Torna pressing Pd su proporzionale, spinta da tutti big dem

(Adnkronos) – La novità è che si torna a parlare di legge elettorale proporzionale e che a farlo, oggi ad un partecipato seminario alla Camera organizzato da Left Wing di Matteo Orfini, sono stati tutti i big del Pd. I ministri Lorenzo Guerini, Dario Franceschini e Andrea Orlando con Nicola Zingaretti, la capogruppo Debora Serracchiani, i presidenti delle commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, Giuseppe Brescia dei 5 Stelle e Dario Parrini, ed ancora Andrea Giorgis, Andrea Marcucci solo per citare alcuni dei presenti. Ad intervenire anche il ‘braccio destro’ di Enrico Letta, il coordinatore della segreteria dem, Marco Meloni.  

E se gli altri big Pd si erano già espressi, in diverse occasioni anche in sede di Direzione, sul proporzionale oggi anche il ‘plenipoteziario’ del segretario dem ha aperto la porta. “Questo pomeriggio ci dice che possiamo essere uniti anche su un tema così cardine come legge elettorale”, osserva Meloni. “La riduzione del numero dei parlamentari necessita che una società così complessa” come l’attuale “sia rappresentata e quindi credo che una legge di impianto proporzionale sia opportuna”. Senza però, sottolinea Meloni, abbandonare “l’orizzonte bipolare” e il lavoro “fatto in questi anni e l’unità delle forze di centrosinistra”, M5S compresi.  

Il filo rosso degli interventi al seminario è quello di riprendere la spinta per una riforma in senso proporzionale nelle consapevolezza che “il sentiero è molto stretto”, per dirla con Guerini. Non solo per i tempi ma anche perchè occorre lavorare per una maggioranza ampia. “Come possiamo fare? -chiede Franceschini-. Intanto realismo: la riforma elettorale non si fa con una maggioranza risicata, serve arrivarci con accordo, il più largo possibile. E la certificazione del farlo o no deve arrivare in Parlamento per mettere i partiti davanti a una scelta. Penso a Forza Italia”.  

Ad aprire i lavori del seminario di oggi è stato Orfini. “Noi abbiamo alle spalle 30 anni di maggioritario che ha dato frutti opposti alle premesse e questo oggi non può non essere oggetto di valutazione”, sia in termini di governabilità che di frammentazione. E di fronte alla “difficoltà sempre più grande di includere i cittadini”, ad un astensionismo sempre più segnato dal punto di vista sociale”, la risposta può essere il proporzionale.  

“La proposta che facciamo sul proporzionale -argomenta Orfini- la facciamo per questi motivi, è una delle risposte alla crisi nel nostro paese. Serve una svolta che punti a ricostruire partiti degni di questo nome e rimettere al centro il ruolo del Parlamento”, tema “ancora più rilevante dopo taglio parlamentari. Dire proporzionale non significa negare l’esistenza di campo progressista” alternativo a quello della destre, o “abbandonare la costruzione campo largo. Il proporzionale metterebbe quel campo largo nelle condizioni di esprimere ciascuno la propria identità per poi ragionare su come dare un governo al paese. E offriamo questa riflessione anche a centrodestra”. 

Brescia dei 5 Stelle, relatore del testo per il proporzionale, spiega di aver sperato che si riuscisse ad arrivare ad una riforma non nell’ultimo scorcio di legislatura. “Magari sono un sognatore ma speravo che con una maggioranza così allargata ci sarebbe stato un clima più disteso, ma così non è stato. Questa riforma non è M5S e non è mia, è il frutto del lavoro della maggioranza Conte bis” e Brescia chiede di ripartire da quel testo: “Dobbiamo fare sfruttare lavoro fatto per avere una speranza di fare in tempo”. Aggiunge Parrini: “Noi non possiamo fare un’altra campagna elettorale su competizioni tra coalizioni forzose” e che poi “non reggono la sfida del governo” e anche se “la convinzione del Pd” sulla riforma “non basta” per approvarla “è importante che il Pd trasmetta agli altri partiti la sua convinzione”.  

“Abbiamo visto di tutto: frammentazione, cambi di casacca, assenza di stabilità”, sottolinea Franceschini e dunque “il buonsenso e la politica ci impongono di cambiare e non restare attaccati attorno a ciò che Pd è nato”, un “bipartitismo” che non si è realizzato. “Oggi poi ci troviamo in un sistema in cui barriere invalicabili sono state tutte superate: la Lega ha mollato il centrodestra per andare al governo con i 5 Stelle, poi il Pd ha governato con i 5 Stelle e poi siamo finiti tutti insieme al governo” 

Di fronte a quello che è successo “quali garanzie ci sono che le alleanze pre-elettorali non si scompaginino? Non è meglio allora una campagna elettorale vera e per poi formare in Parlamento, sulla base delle indicazioni degli elettori, una maggioranza?”. E quindi rivolto al centrodestra: “I nostri avversari pensano che gli conviene votare con l’attuale legge perché così pensano di vincere le elezioni: non è così, non sta scritto da nessun parte”. Anzi, chiunque vinca “avrà una maggioranza molto risicata. Ce lo possiamo permettere? Io penso che questo dobbiamo spiegare: non conviene a noi ma al paese”.  

E Guerini ribalta la ‘narrazione’ secondo cui parlare delle ‘regole del gioco’ non sia una priorità ma è “discutere di un pezzo della democrazia del paese” e per questa va “tenuta alta l’asticella del dibattito” mettendo al centro il tema della rappresentanza di fronte a “settori di non partecipazione al voto sempre più elevati”. Quindi “dare voce, istituzionalizzare la diversità. Infine questi tipo legge elettorale -conclude Guerini- è un modello funzionale alla ricostruzione dei partiti. Se alziamo l’asticella così, credo che il sentiero stretto lo possiamo percorrere”.  

“Non c’è una religione del proporzionale o del maggioritario”, ha quindi argomentato Meloni. “Il nostro obiettivo è ricostruire il rapporto tra eletto ed elettorale”, la scelta dei parlamentari è “decisiva” e va “rafforzato sia il governo da un lato che il Parlamento dall’altro”. Dice Meloni: “Noi dobbiamo lavorare per convergenza ampia su un modello. E un Pd unito è decisivo perché si possa fare discussione pubblica trasparente” e oggi “può partire una discussione per comprendere se c’è la disponibilità reciproca” con gli altri partiti “a discutere di legge elettorale.  

Per Zingaretti è molto “utile un appuntamento come questo” anche perchè c’è “urgenza di fare una scelta”: “A questo punto c’è bisogno di una cronologia perchè siamo arrivati a vigilia elezioni”, incalza l’ex-segretario appoggiando una riforma in senso proporzionale. Per Orlando, “il proporzionale consente di aderire alle spinte delle società e farle convogliare in alleanze dopo il voto” e questo non significa, osserva, “abbandonare la vocazione maggioritaria”. Piuttosto evitare alleanze ‘forzose’ che poi non reggono.  

“La questione non è avere il governo giorno la sera delle elezioni. Non mi importa di avere un governo la sera stessa del voto, se poi cade dopo 6 mesi. Meglio averlo 20 giorni dopo, ma che poi dura per una legislatura. Io penso che lo spazio sia stretto ma che bisogna provare a percorrerlo”.  

(Adnkronos)