Ucraina, Trump in campo e incognita Musk: Zelensky tra speranze e dubbi

(Adnkronos) –
La posizione di Donald Trump sull’Ucraina è un’incognita, complice anche l’effetto Elon Musk. Kiev spera, ma i segnali che arrivano tra news e rumors sono contrastanti e il quadro, mentre la guerra con la Russia si avvicina a tagliare il traguardo dei 1000 giorni, appare complesso e per ora difficilmente decifrabile.  

Dopo la vittoria netta nelle elezioni americane, il nuovo presidente ha avuto una lunga serie di colloqui con leader internazionali. Ha parlato anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ha gettato le basi per un futuro contatto diretto con il leader russo Vladimir Putin. 

Sullo sfondo, le dichiarazioni ripetute durante i mesi della campagna elettorale: “Farò finire la guerra prima del mio insediamento, spingerò Putin e Zelensky ad un accordo”. All’orizzonte, come ha svelato il Wall Street Journal, un piano che prevederebbe la creazione di un’ampia zona demilitarizzata e l’Ucraina – rassicurata dal sostegno militare americano – fuori dalla Nato per almeno 20 anni. 

 

Mercoledì, Trump ha avuto una conversazione con Zelensky e la chiacchierata è stata caratterizzata da due sorprese: in linea c’era anche il ceo di Tesla e X Elon Musk e Zelensky è stato in qualche modo rassicurato dal presidente eletto. Il colloquio, descritto inizialmente dal sito americano Axios, è stata successivamente confermata da fonti ucraine. Zelensky, un paio di giorni fa, in una nota ha parlato di un'”eccellente telefonata” senza fornire ulteriori dettagli. 

La telefonata è durata circa 25 minuti. Secondo le fonti, dopo che Zelensky si è congratulato con Trump per la vittoria contro Kamala Harris, il presidente eletto ha affermato che sosterrà l’Ucraina, ma non è sceso nei particolari. Zelensky ha riattaccato la cornetta con impressioni positive, legate soprattutto alla tempestività della telefonata, avvenuta subito dopo le elezioni. Trump, in una intervista alla Nbc, in realtà ha rivelato di aver avuto contatto con decine di leader internazionali. E, secondo il Wall Street Journal, nei colloqui con i leader europei non avrebbe assunto impegni specifici in relazione al conflitto. 

 

Anche il contributo di Musk alla conversazione si sarebbe tradotto in un elemento positivo per Kiev: il numero 1 di X e Tesla avrebbe confermato la disponibilità a mettere ancora a disposizione la rete satellitare Starlink, che ha avuto un ruolo determinante per le comunicazioni ucraine soprattutto nella prima fase della guerra. 

Non si possono però archiviare le posizioni espresse nel passato, anche recente, dal magnate. Musk, che pare destinato ad avere un peso nella nuova amministrazione, ha messo in discussione l’esistenza della Nato,e in una delle tante esternazioni ha bocciato il sostegno economico e militare americano a Kiev: “I soldi non aiutano l’Ucraina. Prolungare la guerra non aiuta l’Ucraina. Il problema è che prolungare la guerra provoca la morte dei migliori giovani dell’Ucraina”. Concetti simili a quelli espressi in passato da JD Vance, vicepresidente degli Usa. 

 

Zelensky, nel summit Epc appena andato in scena a Budapest con gli altri leader europei, ha esortato a non fare concessioni a Putin. Il messaggio è arrivato proprio mentre sull’asse Mosca-Washington andava in scena un primo, parziale contatto. Le congratulazioni di Putin a Trump sono state seguite dalla manifestazione di una generica disponibilità a colloqui sul tema Ucraina. Le dichiarazioni rese da Trump negli ultimi mesi, secondo il leader del Cremlino, “meritano attenzione”. La risposta del successore di Biden? “Penso che parleremo”. 

E’ chiaro che Zelensky tema di ritrovarsi quasi terzo incomodo ad un tavolo delle trattative. L’ingresso di Trump sulla scena potrebbe avere effetti dirompenti per l’Ucraina. Kiev, però, non si rassegna ad un’evoluzione negativa degli eventi. “Molti funzionari ucraini di alto livello” speravano nella vittoria di Trump alle elezioni presidenziali, rivela un articolo dell’Economist che suggerisce un’interpretazione diversa del voto americano rispetto a quella più gettonata. 

 

Nonostante i timori per possibili tagli agli aiuti militari, una parte dell’establishment ucraino riterrebbe la vittoria dei repubblicani meno drammatica di quello che si potrebbe immaginare. Il motivo è presto detto. In molti nella capitale ucraina, secondo l’Economist, si erano stancati dei frequenti proclami di forte sostegno da parte di Joe Biden non accompagnati dai fatti. 

Il presidente, ad esempio, si è sempre rifiutato di consentire agli ucraini di usare missili a lungo raggio Atacms per colpire in profondità la Russia e non è riuscito a evitare forti ritardi nelle forniture militari. Zelensky, recentemente, ha evidenziato che solo una minima parte degli aiuti autorizzati a maggio dal Congresso degli Stati Uniti è arrivata a destinazione. “Di fronte alla scelta tra la sopravvivenza o un presidente imprevedibile che avrebbe fatto a pezzi le regole e quasi certamente tagliato gli aiuti, erano pronti a rischiare”, sostiene il settimanale. 

Nelle ultime ore dell’amministrazione Biden, però, è arrivato un nuovo segnale. La Casa Bianca ha autorizzato l’invio di contractor americani in Ucraina per la manutenzione e la riparazione delle attrezzature fornite. La CNN chiarisce che i sistemi saranno riparati da personale privato degli Stati Uniti: nel quadro sono inclusi caccia F-16 e sistemi di difesa aerea Patriot. I contractor, finora mai autorizzati da Washington, saranno dislocati lontano dalla linea del fronte e non combatteranno. 

 

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