiche la reputazione di un settore per due euro del piattino vuoto?”. 

 

Si chiama ‘Ristoranti, regole diritti e doveri’, l’ebook made by Unione nazionale consumatori con una serie di consigli sul ristorante. “Dopo tutte le domande sui nostri diritti – sottolinea il presidente Dona – non vorrei che qualcuno dimenticasse che i consumatori hanno anche alcuni doveri da rispettare. È sempre bene infatti comportarsi secondo criteri di educazione, correttezza e buona fede. In particolare, si ricorda che i consumatori devono essere rispettosi nel comunicare eventuali ritardi o annullamenti delle prenotazioni e devono rivolgersi al personale per comunicare le proprie esigenze. E poi c’è la civile convivenza: la prima regola è il rispetto della tranquillità di chi si trova a pochi metri da noi. Quindi è bene evitare di parlare ad alta voce, intralciare gli spazi comuni per l’incolumità e la sicurezza dei camerieri e degli altri clienti”.  

1) E’ obbligatorio esporre i prezzi del menù anche all’esterno del ristorante? Nel caso in cui il ristoratore scelga di posizionare all’ingresso del locale dei cartelli con il menù proposto deve anche obbligatoriamente indicare i prezzi relativi ad ogni pietanza, i costi del coperto/servizio, eventuali altre maggiorazioni.  

2) L’esposizione dei prezzi è obbligatoria anche per locali assimilabili al ristorante? Certamente: l’obbligo di esporre i prezzi al pubblico non vale solo per i ristoranti, ma anche per le trattorie, le osterie con cucina, le tavole calde, le pizzerie, i bar e tutti i locali autorizzati a somministrare cibo e bevande.  

3) Come comportarsi quando il ristoratore espone un menù esterno per attrarre i clienti con prezzi più bassi di quelli effettivamente praticati? Conviene fare la foto del menù esterno e chiedere di pagare il prezzo indicato, così come prevede la legge. Infatti, per quanto i prezzi siano liberi, devono essere sempre correttamente indicati ai consumatori e quindi in caso di difformità il consumatore ha diritto di pagare il prezzo più basso.  

4) E’ legale stabilire prezzi diversi per pranzo o cena? Le variazioni di prezzo tra pranzo e cena sono del tutto legittime, ma devono essere comunicate chiaramente nel menù o all’ingresso del locale, in quanto il consumatore deve essere messo a conoscenza di tale condizione prima di concludere il contratto di ristorazione.  

5) E’ legale stabilire prezzi più alti per l’asporto? E’ legale, ma il sovrapprezzo deve essere correttamente indicato. La maggiorazione può servire a coprire i costi di un ulteriore servizio offerto dal ristorante, come ad esempio i contenitori per l’asporto. Qualora il ristoratore addebiti dei costi per la consegna del cibo a domicilio, anche questi vanno chiaramente indicati.  

6) Cosa si può fare se i prezzi non sono esposti al pubblico? I clienti possono fare una segnalazione alla Polizia Municipale o alla Guardia di Finanza, che provvederanno a redigere un verbale e applicare una sanzione amministrativa a carico del ristoratore che, nei casi più gravi, può consistere nella sospensione della licenza.  

7) E’ legale che i piatti del menù vengano descritti a voce dal cameriere? Il ristorante ha l’obbligo di esporre al pubblico i prezzi dei piatti che offre attraverso un listino prezzi ben visibile o sul menù. Questa regola vale anche per i piatti del giorno e per i cosiddetti ‘fuori menù: in questo caso il cameriere ha l’obbligo di indicare a voce anche i prezzi dei piatti non scritti sul menù. In questo modo il consumatore potrà scegliere consapevolmente cosa ordinare e non incapperà in brutte sorprese alla cassa.  

8) E’ obbligatorio indicare nel menù il prezzo per unità di misura? Se il prezzo del piatto viene calcolato a peso, il ristoratore deve indicare nel menù l’unità di misura utilizzata e il costo per unità di misura (es. costo della carne tot euro al Kg).  

