(Adnkronos) – Scambio di lettere tra il cardinale Angelo Becciu, imputato nel processo per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese e il Papa. La circostanza, messa a verbale, è emersa nel corso dell’udienza di oggi davanti al Tribunale del Vaticano nel corso della quale sono state ascoltate le testimonianze di Genoveffa Ciferri, amica di monsignor Perlasca considerato il teste chiave del processo e Francesca Immacolata Chaouqui, già membro della Cosea, condannata nel processo per Vatileaks 2. Al termine delle due testimonianze, il cardinale Becciu ha fatto una dichiarazione spontanea e ha raccontato di avere scritto al Papa in seguito al baciamano che concesse alla Chaouqui lo scorso agosto al termine di una udienza generale.
“Santo Padre, – scrive il 19 agosto scorso Becciu, che si trovava in Sardegna, in una e-mail al Papa -. Sono spiacente, ma non posso non manifestarle la mia profonda costernazione di fronte alla pubblicazione delle foto che ritraggono la signora Chaouqui ammessa al baciamano nell’udienza di ieri. Ecco i motivi del mio disappunto: quando nel 2017 Le presenta, caldeggiandola, la domanda di grazia di detta signora per condonarle i pochi mesi che le mancavano all’estinzione della pena, Lei mi rispose, in un tono severo che mai Le avevo visto, in questi termini: ‘La mia risposta è negativa e Lei non mi deve mai più menzionare questo nome. Inoltre rimane valido per sempre il divieto di farla entrare in Vaticano’. In tali termini, – scrisse Becciu – come Sostituto, io risposi a nome Suo alla signora. Questa reagì pesantemente accusandomi di essere stato io ad oppormi alla grazia e minacciandomi vendetta crudele nei miei confronti. La vendetta la sto pagando da due anni ed è sotto gli occhi del mondo intero. Con il baciamano di ieri io sono stato smentito pubblicamente e la signora acquisterà maggiore forza per continuare a demolirmi con tutti i satanici mezzi di cui e capace. Il fatto più grave é il seguente e si inserisce nel contesto del processo penale in corso nei miei confronti. Con il gesto di ieri lei, Santo Padre, ha rotto il tanto conclamato Suo impegno di neutralità nel processo. Lei saprà che detta signora appare dagli atti giudiziari come una delle mie accusatici, ora ricevendola lei ha manifestato solidarieta con essa e indiretto sostegno alle sue tesi accusatorie nei miei confronti. In termini processuali il suo atto non sarà visto come promanante dal Papa ma dal primo magistrato dell’ordinamento giuridico dello Stato del Vaticano, e quindi come un’ingerenza nel processo. Tanto mi sono sentito in dovere di comunicarle e nel mentre Le porgo devoti ossequi”.
A stretto giro, lo stesso giorno, la risposta del Papa resa nota dal cardinale Becciu al processo: “Caro Fratello, grazie tante per la sua e-mail. Mi dispiace che questo gesto di saluto possa fare del male. Mi hanno domandato se la signora poteva venire con i suoi figli all’Udienza Generale e avere un baciamano…, e pensai che se le farà bene, che venga. Poi, le dico che ho quasi dimenticato la ‘avventura’ di questa signora. Neppure so che è immischiata nel giudizio (non entro in quello). Le chiedo scusa e perdono se questo l’ha offesa. È solo colpa mia, anche dell’abitudine di dimenticare le cose brutte. Per favore mi perdoni se l’ho offesa. Prego per lei, per favore lo faccia per me. Che il Signore La benedica e la Madonna La custodisca. Fraternamente, Francesco”.
I PODCAST – Sono stati acquisiti dal Tribunale Vaticano, nell’ambito del processo per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue, i podcast realizzati da monsignor Alberto Perlasca, considerato il teste chiave, ai fini di “informare il Santo Padre” su quanto stava accadendo in Vaticano con la gestione dei fondi. I podcast – come è emerso oggi in Aula – sono stati registrati da monsignor Perlasca su suggerimento di Francesca Chaouqui, già membro della Cosea in Vaticano, ascoltata oggi come teste.
BECCIU – Il cardinale Angelo Becciu, al termine dell’udienza, ha reso una dichiarazione spontanea: “Non mi è facile – ha detto il cardinale – dopo questa giornata parlare in modo sereno”. Quindi riferendosi alla Chaouqui ha osservato.”Ho quasi gelosia nei suoi confronti. Quando dice ‘Io e il Papa, io vedo il Papa…’. Da sostituto alla segreteria di Stato non avevo questa facilità di andare dal Papa o di riferire al Papa o di portare ordini. In Cosea lei si imponeva a monsignor Perlasca? Mi sembra strano. Di solito chi veniva era il presidente della Cosea che si rapportava col sostituto. Non mi sembra vero”. Quindi, riferendosi alle cose dette da Chaouqui a proposito di possedere una parte dell’archivio come ex membro della Cosea con note di giudizio su singole personalità, Becciu ha osservato: “Mi meraviglia che abbia ancora del materiale. Come è possibile? I documenti non si lasciano al termine di una attività. Io non conservo nulla, è contro tutte le regole. Come può disporre di documenti tanto più se sono delicati?”.
