GONZAGA – Qualcuno ha scritto nelle ultime ore che “Milano è una città morta, perchè vuole vivere”. Pure Gonzaga è una città morta in questi giorni. E anche se qualcuno dice che in realtà lo sia sempre stata, a prescindere dal virus, non riesce tuttavia a nascondere l’angoscia e lo sconforto di fronte alle strade e ai parcheggi deserti e spettrali, alle notti in cui il silenzio si amplifica per infrangersi al primo urlo di un’ambulanza, e alle giornate che sembrano vuote, scandite solo dal canto degli uccellini che, beffardi, annunciano la primavera.
Gonzaga è un paese morto, ma perchè vuole vivere. E l’ha dimostrato oggi, quando alle 18 ha risuonato in tutte le vie l’Inno di Mameli. Una iniziativa lanciata a livello nazionale, ma che il piccolo centro ha fatto suo grazie al contributo della banda musicale, diretta dal Maestro Massimiliano Brutti. E così, dal centro alla periferia, si sono sentite le note di Fratelli d’Italia: chi col flauto traverso, chi con la tromba (come l’ex Sindaco Claudio Terzi) e chi, non sapendo suonare, si è limitato semplicemente a unire la propria voce.
Musicisti o no, tutti per dire che Gonzaga forse è un paese morto, ora. Ma solo perchè vuole tornare a vivere.