9) E’ obbligatorio indicare nel menù i piatti che contengono allergeni? I ristoratori devono annotare sui menù, su appositi registri, cartelli o altri sistemi tecnologici utilizzati, tutti i piatti che potrebbero contenere allergeni, in modo tale da essere ben in vista e facilmente accessibili ai clienti. Inoltre, il ristoratore deve formare adeguatamente il personale di sala e di cucina sul tema allergeni, in modo da evitare durante il servizio rischi per la clientela.  

10) Il ristoratore è tenuto a indicare nel menù i prodotti surgelati? I prodotti surgelati devono essere indicati nel menù. Molti appongono asterischi accanto alle pietanze, ma troppo spesso l’indicazione è generica: “in alcuni periodi dell’anno alcuni prodotti potrebbero essere surgelati”. In questo modo però il consumatore non è in grado di scegliere consapevolmente. Meglio quindi preferire i ristoratori più trasparenti.  

11) Il ristoratore può addebitare al cliente il costo del coperto? Il coperto è il costo che il ristoratore addebita al cliente per stoviglie, posate, bicchieri, tovaglia, tovaglioli e simili. Non esiste una legge nazionale che vieti il coperto, quindi la scelta di prevederlo è rimessa alla libera decisione del ristoratore, salvo che a livello locale la Regione o il Comune abbiano vietato tale sovrapprezzo (come nel Lazio per esempio). In ogni caso quando è previsto dal ristorante il costo del coperto deve essere espressamente indicato nel menù.  

12) Il coperto comprende anche il pane? No, il pane deve avere un costo separato che, se presente, deve essere indicato nel menù.  

13) Quando il cameriere porta il pane a tavola siamo costretti a pagarlo? Solo se siamo interessati a mangiarlo: il costo del pane va indicato sul menù. Quindi, se non si è interessati a consumarlo, si può chiedere di portarlo via e qualora ci fosse addebitato, potremo contestarlo e farlo togliere dal conto. 

14) Il costo del coperto si può considerare come una mancia? Si tratta di cose diverse: il coperto serve a coprire i costi di un servizio che riguarda stoviglie e tovaglie. La mancia invece è una somma di denaro che, a discrezione del consumatore (almeno in Italia), può essere lasciata ai camerieri per premiare il loro efficiente servizio.  

15) Se al ristorante si ordina solo mezza porzione si ha diritto a pagare il 50%? Non è detto che la mezza porzione costi esattamente la metà della porzione ordinaria. In molti ristoranti costa qualcosa in più ed è comprensibile perché né la materia prima né soprattutto il servizio si dimezzano per fare una mezza porzione. Ciò che conta è che anche il prezzo della mezza porzione sia correttamente indicato in menù.  

16) E’ legittima la maggiorazione di prezzo per la modifica di un piatto? Nel momento in cui il consumatore chiede di modificare un piatto (aggiungendo o togliendo un ingrediente) è legale prevedere delle maggiorazioni, in quanto, oltre al costo dell’ingrediente, bisogna considerare che il cliente sta chiedendo al ristoratore di cambiare la sua organizzazione. Ciò che conta però è che queste maggiorazioni siano indicate sul menù.  

17) E’ legittimo portare le proprie bevande al ristorante? È legittimo, ma è sempre bene informarsi preventivamente perché il ristoratore potrebbe prevedere il pagamento di un sovrapprezzo (come, ad esempio, nel caso di un vino per fare un brindisi).  

18) Nel caso in cui il consumatore porti una bottiglia di vino per festeggiare, il ristoratore può chiedere un sovrapprezzo? E’ legale a condizione che il consumatore sia stato preventivamente informato dell’esistenza di tale sovrapprezzo. Si tratta del cosiddetto diritto di tappo’ che consiste in un costo a persona dovuto per coprire le spese del servizio (quali per esempio bicchieri, camerieri, e simili).  

19) Il ristoratore può impedire al cliente di portare una torta da casa per festeggiare un evento? Sì, capita molto spesso in quanto il ristorante non è tenuto ad assumersi la responsabilità di servire alimenti portati dall’esterno, di cui non conosce la qualità e le modalità di produzione e che quindi potrebbero provocare intossicazioni o allergie. Se qualche commensale si sentisse male, infatti, potrebbero sussistere delle responsabilità per il ristoratore. Per questo motivo, quando viene consentito, solitamente viene chiesto al consumatore di fornire anche lo scontrino di acquisto della torta e in qualche caso persino la lista degli ingredienti.  

