A Bologna la Corte di Assise ha condannato all’ergastolo l’ex esponente di Avanguardia nazionale Paolo Bellini per la strage alla stazione del 2 agosto 1980 che fece 85 morti e 200 feriti. Bellini è stato condannato come quinto presunto esecutore dell’eccidio e per lui è stato disposto un anno di isolamento.
Bellini, 68 anni, per l’accusa è il quinto attentatore, in concorso con i Nar condannati in definitiva, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini e, in primo grado, Gilberto Cavallini.
Bellini è stato imputato dopo che la Procura generale ha avocato l’inchiesta sui mandanti.
La Procura generale ha accusato, da morti, e quindi non processabili, anche il capo della P2 Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi.
Oltre alla condanna all’ergastolo a Paolo Bellini la Corte di assise di Bologna ha giudicato responsabili anche gli altri due imputati nel nuovo processo sulla Strage del 2 agosto 1980: l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, accusato di depistaggio, a sei anni; Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli, a Roma, accusato di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini, a quattro anni.
Le vicende di Bellini, a lungo killer dell’ndrangheta, si intrecciarono a fine anni ’90 con quelle di un duplice omicidio avvenuto a Viadana il 7 novembre 1992.
Nel 1999 Bellini, mentre era già in carcere, si autoaccusò di aver ucciso a colpi di pistola a Viadana con la complicità di altre tre persone, i muratori Domenico Scida, 24 anni, di Cutro, e il napoletano Maurizio Puca, 22 anni. Il movente sarebbe stata una ritorsione tra clan dell’ndrangheta per precedenti omicidi e per il controllo dello spaccio di droga nel basso mantovano e nel reggiano.
Per quei due omicidi vennero però tutti prosciolti. Il racconto di Bellini, che il giudice ritenne completamente inventato, non coincideva infatti con quello di una supertestimone che aveva assistito al duplice delitto.