Sono circa 100mila, secondo una stima del Sole 24Ore, gli studenti italiani all’estero. Alcuni di loro bloccati che non possono rientrare, altri devono ancora partire.
Dal 9 marzo, per l’emergenza coronavirus, non si entra e non si esce dall’Italia. E non solo, ora anche gli altri paesi hanno bloccato le frontiere.
Tra questi, i mantovani che in questo anno accademico di sono iscritti al programma Erasmus sono circa 300, non tutti sono via in questo momento, molti dovevano ancora incominciare questa esperienza.
Ma cosa fare per sospendere, annullare o rinviare il programma per chi deve ancora partire? E cosa devono o possono fare gli studenti che invece sono già in Erasmus?
Sono tante le domande di studenti e genitori in questo periodo.
Il Sole 24Ore stima che negli ultimi cinque anni – per restare agli scambi di studenti universitari (che sono solo una parte però del programma Erasmus+) – sono partiti dall’Italia 180.252 studenti. Circa 47mila dei quali nell’ultimo anno accademico. Con questi dati l’Italia è al quarto posto per numero di partenti dopo Francia, Germania e Spagna, oltre ad essere quarta anche per i flussi in ingresso.
E se dalla Francia non si riesce a tornare: bloccati i treni. In Spagna le università sono chiuse, ma gli studenti ancora non sanno se le lezioni proseguiranno online oppure se potranno mantenere la borsa Erasmus tornando a casa e quindi nell’incertezza molti scelgono quindi di restare per paura di perdere l’anno accademico. Dall’Inghilterra invece chi può fugge, anche senza tornare in Italia. Grande preoccupazione anche negli Stati Uniti, dove Trump ha dichiarato emergenza nazionale.
Agli studenti già in Erasmus
Agli studenti e agli staff italiani attualmente oltreconfine l’Unione europea consiglia di contattare le organizzazioni/enti di invio per informazioni e supporto, oltre al ministero degli Affari esteri e alle ambasciate nel paese dove si trovano. Oltre alle informazioni che di volta in volta vengono inserite nella pagina con i consigli per tutti i nostri connazionali all’estero.
Se non si vuole più proseguire si può rientrare senza che ciò costituisca interruzione della mobilità; dunque la sovvenzione sarà mantenuta. Interruzione che viene calcolata solo ai fini del periodo massimo di 12 mesi per ciascun ciclo di studio. In caso di annullamento il progetto può essere posticipato assegnando allo stesso partecipante il contributo comunitario relativo alla nuova mobilità (fermo restando per gli studenti il periodo massimo di 12 mesi).
Per chi deve ancora partire
Per chi deve ancora partire invece, con la clausola di forza maggiore si potrà rinviare o posticipare l’esperienza all’estero, la Commissione sottolinea però che gli scambi relativi al 2019 potranno essere posticipate alla Call 2020, purché: vi sia accordo con l’Istituto partner ospitante tali mobilità; vi sia un atto/decreto interno a firma del rappresentante legale di Istituto che formalizzi tali disposizioni.
Attenzione ai tempi per inoltrare le richieste
Attenzione ai tempi di richiesta che non sono dietro l’angolo: infatti la richiesta di autorizzazione della causa di forza maggiore dovrà essere inoltrata tramite Pec entro il 20 aprile 2020, per i progetti relativi alla Call del 2018; entro il 29 maggio 2020, per quelli del 2019. Sperando, per allora, di esserci lasciati l’emergenza coronavirus alle spalle.