20) E’ legale chiedere un sovrapprezzo per il taglio della torta portata da casa? Se il ristoratore offre effettivamente un servizio ulteriore (ad esempio la conservazione della torta in frigo, il servizio, piatti da dessert, etc.) può chiedere il pagamento di un sovrapprezzo, a condizione però che di tale costo sia preventivamente informato il consumatore. Valgono le stesse regole del c.d. diritto di tappo.  

21) Il ristorante può chiedere un sovrapprezzo per il servizio nei giorni di festa? Il ristoratore può prevedere delle maggiorazioni di prezzo per determinate festività (ma anche per il week end). Tuttavia, perché siano legali, queste tariffe devono essere correttamente indicate ai consumatori al momento della prenotazione, quindi prima di concludere il contratto di ristorazione (oltre che ovviamente nel menù esposto al pubblico durante quelle giornate).  

22) E’ legale che il ristoratore chieda un sovrapprezzo se la tavolata è numerosa? Se correttamente indicato all’ingresso del locale è legale, in quanto un tavolo molto numeroso può richiedere un maggiore sforzo organizzativo nel servizio.  

23) Il ristoratore può prevedere delle maggiorazioni di prezzo se il locale è prenotato per un evento particolare? Il consumatore non è tenuto ad indicare il motivo per il quale decide di prenotare un ristorante, che può rimanere personale e non assume rilevanza giuridica. Tuttavia, qualora il consumatore decida di comunicare il motivo della prenotazione al fine di chiedere particolari servizi aggiuntivi, il ristoratore potrebbe prevedere delle maggiorazioni che però devono essere preventivamente comunicate prima della conclusione del contratto.  

24) Se non si consuma tutto il cibo si possono portare a casa gli avanzi? Certo, si può chiedere la cosiddetta ‘doggy bag’ o ‘safe bag’ ossia un contenitore in cui raccogliere il cibo avanzato. È una soluzione utile per le tasche e per l’ambiente; quindi, oltre ad essere legale è consigliata.  

25) Si può chiedere la doggy bag anche nei ristoranti all you can eat? Per i ristoranti con formula ‘all you can eat’ valgono regole diverse rispetto alla possibilità di portare il cibo avanzato a casa: in questo caso l’esercente non è obbligato ad accettare, in quanto la consumazione avviene attraverso una modalità particolare che consente al cliente di mangiare letteralmente ‘tutto quel che riesce a mangiare’, a patto però che lo faccia mentre si trova sul posto.  

26) Nei ristoranti con formula all you can eat è giusto far pagare ai clienti quello che non è stato consumato? Dal momento che si tratta di una soluzione pensata per contenere gli sprechi, potrebbe essere corretta, a patto però che tale condizione sia chiaramente indicata nel menù, in modo tale che il cliente possa esserne a conoscenza prima di ordinare e possa di conseguenza limitarsi nella scelta del cibo.  

27) Se non si consumano tutte le bevande ordinate si possono portare a casa? Certo la stessa regola vale anche per le bevande. Come ha affermato la stessa Cassazione in una sentenza del 2014 ‘riempire la borraccia con l’acqua servita a tavola e non consumata durante il pasto è un vero e proprio diritto, che ormai fa parte di regole comunemente accettate dalla civile convivenza’. Questa regola è applicabile per qualunque tipo di bevanda anche se contenuta in bottiglie di vetro, in quanto pure un eventuale obbligo di ‘vuoto a rendere’ in capo al ristoratore, non deve inficiare il diritto del consumatore a portare con sé ciò che ha pagato, ma non consumato.  

28) Si può chiedere al cameriere l’acqua del rubinetto? Sì, il consumatore può richiedere l’acqua del rubinetto, anche perché, considerando gli obblighi di legge imposti al ristoratore, si presume che sia sempre potabile e quindi ugualmente sicura per la salute. 

29) Cosa fare se sul menù la bottiglia d’acqua è indicata da 1 litro, ma poi al tavolo viene servita da 75 ml? Bisogna segnalare immediatamente il problema al ristoratore e chiedere di portare il prodotto che è stato ordinato (oppure di stornare la differenza dal conto).  

