(Adnkronos) – Parte dalla guerra in Ucraina, che cambia radicalmente la storia e peggiora le prospettive dell’economia mondiale, e finisce citando Luigi Einaudi, per dire che la cooperazione internazionale non deve cedere il passo. Il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, nelle sue Considerazioni finali in occasione dell’assemblea annuale di Bankitalia, non può che centrare la sua analisi sulle conseguenze di breve, medio e lungo periodo del conflitto. In mezzo, nel corso dell’analisi, arrivano messaggi chiari rispetto alla reazione che deve avere la politica economica, a partire dalla necessità di evitare “una vana rincorsa fra prezzi e salari”.
Lo scenario
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia alla fine di febbraio “segna una drammatica cesura nella storia recente”. Ha innescato “una grave crisi umanitaria e fatto riemergere tensioni tra le diverse aree del mondo che negli ultimi trent’anni sembravano essere state, se non del tutto superate, durevolmente ridotte”. La guerra “ha anche peggiorato di colpo le prospettive di crescita dell’economia mondiale, in una fase in cui i danni inferti dalla pandemia non sono ancora del tutto riparati. L’incertezza è drasticamente aumentata a livello globale, investe i pilastri sui quali si basa l’assetto economico e finanziario internazionale emerso dalla fine della Guerra fredda: la convivenza pacifica tra le nazioni, l’integrazione dei mercati, la cooperazione multilaterale”.
La citazione
Scriveva, all’instaurarsi degli accordi di Bretton Woods, Luigi Einaudi: “La cooperazione internazionale ha in passato sempre giovato più ai poveri che ai ricchi. Così sia anche stavolta. Ma così sarà solo se noi fermamente lo vorremo”. E ancora prima, nel pieno del secondo conflitto mondiale, Einaudi sottolineava che “gli Stati nazionali sono sempre meno influenti a fronte dello sviluppo dell’interdipendenza economica su scala planetaria” e che frontiere aperte sono artefici di prosperità, perché: “Libertà di scambi economici internazionali vuol dire pace”. Oggi Visco raccoglie quelle parole. “È difficile dirlo meglio: la cooperazione internazionale non deve cedere il passo. La necessaria riflessione sul governo della globalizzazione non deve venire offuscata dalla sfiducia e dalle tensioni che derivano dal conflitto in atto; va invece coltivata con il massimo impegno, mantenendo aperto il dialogo, la speranza che la guerra, per la quale esprimiamo netta e totale condanna, cessi al più presto”.
Il mondo diviso
Una “divisione del mondo in blocchi rischierebbe di compromettere i meccanismi che hanno stimolato la crescita e ridotto la povertà a livello globale” colpendo specialmente i paesi più deboli. Secondo il Govenatore, “una frammentazione lungo confini definiti da pur necessarie considerazioni di sicurezza politica potrebbe avere conseguenze assai negative per le economie di minori dimensioni”.
La crescita
La guerra “ha radicalmente accentuato l’incertezza. L’attività produttiva si è indebolita nel primo trimestre, dovrebbe rafforzarsi moderatamente in quello in corso. In aprile valutavamo che il prolungamento del conflitto in Ucraina avrebbe potuto comportare circa 2 punti percentuali in meno di crescita, quest’anno e il prossimo”. Le stime più recenti delle maggiori organizzazioni internazionali sono simili. Non si possono però escludere sviluppi più avversi. “Se la guerra dovesse sfociare in interruzione delle forniture di gas russo, il pil potrebbe ridursi nella media del biennio”.
Prezzi e salari
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ammonisce ad evitare “una vana riconcorsa fra prezzi e salari” di fronte all’aumento dell’inflazione. Per Visco invece di una generale crescita delle retribuzioni agganciandole ai prezzi di alcuni beni, sarebbero opportuni “interventi di bilancio di natura temporanea e calibrati con attenzione alle finanze pubbliche” per contenere i rincari delle bollette energetiche e sostenere il reddito delle famiglie. Al momento, nota Visco, segnali di “trasmissione delle pressioni dai prezzi alle retribuzioni” non si sono finora registrati.
Le materie prime
“L’aumento dei prezzi delle materie prime importate è una tassa ineludibile per il Paese”. Nelle Considerazioni finali Visco precisa che “l’azione pubblica può ridistribuirne gli effetti tra famiglie, fattori di produzione, generazioni presenti e future; non può annullarne l’impatto d’insieme. Per quanto riguarda le famiglie, gli interventi calibrati in funzione della loro condizione economica complessiva anziché dei redditi individuali risultano più efficaci nel contrastare le ripercussioni dell’inflazione sulla disuguaglianza”.
Il Pnrr
Il “Pnrr non esaurisce il novero degli interventi necessari né l’impegno finanziario del Paese: vi si aggiungono importanti riforme da attuare, come quella della tassazione, e risorse che il bilancio nazionale destina a programmi di spesa con obiettivi affini”. Il Piano “offre la possibilità di colmare in tempi non lunghi parte dei ritardi accumulati”.
Le banche
La situazione delle banche italiane è “complessivamente non negativa” ma il conflitto in Ucraina e i problemi di approvvigionamento delle materie prime che causano un rallentamento del pil consigliano di “operare con prudenza” sulla “classificazione dei prestiti, accantonamenti e distribuzione degli utili”. Conseguenze “di rilievo” potrebbero esserci per le banche più tradizionali, specie le medio piccole i cui vertici “devono agire senza ritardi anche sul fronte di possibili aggregazioni per minimizzare il rischio di crisi”.