(dall’inviata Silvia Mancinelli) – Nel terremoto di cinque anni fa ad Amatrice c’è anche chi è vittima due volte. Una quando ha perso entrambi i figli, l’altra quando, essendo un padre separato, si è ritrovato a dormire in una roulotte. Senza una casetta Sae, concessa alla ex moglie, e senza pure la possibilità di allacciarsi alle utenze, sistemato in un prefabbricato su ruote costruito per lui dai suoi amici. E’ la storia di Carlo Grossi, un uomo che di lavoro fa il soccorritore cinofilo e che, per un atroce scherzo del destino, la notte del 24 agosto trovò con la sua cagnolina Laga i corpi di Anna, 21 anni, e Franco di 23, i suoi figli.
“Mi ero separato due anni prima dalla madre, quindi già non vivevo più con loro, cui avevo lasciato casa – racconta all’Adnkronos Carlo – Io mi arrangiavo, senza mai una vera sistemazione, così di fatto non risultavo più residente, pur dormendo sempre sul territorio. Per questo motivo a me non è mai stata data una soluzione abitativa emergenziale. Delle famose Sae a me ne hanno sempre promessa una, puntualmente rifiutata poi. Questo è il terzo anno che non partecipo alla commemorazione, mi sono stancato. Di tre amministrazioni nessuno ha mai davvero pensato a noi, mai è stato creato uno sportello per i familiari delle vittime. Io e la gente come me, che magari si è divorziata poi, restiamo fuori dalle Sae. Discriminati, dopo aver perso tutto. Colpiti una volta, scampati alla morte e uccisi lentamente giorno dopo giorno al ritmo di illusioni e inutili prese in giro”.