Ucraina-Russia, ‘un armistizio di fatto’: l’analisi

(Adnkronos) – Su un fronte di 1.600 chilometri in Ucraina, da due mesi sono solo due i punti di contatto fra gli schieramenti: Bakhmut e Zaporizhzhia. “Il resto è già linea di armistizio di fatto”, spiega all’Adnkronos un analista militare occidentale sulla guerra tra Ucraina e Russia. 

Le forze, sia quelle russe che quelle ucraine, “sono ferme”. Perché nei punti caldi del fronte, “la densità di difesa è superiore a quella dell’attacco e non c’è manovra”. Le forze ci sono ma sono talmente diradate da non consentire uno sfondamento. L’immagine evocata, per descrivere questo fronte stanco, è quella di due pugili suonati al nono round.  

I soldati procedono a piedi. Non usano più i carri armati. La concentrazione delle ‘armi contro corazza’, contro i carri armati, è tale che la vita media reale di un mezzo è bassissima, di poche ore. Lo stesso vale per gli elicotteri e gli aerei. Che di conseguenza non vengono usati. Stiamo parlando, nel dire di potenza difensiva, di mine, della loro densità sul territorio, vecchie armi anti carro e di droni. “E’ quindi in atto un cambio di paradigma”. Operato con un insieme di armi vecchie e nuove. E della loro concentrazione.  

La linea di difesa russa a Sud gli ucraini la attraversano a piedi. Nessun carro sminatore. Sono i soldati ad avanzare carponi di dieci metri con la zappa la notte e all’alba tornano indietro, “come gli Arditi sul Carso”.  

“La guerra di posizione è guerra di manovra, in cui sfrutti il movimento, la mobilità con la potenza di fuoco per avere la meglio. Ma se non si riesce a concentrare una massa sufficiente per superare la densità di difesa, stai fermo, che è quello che accade in questo momento al fronte in Ucraina”, si spiega.  

L’immagine è quella di uno squadrone di cavalleria che carica: se di fronte ci sono i fanti, qualche cavallo viene ammazzato ma alla fine lo squadrone li travolge. Ma se i fanti dispongono di mitragliatrici, l’arma difensiva blocca la manovra e i cavalieri devono scendere. E in questo caso, la mitragliatrice è la densità, la quantità di sistemi messi in campo.  

“Negli ultimi 12 mesi, sono stati scambiati, da una parte all’altra complessivamente, pochi chilometri quadrati, 20 per la precisione. Ed è irrilevante precisare a favore di chi. A fronte di 100mila uomini, forse di più persi per parte”, sottolinea l’analista.  

A sciogliere questa situazione di stallo ci penserà “all’improvviso” un momento di distrazione di una delle due parti che consentirà all’altra di vincere. Nessuna super arma di nuova generazione quindi. Ma l’esaurimento, il collasso di uno dei contendenti. “Qui siamo alla Prima guerra mondiale”.  

Oppure, in una situazione in cui invece le retrovie non sono ‘suonate’, russi e ucraini che hanno dimostrato di saper resistere, come lo è il fronte, sarà la demografia a decidere. “Se si continua in questo modo, tra un anno l’Ucraina arriverà alla situazione in cui era l’Italia nel 1917, quando si chiamarono a combattere i 17enni, i ‘ragazzi del ’99’. In Russia non va meglio: la base demografica è più ampia, ma non combattono per difendere casa loro”.  

 

(Adnkronos)