30) E’ corretto servire le bevande a tavola in bottiglie già aperte o nelle brocche? Non esiste una legge che vieti di portare a tavola bevande già aperte e versate in altri contenitori come la brocca, però il consumatore può chiedere al cameriere di farsi portare l’acqua in una bottiglia chiusa.  

31) Per l’acqua di rubinetto trattata o microfiltrata è legittimo che il ristoratore richieda un costo? È legittimo a condizione che sia correttamente indicato nel menù. Il filtraggio dell’acqua, infatti, richiede l’utilizzo di strumenti appositi che possono avere un costo per il ristoratore.  

32) Se il piatto non è di gradimento dopo l’assaggio si può rifiutare di pagarlo? Bisogna distinguere se è un problema di gusto personale o di difetto oggettivo del piatto, solo in quest’ultimo caso si può non pagare (per esempio: un ingrediente sbagliato, una carne tutta bruciata, un pesce che emana cattivo odore…).  

33) Se il vino ordinato al momento dell’assaggio non è buono si può rimandare indietro senza pagarlo? Se il vino non ha particolari difetti, ma ha solamente deluso le aspettative di gusto non si può rifiutare, se invece presenta un difetto oggettivo si può chiedere la sostituzione della bottiglia.  

34) Se disdico una prenotazione al ristorante devo pagare una penale? La prenotazione non può ritenersi vincolante perché il contratto vero e proprio tra il ristoratore e il cliente si perfeziona solo nel momento dell’ordinazione. Per questo motivo il servizio di prenotazione è totalmente gratuito, salvo che sia previsto un diverso espresso accordo tra le parti. 

35) E’ legale che il ristoratore chieda una caparra per la prenotazione? Il ristoratore può chiedere al consumatore il versamento di una caparra a garanzia della prenotazione, ma tale condizione deve essere adeguatamente indicata. In questo caso si applicano le regole previste dal Codice civile: se è il cliente a non presentarsi all’appuntamento la caparra verrà incassata dal gestore, ma se invece è il locale a non rispettare la prenotazione, sarà il ristoratore a dover rimborsare al consumatore il doppio della caparra.  

36) Cosa accade se si prenota un tavolo al ristorante ma poi non ci si presenta? Nel caso del cosiddetto no-show, ovverosia di mancata presentazione al ristorante nel giorno e nell’ora stabilita, il consumatore non è tenuto a pagare nessuna penale, salvo che sia stata espressamente prevista al momento della prenotazione. In ogni caso è sempre buona regola avvertire il ristoratore.  

37) Se prima di ordinare l’attesa è troppo lunga il consumatore può andarsene? Il contratto di ristorazione inizia nel momento in cui viene annotata l’ordinazione del cliente sulla comanda. Quindi fino a questo momento il contratto non è concluso e il consumatore può lasciare il locale senza pagare alcunché, neppure il coperto.  

38) Se dopo aver ordinato l’attesa è troppo lunga il consumatore può andarsene? Se l’ordine è già stato effettuato il contratto di ristorazione si è perfezionato. Quindi si deve fare riferimento alle norme del Codice civile in materia di esecuzione del contratto che prevedono che, se a causa del ritardo nella fornitura di un servizio, una parte perde l’interesse alla prestazione, questa può recedere dal contratto. Quindi il consumatore che, a causa di un’eccessiva attesa, non sia più interessato a consumare, può decidere di andare via senza pagare per quello che non ha consumato.  

39) Come si fa a stabilire quando l’attesa al ristorante diventa eccessiva? Ovviamente non esistono criteri oggettivi attraverso i quali stabilire quando un’attesa è intollerabile e quindi è sempre bene essere ragionevoli e considerare anche le circostanze concrete. Ad esempio, se il gestore sin dall’ingresso nel locale ha avvertito il consumatore delle condizioni di affollamento del ristorante, il ritardo nelle ordinazioni dovrà considerarsi prevedibile e quindi il cliente dovrà accettare l’eventualità di una certa attesa.  

