MANTOVA – I numeri rimbalzavano da giorni ma nessuno voleva crederci tanto erano pesanti. E oggi invece sono stati confermati in tutta la loro drammaticità con l’annuncio di 130 licenziamenti alla Corneliani.
Una tegola pesantissima per l’azienda stessa dato che gli esuberi rappresentano il 30% dei 455 dipendenti, e per la città, che ha fatto tornare la lancette dell’orologio indietro alle crisi aziendali delle altre grosse industrie nel polo industriale o ai suoi limiti, Ies, Burgo, Sogefi solo per citare quelle più emblematiche.
Oggi pomeriggio si è tenuta subito un’assemblea sindacale con le Rsu e i rappresentanti di Femca Cisl e Filctem Cgil. Al tavolo c’erano Adolfo Feudatari insieme al segretario generale di categoria della Cisl Gianni Ardemagni e al segretario territoriale Rosaria Scibilia, e il segretario generale di categoria della Cgil Michele Orezzi.
I sindacati – è stato detto in assemblea – rigettano il piano industriale presentato dall’azienda e da domani intraprenderanno tutte le azioni possibili affinchè questo venga cambiato. Domani, già di prima mattina si tornerà di nuovo in assemblea, poi dalle 10 inizierà un presidio di fronte alla Corneliani e a mezzogiorno ci sarà un incontro con i giornalisti.
Verranno subito informati della situazione Sindaco, Prefetto, Regione Lombardia, Ministero dello Sviluppo Economico e Parlamentari europei.
I sindacati vogliono anche parlare al più presto con la proprietà, il fondo arabo Investcorp con sede a Londra, detentore del 51% delle azioni, e la famiglia Corneliani proprietaria dell’altro 49% delle quote.
La posizione dell’azienda
Intanto l’azienda ha diffuso un comunicato sul piano di riorganizzazione e trasformazione triennale “finalizzato – è scritto – a garantire la competitività e la crescita dell’azienda nel lungo periodo. Il piano punta a riaffermare i valori e il DNA del brand Corneliani e la trasformazione della storica sede produttiva di Mantova in un polo di eccellenza della manifattura tessile d’alta gamma del made in Italy. La riorganizzazione permetterà̀ all’azienda di essere più̀ agile e pronta a rispondere rapidamente alle esigenze dei clienti, anticipando le nuove necessità determinate dall’evoluzione del mercato, proteggendo al tempo stesso le competenze artigianali e sartoriali specializzate che esprime il territorio mantovano e una tradizione che si rinnova da oltre 60 anni. Il piano – prosegue il comunicato – è stato costruito per affrontare le avverse condizioni di mercato (il bilancio 2018, che la famiglia Corneliani non ha approvato, parlava di un rosso di 12 milioni di euro ndr) i cambiamenti irreversibili nel settore che richiedono inderogabilmente nuovi modelli organizzativi e di business. I trend sono confermati anche dagli ultimi dati di Camera di Commercio e da Euromonitor[1] e vedono sotto pressione specialmente la manifattura italiana di alta gamma, in competizione con i brand internazionali favoriti dall’ampio utilizzo di manifattura a basso costo proveniente da Paesi emergenti. In questo contesto il segmento più colpito appare proprio quello dell’abbigliamento formale maschile, di cui Corneliani è una delle massime espressioni. Le stime evidenziano un calo delle vendite dei principali concorrenti tra il 2012 e il 2017 fino a oltre il 10%
La storia di Corneliani
Corneliani nasce a Mantova nella seconda metà degli anni ’50 ereditando l’esperienza di Alfredo Corneliani, tra i pionieri nel settore moda uomo in Italia, che iniziò negli anni ‘30 una produzione artigianale di impermeabili e capi spalla. Corneliani rappresenta una dimensione, un’identità e un elevato standard che la connotano come realtà di riferimento della moda uomo nel mondo. Nel 2016 Investcorp, società di private equity con oltre 30 anni di investimenti di successo in aziende ad alto potenziale, acquisì la maggioranza del capitale con l’obiettivo di proseguire e accelerare lo sviluppo internazionale del brand. Oggi Corneliani conta 1048 dipendenti tra le sedi di Mantova e Milano, le filiali estere in Cina e negli Stati Uniti, gli stabilimenti produttivi esteri e il retail diretto. Tramite questi uffici gestisce una rete distributiva mondiale che raggiunge gli oltre 750 punti vendita tra department store di lusso, negozi multimarca e monomarca.