(Adnkronos) –
Sarebbero oltre mille i soldati della 36esima brigata della marina ucraina, inclusi 162 ufficiali, che si sono arresi nella città portuale assediata di Mariupol. E’ quanto sostiene il ministero della Difesa russo in una nota dicendo che “nella città di Mariupol, a seguito del successo delle offensive delle forze armate russe e delle unità della milizia della Repubblica popolare di Donetsk, 1.026 soldati ucraini della 36esima Brigata della Marina hanno deposto volontariamente le armi e si sono arresi”. Le dichiarazioni di Mosca seguono simili affermazioni fatte sul suo canale Telegram dal leader ceceno Ramzan Kadyrov che l’ha definita “una scelta giusta” e ha parlato anche di “centinaia di feriti”.
Secondo Kadyrov, “le forze ucraine vengono sconfitte una dopo l’altra ogni giorno”. “I combattenti ucraini non sanno cosa fare con i feriti, non sanno chi contattare e cosa fare dopo, perché la resistenza è inutile e non ci sono quasi più combattenti. Sono attivi solo piccoli gruppi individuali”, ha detto. Il leader ceceno ha aggiunto che “ci sono circa 200 feriti nello stabilimento di Azovstal che non possono ricevere assistenza medica”. Ed ”è meglio per loro e per tutti gli altri porre fine a questa inutile resistenza e tornare a casa dalle loro famiglie”.
Intanto gli abitanti dei villaggi attorno a Mariupol hanno lamentato malori a causa di possibili sostanze chimiche rilasciate dai russi. Lo rende noto il sindaco di Mariupol Vadym Boichenko, aggiungendo che “i russi hanno usato qualche sostanza chimica ma ci è impossibile prelevare dei campioni. Il vento ha diffuso la sostanza. E nella periferia a Sartana e Talakovka alcune persone sono state male e hanno abbandonato quelle zone”.
“Per oggi non sono previsti corridoi umanitari per i civili perché l’occupante viola il cessate il fuoco”, ha reso noto la vice premier ucraina Iryna Vereshchuk. “Non solo gli occupanti stanno ignorando il diritto umanitario internazionale, ma non possono controllare adeguatamente i loro militari sul campo – ha scritto su Telegram la ministra per la Reintegrazione dei territori occupati – Tutto ciò crea un livello alto di pericolo, quindi dobbiamo astenerci dall’aprire corridoi umanitari oggi. Ma lavoriamo per riaprirli il prima possibile”.