Terza dose, Palù: “Ai fragili è necessaria, poi i sanitari”

“La cosiddetta terza dose, aggiuntiva, per pazienti immunocompromessi e pertanto particolarmente esposti ad un esito grave dell’infezione da Sars-CoV-2 è necessaria in base alle evidenze di studi scientifici. Questi pazienti hanno una risposta immunitaria compromessa dalle patologie da cui sono affetti o dalle terapie a cui sono sottoposti e necessitano pertanto di uno stimolo vaccinale suppletivo e ravvicinato nel tempo (entro 28 giorni) dal completamento del ciclo di immunizzazione. Per il resto della popolazione, la terza dose, il cosiddetto booster, che si è visto è in grado di potenziare di 8 o 10 volte la risposta immunitaria, potrà essere somministrata dopo sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale”. Così Giorgio Palù, numero uno dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e componente del Comitato tecnico scientifico nazionale, in un’intervista a ‘Il Mattino’.  

Come si è giunti al via libera, dal 20 settembre, per la somministrazione delle terze dosi agli immunodpressi? “La proposta, già avanzata oltre un mese fa nel Cts della Protezione Civile, è stata formalizzata dal Cda dell’Aifa giovedì 9 settembre”, aggiunge. Cosa dicono in proposito gli studi? “Dimostrano che in pazienti immunodepressi, per cause naturali (leucemie, immunodeficienze acquisite quali l’Aids) o cliniche (trapiantati, oncologici, pazienti con malattie autoimmuni che assumono farmaci immunosoppressori e anti rigetto), un ciclo di due dosi di vaccino non è sufficiente a proteggere da Covid-19”, avverte. 

Perché gli immunodepressi in prima battuta e non i sanitari come all’inizio del Piano vaccinale? “Perché sono i soggetti più a rischio anche in base al parametro della letalità e dunque vanno subito protetti – risponde Palù – I sanitari, quelli particolarmente esposti al virus, potranno immediatamente dopo, entrare in lista di priorità”. 

La circolare del ministero parla di dose addizionale e di dose booster. Qual è la differenza? “La dose addizionale va somministrata in primis a tutti i soggetti immunodepressi identificati dalla circolare del ministero in 10 categorie – osserva Palù – Verranno vaccinati con uno dei due vaccini a mRNA autorizzati soggetti che abbiano completato un ciclo primario di due dosi di vaccino a mRna o a vettore adenovirale oppure abbiano ricevuto una sola dose di vaccino Johnson & Johnson. Questa dose aggiuntiva viene somministrata a una distanza di 28 giorni dall’ultima inoculazione. La terza dose booster servirà invece a potenziare l’immunità in soggetti non immunodepressi che sono considerati a rischio per avere più di 80 anni ed un sistema immunitario senescente, nei ricoverati nelle Rsa e nei soggetti particolarmente esposti come il personale sanitario”.  

Quanto dura l’immunità? “Dura in funzione del tempo intercorso dalla vaccinazione e dalla predisposizione genetica dei singoli individui a rispondere ad uno stimolo di un antigene (sostanza estranea all’organismo nda). In genere – aggiunge Palù – gli anticorpi anti-SARS-CoV-2 si mantengono nel sangue anche oltre sei mesi mentre le cellule della memoria antigene-specifiche (linfociti T, B, cellule plasmocitoidi a lunga durata) anche ben più di un anno. Col tempo ovviamente, senza richiami adeguati, tutti i vaccini perdono efficacia nel prevenire sia l’infezione sia la malattia. Attualmente in Italia, secondo gli studi dell’Istituto Superiore di Sanità, il livello di protezione dal contagio è sceso al 70-75 per cento da oltre il 90% iniziale per i vaccini a mRNA. In Israele, su una popolazione omogenea vaccinata con Pfizer, la protezione dal contagio è scesa al 50 per cento. Uno studio californiano dimostra che da giugno a luglio il livello di protezione è sceso dall’80 per cento al 60 per cento”.  

Il ruolo delle varianti in questo calo? “Da dicembre del 2019 sono cambiate molte cose – ricorda – Le varianti che destano preoccupazione Alfa, Beta, Gamma e Delta sono diventate più resistenti agli anticorpi (la Beta in particolare) e più contagiose, la Delta in particolare ormai dominante nel mondo, rispetto al virus originario di Whuan”. Tutti riceveranno la terza dose? “È presumibile, come d’altro canto per molti altri vaccini, che si faccia ricorso ad una terza dose, basata inizialmente sull’attuale vaccino. Saranno a breve disponibili – rimarca – anche vaccini aggiornati in base alla sequenza della proteina Spike che porta le mutazioni delle varianti attualmente in circolazione. Ciò è reso possibile dalla tecnologia dell’mRNA estremamente duttile e di rapidissima applicazione”. Quale sarà la durata di questo potenziamento? “Non lo sappiamo con precisione lo scopriremo sul campo. Certamente la biologia dei coronavirus, da esperimenti condotti su volontari negli anni 90 con i coronavirus del raffreddore e la crossreattività con i virus della prima Sars e la Mars, ci fanno presumere che l’immunità così potenziata possa durare a lungo”, conclude Palù.  

(Adnkronos)