Zaki oggi a processo, la sentenza non sarà impugnabile

Patrick Zaki a processo. La prima udienza, che si svolge a Mansoura, in Egitto, nella seconda sezione del tribunale d’emergenza per la sicurezza dello Stato, arriva oggi dopo un anno e sette mesi di detenzione preventiva dello studente. La sentenza tuttavia “non prevede diritto d’appello”, spiega ad Aki-Adnkronos International Lubna Darwish, a capo del dipartimento per i diritti delle donne e la difesa di genere dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l’ong egiziana con cui collaborava lo studente dell’Università Alma Mater di Bologna. A Zaki è contestato uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta, di cui fa parte. 

“Purtroppo è così nei tribunali d’emergenza per la sicurezza dello Stato”, prosegue Darwish riferendosi alla non impugnabilità della sentenza e sottolineando che Zaki, sulla base delle accuse che gli sono state mosse, “rischia fino a 5 anni di carcere”.
 

“Noi speravamo che sarebbe stato rilasciato poiché le accuse sono false ed il verbale d’arresto è stato falsificato. Ma ora affrontiamo il suo processo sulla base di un articolo che ha scritto!”, ha aggiunto l’esponente dell’Eipr. Secondo l’ong, Zaki è stato incriminato sulla base degli articoli 80 e 102 (bis) del codice penale per un articolo in cui raccontava la sua vita da cristiano copto in Egitto. 

Intanto il mondo politico italiano si mobilita e torna a chiedere l’intervento urgente del governo sul caso. “Le preoccupazioni e i timori erano, purtroppo, fondati. La tortura di Patrick continua, oggi una escalation che ci trova ancora più determinati a lottare al fianco di questo ragazzo, cittadino italiano, prigioniero e sequestrato in un incubo”. Così Filippo Sensi del Pd su Twitter. 

”Dopo un anno e sette mesi di detenzione illegale, soprusi e torture, domani si svolgerà la prima udienza del processo contro Patrick Zaki. Qualsiasi aspetto di questa vicenda fa rabbrividire. E l’assordante silenzio del Governo Draghi non fa che peggiorare la situazione. Soprattutto perché continuiamo a vendere armamenti al regime di Al-Sisi”, affermava ieri il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Mi auguro che il governo italiano- conclude l’esponente dell’opposizione di sinistra – si svegli dal suo colpevole sonno e intervenga”. 

“Dopo 19 mesi di terribile custodia cautelare, Patrick #Zaki verrà processato in una sezione che non prevede diritto di appello. Un dramma umano che non può lasciarci indifferenti. Il Parlamento ha impegnato il governo: non possiamo abbandonarlo”, scrive su Twitter Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd. 

‘Il Governo italiano dia seguito alla volontà di Senato e Camera e si attivi per il conferimento a Zaki della cittadinanza italiana. Mai come in questo momento, nelle ore dell’avvio di un processo che è uno sfregio ai diritti umani, tutta la comunità italiana deve stringersi intorno a Zaki e far crescere la pressione per il suo rilascio”. Così il senatore Francesco Verducci, vice presidente della commissione Cultura e primo firmatario della mozione approvata dal Senato che impegna il Governo per la cittadinanza italiana al giovane studente e ricercatore.
 

(Adnkronos)