MANTOVA – I carabinieri di Palermo e Mantova nella notte tra il 14 e 15 gennaio hanno dato esecuzione al fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Dda di Palermo, nei confronti di due persone, ritenute responsabili di associazione mafiosa. Arrestati, inoltre, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare altre due soggetti per estorsione aggravata.
Le indagini, iniziate nel territorio di Palermo, hanno documentano i nuovi assetti e le dinamiche criminali della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno (Pa) all’indomani dell’operazione dei carabinieri “Cupola 2.0” (4 dicembre 2018), a seguito della quale erano stati arrestati, tra gli altri, gli uomini d’onore al vertice del mandamento mafioso di Misilmeri- Belmonte Mezzagno. Al vertice della cosca, dalla fine del 2018, quindi, Salvatore Francesco Tumminia da poco tornato in libertà dopo essere stato condannato per associazione mafiosa a seguito dell’operazione “Perseo” (del 6 dicembre 2008) condotta sempre dai militari dell’Arma. Fra i soggetti raggiunti dai provvedimenti restrittivi vi è anche Giuseppe Benigno residente in provincia di Mantova. Le indagini hanno quindi documentato come Benigno fosse un soggetto intraneo alla famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno e che operava in contatto con i vertici del mandamento e della famiglia mafiosa facente capo a Salvatore Francesco Tumminia. Il ruolo del Benigno era quello di agevolare la commissione dei reati fine dell’associazione quali le estorsioni, coadiuvando i compagni nel controllo del territorio organizzando gli incontri con gli appartenenti alle varie famiglie mafiose, inserendosi nella risoluzione delle problematiche interne all’associazione. Localizzato e monitorato da giorni dai carabinieri di Palermo e Mantova, Benigno in attesa del provvedimento di fermo, è stato catturato in una cascina a San Cassiano nel comune di Piubega dove si era rifugiato dopo che due sicari, a bordo di uno scooter e travisati da caschi integrali, il 2 dicembre 2019, fra le strade di Belmonte Mezzagno (Pa) gremite di passanti, avevano cercato di ucciderlo esplodendo contro di lui nove colpi d’arma da fuoco, di cui solo due lo colpivano in maniera non mortale.
L’attività di indagine dei Carabinieri di Mantova non si conclude con gli arresti di oggi, ma mirerà a fare luce sul supporto ricevuto per agevolare la permanenza di Benigno in provincia.