Spazio, viaggio in orbita per studiare il metabolismo dell’uomo

Un viaggio nello spazio per studiare il metabilismo dell’uomo. Nel corso della missione Cosmic Kiss di Matthias Maurer, in partenza domani 30 ottobre, un team dell’Università di Trieste guidato da Gianni Biolo monitorerà l’attività metabolica dell’astronauta tedesco dell’Esa durante i 6 mesi di permanenza in orbita. Il progetto si chiama Nutriss e si tratta del primo studio pensato dal team triestino per monitorare il metabolismo muscolare sottoposto a microgravità e contrastare la perdita di massa magra attraverso il controllo dell’alimentazione. L’obiettivo è quello di arrivare a definire un protocollo nutrizionale di riferimento per missioni spaziali di lunga durata. 

Il progetto è realizzato nell’ambito di un accordo specifico stipulato con l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), in virtù del quale l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) ha potuto ampliare le possibilità di utilizzo della Stazione Spaziale Internazionale a beneficio del comparto ricerca italiano. Una prima fase di questo test scientifico è stata realizzata dall’Asi e dall’astronauta dell’Esa Luca Parmitano in occasione della missione Beyond sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) da luglio 2019 a febbraio 2020. L’obiettivo principale fissato dal team di ricerca di Trieste non è tanto che l’astronauta mantenga lo stesso peso corporeo, quanto piuttosto che resti costante la massa magra.  

A questo proposito, dall’osservazione di Parmitano sono risultate essenziali l’attività fisica e la qualità del cibo. In condizioni di immobilità e microgravità va preferita una dieta bilanciata, ricca di proteine (non la dieta iperproteica), con un buon apporto di antiossidanti forniti da verdure, frutta, cioccolato e anche caffè. “Il tema di una corretta alimentazione – sottolinea Giovanni Valentini, responsabile per l’Agenzia Spaziale Italiana dell’utilizzazione della Stazione Spaziale Internazionale – è uno degli argomenti portanti su cui si sta concentrando la ricerca delle maggiori agenzie spaziali mondiali nell’attuale contesto di esplorazione spaziale, per lo studio dei rischi connessi all’invio di missioni con astronauti oltre la bassa orbita terrestre”.  

“Il volo spaziale di lunga durata – spiega Filippo Giorgio Di Girolamo del team dell’Università di Trieste – induce cambiamenti nella composizione corporea e, quasi sempre, la riduzione della massa corporea. È possibile, con un intervento a livello nutrizionale, contrastare o limitare l’effetto dannoso della microgravità sul metabolismo e sul muscolo scheletrico”.  

Il professore Gianni Biolo coordinatore del team dell’Università di Trieste, sottolinea infine che “i risultati ottenuti con Luca Parmitano hanno dimostrato l’efficacia dell’approccio nutrizionale proposto dal nostro team, e, in considerazione di ciò, l’Asi ha programmato con Esa di continuare lo studio Nutriss in occasione di altre due missioni di astronauti Esa sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss), quella imminente di Matthias Maurer e quella di Samantha Cristoforetti prevista nel 2022”. 

(Adnkronos)