Chaouqui, nel corso del suo interrogatorio, ha detto che Cecilia Marogna, la manager sarda che lavorò con Becciu, gestiva il telefono del cardinale, in particolare gli account di Messenger: “Ma quando mai? – ha osservato Becciu – è falso”. Becciu ha poi detto di non avere mai risposto ai messaggi della Chaouqui: “Quando ne parlai col Papa mi disse di non rispondere mai ai suoi messaggi. Io le risposi solo quando mi mandò il viso del figlio con un messaggio di auguri”. “Lei – ha detto ancora Becciu parlando della Chaouqui – ha qualcosa contro di me, anzi molto. Una delle accuse che smentisco in pieno è di avere dato ordine io di arrestarla e di non avere avuto pietà del fatto che era incinta. E’ tutto falso”. Becciu ha ricordato che “avvenne ai primi di novembre 2015. Io ero in Sardegna. Chi la interrogò fu il comandante della gendarmeria che poi mi telefonò per comunicarmelo e io gli dissi: ‘Sei matto?’. Poi in seguito mi raccontò che la Chaouqui era incinta”.
Becciu nella dichiarazione spontanea ha poi detto di assumersi invece due responsabilità, legate al fatto che la Chaouqui coltivi “risentimento” nei suoi confronti: “Quando nel 2013 fu composta la Commissione della Cosea e alla segreteria di Stato fu inviata la lista dei nomi io trasalii quando vidi il nome della Chaouqui perché avevo avuto segnalazioni gravi sulla sua persona”. Becciu ha spiegato che in segreteria di Stato, prima di Bergoglio, era prassi dare il benestare sulle persone indicate per le Commissioni, ma con papa Francesco stavano saltando queste regole: “Noi fummo messi davanti al fatto compiuto. Io ero corso a dire che questa signora non era degna di lavorare in Vaticano”. Becciu, nella sua dichiarazione, ha indicato un secondo motivo del possibile risentimento della Chaouqui nei suoi confronti: “Su Vatileaks io presenziai la Commissione per decidere se procedere al licenziamento per via amministrativa o denunciare, la Commissione si pronunciò per la denuncia ai magistrati che fu autorizzata dal Papa”.
Quanto alla richiesta di grazia per la Chaouqui dopo la condanna in seguito a Vatileaks 2, grazia che la Chaouqui in Aula ha negato di avere mai chiesto, Becciu ha detto di avere portato la richiesta formale al Papa: “Andai dal Papa che mi disse: ‘Eccellenza, non mi faccia più questo nome. Io non intendo concedere la grazia. Inoltre è ancora valido il divieto di ingresso in Vaticano. Era il 2017”.
“All’udienza odierna si è ulteriormente confermato il malanimo nei confronti del cardinale Becciu che sia la signora Ciferri che la signora Chaouqui nutrivano all’epoca in cui maturò il cambio di atteggiamento di Monsignor Perlasca nell’ambito del procedimento che lo vedeva indagato. Le due testimoni hanno ricostruito in modo diametralmente opposto molti fatti e circostanze, al punto che il Tribunale dovrà valutare una richiesta di confronto proprio alla luce dell’assoluta inconciliabilità delle versioni fornite” sottolineano i difensori del cardinale Angelo Becciu, Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo. “Tutto ciò a conferma dell’impossibilità di trarre da queste fonti elementi utili alla ricostruzione della verità, quella che ci sta a cuore e che siamo certi il Giudice terzo riconoscerà. Quanto agli insistiti riferimenti al Santo Padre della Chaouqui, la semplice lettura da parte del Cardinale di una lettera dell’agosto 2022, scritta di pugno dal Pontefice e depositata in atti, smentisce tutto lo scenario evocato dalla testimone che ha affermato di avere incontri costanti con il Santo Padre”, osservano i legali.
CIFERRI – “Il cardinale Becciu teneva sotto il calcagno monsignor Perlasca” ha sostenuto Genoveffa Ciferri, amica del monsignore da lei soprannominato ‘volpetto’, sentita oggi in Aula come teste per capire se abbia avuto un ruolo da comprimaria insieme a Francesca Chaouqui nella stesura del memoriale di Perlasca. “Becciu – ha sostenuto Ciferri che ha risposto alle domande del Promotore di giustizia e delle difese degli imputati con molte divagazioni tanto da essere più volte richiamata dal presidente Pignatone – esercitava pressioni su Perlasca che non era reticente ma era sotto il giogo del cardinale ed era stressato. Io avevo paura che Becciu volesse eliminare Perlasca”. Ciferri ha raccontato di un colloquio avuto a casa di Becciu al termine del quale lei disse al cardinale: “Le sarò nemica con l’esercito schierato a battaglia”. Interpellata sul memoriale di Perlasca, Ciferri ha detto: “Io visivamente non l’ho mai visto. Fu dato al Papa da Perlasca. Questo me lo disse monsignor Perlasca”.