(Adnkronos) – “E’ una ottima notizia, non posso che esserne felice e spero che sia anche un riscatto per i grossissimi danni che noi della ristorazione abbiamo subito durante la pandemia di Covid”. A dirlo all’Adnkronos è il celebre chef e ristoratore italiano Gianfranco Vissani, che commenta così la decisione del governo di dare l’ok alla candidatura della cucina italiana come bene patrimoniale immateriale dell’Unesco. “I danni sono tanti e stiamo cercando di uscirne -spiega subito Vissani- Ce la stiamo mettendo tutta, la clientela è tornata ma, per il momento, solo dal giovedì alla domenica si lavora come un tempo”.
Nel merito della decisione del Ministero della Cultura insieme al Ministero dell’Agricoltura di candidare la cucina italiana a patrimonio dell’umanità, lo chef sottolinea: “Mi fa piacere perché la decisione premia tutto quello che abbiamo sempre portato avanti sul valorizzare le nostre tradizioni, perché l’innovazione sì, ma la gente non mangia più con tutti questi sottovuoto, basse temperature, gli ultrasuoni, i sifoni, l’azoto… questa non è più cucina”. Nello specifico, auspica Vissani, “mi auguro che si valorizzi e venga premiata la cucina territoriale, non quella regionale. Regioni estese come la Lombardia, o la Campania -precisa- hanno delle tradizioni molto differenti tra loro. Lodi, per intenderci, non fa quello che fanno in Brianza”.
E a proposito delle novità sul fronte alimentare, lo chef commenta anche l’entrata in scena delle farine di insetti, come quella di grillo, regolamentate recentemente dall’Europa e ieri attraverso quattro decreti del Governo. “Mah, io le ho provate, alla fine quello che posso dire è che è cambiato il mondo”, dice Vissani. “Tra l’altro il quantitativo di farina di grillo, che non costa nemmeno pochissimo, è limitato, bisogna aggiungere nelle ricette in ogni caso la farina ‘normale'”. E il sapore? Lo chef umbro fa una pausa, poi azzarda un paragone colorito dei suoi: “E’ come quando c’è una donna bella e una donna brutta: alla fine, lì sotto sono tutte uguali”, scherza.