Siderurgia, Siderweb: a preoccupare è il rallentamento della domanda

(Adnkronos) – Per il prossimo anno le prospettive del settore siderurgico non sono rosee: è cominciata una fase di contrazione della domanda che rischia di andare avanti anche all’inizio del 2023. E’ stata presentata oggi a Genova, presso il Salone di Rappresentanza di Banca Carige – Gruppo Bper Banca, l’analisi incentrata sul comparto siderurgico del Nord-Ovest, con l’evento dal titolo “Acciaio & logistica: un binomio indissolubile”, organizzato da Siderweb, la community dell’acciaio basata sui numeri contenuti in Bilanci d’Acciaio 2022 e sponsorizzato da Bper Banca, Coface e Regesta. L’ultima tappa dell’iniziativa che valorizza la filiera siderurgica italiana ha evidenziato come il comparto della Liguria e del Piemonte nel 2021 ha visto una crescita di fatturato, valore aggiunto ed Ebitda inferiore alla popolazione nazionale di imprese siderurgiche.  

“Nel 2021 i dati sono sicuramente positivi – spiega Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb – c’è stato un aumento del fatturato e della redditività e un calo dell’indebitamento, anche se rispetto alla media italiana, l’aumento della redditività del Piemonte e della Liguria è stato un po’inferiore. È stato invece positivo il fatto che mentre nel resto d’Italia i debiti sono leggermente aumentati nel Nord Ovest si sono leggermente ridotti, quindi la forbice è diventata più piccola”. 

In particolare, se giro d’affari e valore aggiunto nel 2019 erano in una situazione migliore rispetto all’Italia, a fine 2021 erano su livelli leggermente inferiori. L’indebitamento è maggiore, ma si sta avvicinando al contesto nazionale. Dal punto di vista della redditività ci sono spazi di miglioramento.  

Riguardo alla crisi del gas, Ferrari ha aggiunto: “Era iniziata alla fine del 2021 e ha colpito poco il settore. Gli effetti si sono visti di più dalla seconda metà del 2022. Con lo scoppio della guerra in Ucraina c’è stata una corsa all’acquisto di materiale perché gli operatori avevano paura di rimanerne senza quindi i prezzi erano aumentati tantissimo fino ad inizio maggio. Da lì in poi i prezzi sono cominciati a calare ma la prima parte dell’anno per gli operatori è stata molto positiva, in totale ci dovrebbe essere un segno più anche per il 2022”.  

“Per il prossimo anno – aggiunge – le prospettive invece non sono rosee, è cominciata una fase di contrazione della domanda che ci aspettiamo vada avanti anche all’inizio del 2023. Stimiamo un calo del consumo tra l’1 e il 2 percento che coinvolgerà anche l’Italia”. 

Lo studio ha analizzato i bilanci 2021 di oltre 5mila imprese dell’acciaio, dalla produzione all’utilizzo, per fotografare la situazione economico-finanziaria e patrimoniale della filiera. I prezzi dell’acciaio sono in calo, i settori utilizzatori sono in rallentamento, ad eccezione di automotive e costruzioni. La produzione italiana di acciaio grezzo, secondo Federacciai, è scesa del 10,8% tra gennaio e ottobre 2022; gli ultimi dodici mesi hanno visto undici segni meno. Inoltre, da giugno a oggi, il calo è stato per quattro volte superiore al 10%. Tra gennaio e agosto 2022 l’export italiano di acciaio (ultimi dati Istat disponibili, materie prime e tubi compresi) è calato del 4,2% tendenziale (12 milioni di tonnellate, circa 522mila tonnellate in meno). Quanto all’import (20,5 milioni di tonnellate), nello stesso periodo è aumentato di circa 757mila tonnellate rispetto al corrispondente intervallo del 2021 (+3,8%). Il deficit commerciale è salito a 8,6 milioni di tonnellate.  

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