(Adnkronos) – “Sono una persona molto buona d’animo, qualsiasi cosa succeda, cerco sempre di capire i motivi che spingono le persone ad agire in un certo modo, ma non c’è logica in ciò che gli occupanti russi hanno fatto e stanno facendo contro di noi”. Lo racconta all’Adnkronos Alla Nechyporenko, a meno di due settimane dall’uccisione di suo marito Ruslan, avvocato, 47 anni compiuti l’8 marzo, colpito mentre insieme al minore dei tre figli stava andando a recuperare beni di prima necessità a Bucha, la cittadina a 30 chilometri a nord ovest di Kiev che sin dall’inizio del conflitto ucraino ne ha rappresentato uno dei fronti più caldi.
“Era il 17 marzo e Bucha in quel momento era occupata dai soldati russi. Il Comune aveva organizzato la distribuzione di aiuti umanitari. Noi avevamo bisogno sia di cibo che di medicine, quindi mio marito, insieme a mio figlio Yuri, ha deciso di andare a prenderli”, racconta Anna.
Padre e figlio hanno cercato di raggiungere il convoglio umanitario in bicicletta, sventolando dei fazzoletti bianchi. Durante il tragitto si sono imbattuti in un posto di blocco russo: “Si sono fermati e hanno alzato le mani, per segnalare che non c’era alcuna minaccia, ma all’improvviso e senza motivo, un soldato ha esploso due colpi contro mio marito. Dopo ha sparato a mio figlio, colpendolo al braccio, e poi di nuovo a Ruslan, alla testa. Infine, un altro sparo contro Yuri, che fortunatamente indossava un giubbotto con il cappuccio, che ha deviato il proiettile, prima che lo colpisse al capo”. Il ragazzo, di 14 anni, ora sta meglio: dopo le dimissioni dall’ospedale, dove gli hanno curato la ferita al braccio e fornito assistenza psicologica, si è spostato con la mamma e i fratelli di 18 e 17 anni fuori da Bucha. Da ieri ha ripreso anche la scuola e segue le lezioni in dad. “Ha un carattere molto forte e combattente, prima dell’arrivo dei soldati russi ha lavorato come volontario per il Comune”, dice la signora Nechyporenko.
È stato proprio il figlio 14enne a darle la notizia della morte del marito: “Quella mattina – racconta – io ero in casa, nella nostra villetta indipendente, con mia suocera e i miei due figli maggiori. Abbiamo sentito gli spari in lontananza, ma se ne udivano di continuo, quindi non ci abbiamo fatto tanto caso e abbiamo continuato con la nostra routine”. Poi il ritorno a casa di Yuri ferito, insieme alla notizia dell’uccisione di Ruslan, rimasto steso a terra, per strada, accanto al posto di blocco russo.
“La linea telefonica a Bucha quel giorno funzionava a tratti. Sono riuscita a sentire i miei genitori, che abitano vicino a noi, solo al pomeriggio e li ho avvertiti di quello che era successo. Mia madre è venuta a casa mia, fermandosi al posto di blocco da cui era passato Ruslan. Ha chiesto ai soldati se potevamo recuperare il corpo e in un primo momento le hanno detto di sì. Quel giorno però non ci siamo riusciti. La mattina dopo mia mamma è tornata là e i militari le hanno risposto che dovevamo aspettare fino all’ora di pranzo la decisione dei loro superiori”.
E così il corpo del marito di Alla è rimasto per strada più di un giorno. Alla fine, per recuperarlo, la suocera di Ruslan, facendosi aiutare dai vicini di casa, ha usato una carriola da giardino, rivestita di coperte e con attaccata una bandiera bianca improvvisata. La salma è stata riportata alla villetta e seppellita davanti casa. Per scavare la fossa la famiglia si è fatta aiutare dai giovani riparati nel rifugio dell’asilo accanto.
“Quando abbiamo dato l’ultimo saluto a mio marito, io ho fatto foto e video di questa specie di funerale, per poter poi provare legalmente che lui era morto, perché in quel momento ovviamente non potevo contattare né il medico legale né il messo comunale”, spiega Alla, che nonostante le difficoltà di comunicazione, riesce a mantenere i contatti con Bucha: “Mi raccontano che in strada ci sono un sacco di corpi e i soldati russi non permettono alle persone di recuperarli”.
Per la signora Nechyporenko è ancora troppo presto per parlare del futuro e di un’eventuale pace tra Russia e Ucraina: “La ferita è ancora molto aperta e mi è molto difficile commentare tutto questo”, spiega, rivelando che “mai avrei immaginato di vivere una cosa del genere e anche adesso faccio fatica a credere che stia accadendo davvero. A volte penso di stare dormendo e che sia solo un brutto sogno”.