Web, deep e dark: il lato oscuro di Internet va contrastato

(Adnkronos) –
Dark web. Per bypassare la censura russa – dopo il blocco imposto da Mosca – Twitter ha lanciato una versione ‘protetta’ del social cui gli utenti possono accedere scaricando il browser TOR. Anche la BBC ha lanciato una sorta di Radio Londra in versione 5.0 cui è possibile accedere utilizzando strumenti di elusione come lo stesso TOR Browser o l’app Psiphon. Quindi il dark web questa volta è utilizzato per fini ‘virtuosi’ anche se continua a nascondere il peggio della Rete. Secondo un recente saggio del guru e pioniere del web Jaron Lanier, quello che vediamo della Rete è solo una frazione ridottissima del traffico on line. Infatti l’internet nascosto (deep web) e cioè la porzione che non viene indicizzata dai nostri motori di ricerca (e quindi non troveremo mai con Google né su chatGPT), vale ormai addirittura tra il 90 e il 95% del Web; e all’interno del deep web cresce il dark web, il lato oscuro e inquietante della Rete. Il lato oscuro della Rete è fatto di violenza, pedofilia, terrorismo, vendita di droga e altre nefandezze e rischia di divorarsi il ‘lato luminoso’ della Rete quello che ha fatto diventare il Web il motore del cambiamento e il faro della modernità. E alcuni sistemi informatici che garantiscono l’anonimato – proprio come il citato TOR – così virtuosi nel proteggere il dissenso nei Paesi totalitari sono invece, nei Paesi a democrazia avanzata, la chiave per accedere al lato oscuro. Vanno pertanto (nonostante la loro citata utilità in specifici contesti) posti fuori mercato o, quantomeno, ne va controllata e gestita la diffusione. 

Potere italico. Per chi vuole capire “dove si colloca l’Italia in questo vortice della storia” non può non leggere lo scintillante (breve) saggio del prof. Giulio Sapelli (“Il potere italico nella storia e nella guerra”) pubblicato nell’ultimo numero della rivista Aspenia. L’Italia è per Sapelli una “potenza regionale potenzialmente egemonica, mediterranea e balcanica, è si a unificazione statuale tardiva ma ha radici culturali antichissime nella comunità dei colti”. Anche se oggi, ci dice il professore “a comandare in Italia sono le oligarchie non più invisibili, ma visibili e magnificate dal landscape subliminale di una nuova società dello spettacolo”. Il futuro, comunque, anche italiano sarà segnato dallo sviluppo e dalla conclusione (quando ci sarà) “dell’aggressione imperiale russa all’Ucraina” che riclassifica “i rapporti economici mondiali secondo i caratteri programmatici di una economia bellica” e di un mondo ormai (purtroppo) di nuovo in guerra.  

Leader. Non c’è nessun italiano (né alcun spagnolo; un solo francese, il calciatore Mbappè e nessun greco) nell’ultima lista dei 100 più influenti “personaggi del mondo” che ogni anno, da 20 anni, compila il settimanale Time. Un gruppo eterogeneo (da re Carlo III, a Beyoncè, a Elon Musk, a Colin Farrel, a Lula, a Joe Biden, a Lionel Messi) tutti però uniti dal filo rosso della loro “dominanza” nello scenario sociale e politico contemporaneo. Con un occhio alla loro presenza nel mainstream della comunicazione mondiale (ed è qui dove, forse, sono un po’ più deboli i leader mediterranei). (Di Mauro Masi) 

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