Nel piccolo campo di calcio dell’oratorio San Luigi (Varese) trasformato in una chiesa all’aperto, c’è tutta la comunità di Gazzada Schianno per l’ultimo saluto a Daniele Paitoni, il bimbo di 7 anni ucciso dal padre Davide, nella sua abitazione di Morazzone (Varese) nel giorno di Capodanno. C’è il poster con le sue foto sorridenti e la scritta ‘Ciao Daniele’ dei suoi amici ed educatori, c’è lo striscione ‘Oggi lassù brilla una stella in più: ciao piccolo Daniele’, e poi tanti palloncini bianchi e azzurri che sembrano quasi vegliare sul feretro.
“Siamo qui insieme perché ci sentiamo molto fragili, siamo sconvolti, colpiti, ci perseguitano i sensi di colpa, non possiamo accettare la tua morte, abbiamo molta rabbia dentro al cuore, non resistiamo al pensiero di essere impotenti”, dice il parroco don Luigi Silipigni nella sua omelia. “Anche tu come Gesù volevi vivere e gioire della vita che ti era stata donata, ma anche tu innocente, come Gesù innocente, sei stato travolto dalla violenza e dalla morte e noi davanti alla tua piccola bara bianca oggi siamo come le donne in quel pomeriggio sul Calvario e sperimentiamo il buio e la tua assenza, il buio della violenza contro l’innocente”, aggiunge. “Ogni diritto degli adulti è secondario a quello dei bambini, non possiamo rifugiarci neppure nelle leggi, è troppo comodo. I bambini parlano con il silenzio, con lo sguardo, e noi dobbiamo ascoltarli. Gesù riconosceva le leggi, ma se c’era bisogno di ignorare la legge per aiutare qualcuno, lui si prendeva la responsabilità e agiva”, sottolinea.
“La tenerezza, la compassione, la pietà, l’affetto profondo, la commozione che sprigionano da te, che sprigionano dal ricordo della tua voglia di vivere e dal tuo sorriso si sono già trasformati nei nostri cuori in desiderio di bene, in desiderio di pietà, di aiutarci reciprocamente, in desiderio di abbracciare mamma Silvia e i tuoi cari: vorremmo fare di tutto per aiutarli a portare questo dolore infinito. Dalla tua piccola bara bianca sta già iniziando a germogliare nei nostri cuori il desiderio di essere più umani”, conclude il parroco prima che i palloncini possano volare via e la bara raggiungere il cimitero cittadino.