Virologi in tv solo se autorizzati, Pregliasco: “Serve codice etico per opinionisti”

Virologi in tv solo se autorizzati, “a mio avviso dovrebbe esserci piuttosto una carta per tutti coloro che parlano” di Covid in tv, radio, giornali e media in generale “quali giornalisti, opinionisti e non addetti ai lavori” che garantisca “l’eticità di quello che raccontano e la veridicità delle loro affermazioni” citando cioè “da chi e dove le hanno apprese”. Così il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano commenta con l’Adnkronos Salute l’Ordine del giorno, a firma del deputato del gruppo Misto Giorgio Trizzino, accolto ieri dal governo che chiede di prevedere la presenza di virologi, immunologi, infettivologi in tv, alla radio o intervistati dai giornali su Covid-19 solo se autorizzati dalla struttura sanitaria, pubblica o privata, di appartenenza. 

“Non si può fare una censura – dice Pregliasco – l’autorizzazione della struttura cosa ci dà in termini di qualità di intervento? Ci vuole un codice etico – rilancia il virologo – ma per tutti. Il problema non sono i virologi, girano la colpa a noi ma è il giornalista o l’opinionista del caso che fa confusione e quindi ben venga un codice etico, con degli elementi essenziali, in base al quale uno quando dice qualcosa deve provarne la scientificità e il fatto che si è informato e da chi si è informato. Deve essere dichiarato un po’ come il conflitto di interessi. Quando noi partecipiamo a dei congressi – spiega il medico – la prima cosa che dobbiamo fare è dichiarare conflitto di interessi, biografia e bibliografia a cui si fa riferimento per le affermazioni. Questo è, ma deve essere per tutti però, compresi gli opinionisti che sono i peggiori”. 

“Il rischio – paventa l’esperto – è che facciano sparire i virologi che hanno studiato, continuando a far parlare gli altri. C’è un’esigenza di informazione ma quello che prevale, lo vedo in alcune trasmissioni, sono tre o quattro opinionisti che buttano lì quello che pensa la signora Maria, che è giusto ma – ammonisce Pregliasco – ci deve essere un’interlocuzione. Un opinionista non può dire ‘il vaccino è sperimentale’, deve dire ‘voglio sapere se è sperimentale’ che è cosa diversa. Invece nelle trasmissioni quello che succede è questo: messaggi che passano in maniera scorretta. Io alle volte – ricorda – ho litigato in trasmissioni perché si lasciava passare questo concetto e se passa da testimonial, se un giornalista che è una persona informata e colta dice così, vuol dire che ha questa indicazione”. 

“Io – conclude il virologo – continuerò se mi viene richiesto a dire la mia perché ritengo che l’educazione alla salute e l’informazione basata su dati scientifici che si aggiornano nel tempo vale la pena ed è necessaria”. 

(Adnkronos)