40) Quanto tempo posso rimanere al tavolo dopo aver finito di mangiare? Non esistono delle norme di legge che indichino un tempo massimo entro cui il cliente deve alzarsi da tavola per lasciare il posto libero.E’ bene fare sempre riferimento anche al buon senso e agli usi commerciali. Chi consuma infatti dovrebbe occupare un tavolo per un tempo considerato congruo per consumare la propria ordinazione, tenendo anche conto delle condizioni di affollamento del locale. Si tratta di rispettare reciprocamente un generale principio di buona fede e correttezza nell’esecuzione del contratto.  

41) Il ristoratore può prevedere un sistema di prenotazione a turni? Dal momento che il ristorante è un esercizio privato, seppur aperto al pubblico, il titolare può stabilire il modo in cui mettere a disposizione gli spazi del proprio locale, e quindi può decidere di prevedere delle fasce orarie o dei turni di prenotazione, purché tale condizione sia correttamente indicata ai consumatori.  

42) In caso di ritardo del cliente per quanto tempo il tavolo rimane prenotato? Non esiste un tempo esatto previsto dalla legge, di solito il ristoratore aspetta circa trenta minuti prima di considerare ‘assente’ il consumatore! Per questo motivo è buona regola avvertire sempre il ristorante in caso di ritardo e chiedere se c’è la possibilità di mantenere il tavolo prenotato.  

43) Si può subordinare la prenotazione a una consumazione minima obbligatoria? Per essere legale la consumazione obbligatoria deve essere comunicata al cliente prima di entrare nel locale con un cartello che riporti il messaggio in maniera chiara anche in relazione agli oneri previsti a carico del consumatore che magari, all’interno di un gruppo, non voglia (o non possa) consumare bevande alcoliche.  

44) E’ possibile acquistare un menù che comprende primo, secondo e dolce per dividerlo con un amico? Certamente: non può essere negato a due persone sedute al tavolo l’acquisto di un solo menù, salvo che non sia espressamente prevista una sorta di consumazione obbligatoria: ma (naturalmente) tale indicazione dovrebbe essere fornita ai consumatori prima di entrare nel locale altrimenti questi hanno tutto il diritto di ordinare un unico menù e di suddividerlo tra più commensali. 

45) Il ristoratore può rifiutarsi di fare conti separati? Il divieto di conti separati è del tutto illegittimo e questo perché l’obbligazione di somministrazione che si stipula al ristorante è ‘divisibile’ e ciò vuol dire che, anche se si prende parte ad una grande tavolata, ogni commensale ha il dovere di pagare esclusivamente per le pietanze che egli stesso ha ordinato. Insomma, ogni cliente è responsabile solo per la sua ordinazione.  

46) Il cartello ‘non si accettano conti separati ha valore legale? Il cartello affisso dal ristoratore non ha valore di legge e quindi non è vincolante. L’esercente non può imporre unilateralmente delle regole che siano espressamente contrarie alla legge, salvo diverso accordo tra le parti: unica eccezione, infatti, vale se il ristoratore, al momento della comanda, si accorda con i commensali per un pagamento cumulativo.  

47) Quando si paga con conti separati ogni commensale può scegliere il mezzo di pagamento che preferisce? Certo, ogni commensale può scegliere il mezzo di pagamento che preferisce tra contanti, carte, app di pagamento accettate dal ristoratore.  

48) E’ legale per l’esercente rifiutare pagamenti con carta bancomat? L’esercente ha l’obbligo di mettere a disposizione del consumatore almeno un circuito di carte di credito e di debito (bancomat), ma a seguito delle recenti riforme, sotto un certo importo, non è possibile sanzionare il rifiuto di pagamenti elettronici da parte del commerciante.  

49) Come comportarsi se viene rifiutato il pos? Se il cliente non ha contanti, qualora non sia stato avvisato della indisponibilità di pagamenti elettronici prima di consumare, potrà impegnarsi a pagare in un secondo momento (insomma non può essere costretto a recarsi al bancomat per un prelievo né può essere richiesto di lasciare un documento in garanzia).  

50) E’ legale rifiutare il pagamento in contanti? È illegale, il contante infatti è uno strumento di pagamento avente corso legale in Italia e può essere liberamente preferito dal consumatore rispetto ad altre soluzioni.  

51) E’ legale portare al tavolo il pre-conto invece dello scontrino fiscale? Il cosiddetto pre-conto serve al cliente per verificare gli importi e decidere se pagare in contanti o con carta. E’ legale, ma poi deve essere rilasciato anche lo scontrino fiscale, senza che sia necessaria l’espressa richiesta del consumatore. In caso contrario si può fare una segnalazione alla Guardia di Finanza.  

52) Il cameriere può invitare il cliente a pagare il conto subito dopo l’ordinazione (prima di aver consumato)? È una pratica non espressamente vietata dalla legge e rimessa al buon senso dell’esercente.  

53) Il ristorante può fare selezione all’ingresso? A termini di legge no. Il bar è soggetto alla disciplina degli esercizi pubblici, che vieta agli esercenti di “rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”. In pratica, un bar non può proibire l’ingresso a nessuno! La selezione all’ingresso è quindi una pratica, di fatto, illegale. 

54) Si può portare il cane al ristorante? I cani possono accedere con guinzaglio e museruola, tranne nei casi in cui l’esercente faccia una richiesta all’Amministrazione locale perché questo non accada. Solo se il Comune accoglie questa domanda, allora si può vietare l’ingresso e apporre all’entrata il cartello con la comunicazione, ma si deve collocare obbligatoriamente all’esterno la placca con i ganci a cui appendere il guinzaglio. Questa è la regola generale, ma conviene informarsi perché le normative locali possono variare. I cani addestrati che accompagnano persone con esigenze particolari possono accedere liberamente.  

55) E’ possibile fumare in un ristorante all’aperto? Fumare all’aperto è legale e quindi è consentito anche nella zona ristorante, tuttavia, dal momento che talvolta i Comuni possono prevedere delle restrizioni, è sempre bene informarsi. Naturalmente è buona regola utilizzare tutte le misure necessarie per cercare di non infastidire gli altri clienti non fumatori.  

56) Il ristoratore può vietare l’uso del bagno? Il Testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza prevede che il gestore di un pubblico esercizio di somministrazione non possa rifiutarsi di mettere la toilette a disposizione di un cliente pagante. Per la clientela non pagante invece il discorso è diverso e il ristoratore può vietare l’accesso. Il consiglio è però quello di verificare che non ci siano norme comunali che prevedano l’applicazione di regole diverse.  

57) Il ristoratore può chiedere un sovraprezzo per l’utilizzo del bagno? Il gestore non può mai chiedere al consumatore di pagare l’accesso ai servizi igienici imponendo costi specifici diversi dalla consumazione.  

58) Il ristorante può prevedere un servizio di guardaroba a pagamento? Il guardaroba è un servizio accessorio che può essere gratuito o previsto a fronte di un corrispettivo aggiuntivo rispetto al costo del pasto. Tuttavia, è necessario che sia correttamente indicato ai consumatori.  

59) Il ristoratore può chiedere di pagare un sovrapprezzo per la ricarica elettrica di un dispositivo elettronico (smartphone)? Non è una prassi molto frequente, ma, trattandosi di un servizio aggiuntivo, il ristoratore potrebbe chiedere il pagamento di un sovrapprezzo per la corrente utilizzata. 

60) Il ristoratore può negare l’accesso a famiglie con bambini? Trattandosi di ‘pubblico esercizio di somministrazione di cibo e bevande’, il ristoratore non può rifiutare di fornire la prestazione a una famiglia con bambini: i ‘giustificati motivi’ previsti dalle leggi di pubblica sicurezza per il divieto d’accesso non possono riguardare l’età dei minori.  

61) E’ possibile che un consumatore arrivato dopo sia servito per primo? Il decreto legislativo n. 114 del 1998, prevede che il titolare gestore di un’attività commerciale debba seguire l’ordine temporale delle richieste che riceve. In linea generale questa regola vale anche per gli esercenti dei ristoranti e quindi, sia chi prende le comande che colui che le riceve in cucina, deve seguire l’ordine di arrivo dei clienti. Tuttavia, talvolta l’organizzazione nella preparazione delle pietanze può richiedere tempistiche di realizzazione diverse e quindi potrebbe capitare di cambiare l’ordine, ma è buona regola comunicare al cliente le motivazioni.  

 

 

(Adnkronos)