REGGIOLO (REGGIO EMILIA) – La Chiesa di San Venerio è stata donata al Comune di Reggiolo. Sabato mattina, nello studio notarile Martini, si è svolto l’atto formale della donazione con la famiglia Bianchi, il sindaco di Reggiolo Roberto Angeli e il vicesindaco Franco Albinelli. Vincolata dalla Soprintendenza per i Beni culturali la chiesetta, fortemente danneggiata dal sisma del 2012, è un simbolo identitario del paese, un luogo che lega la storia di Reggiolo ai ricordi dei reggiolesi.
La chiesetta medioevale dedicata al santo patrono del paese sorge in via Roma, nell’area presunta del primo insediamento abitativo reggiolese. In un documento del 1044 si fa cenno a una “Capella S. Venerii”, qui edificata su un dosso, la cui presenza è confermata in successivi documenti del 1144 e 1256, assieme a un piccolo ospedale per i pellegrini intorno al 1465. Nel documento si legge che Beatrice, madre di Matilde di Canossa, acquista “Razolo” munita di torre e di cappella eretta in onore di San Venerio. Nell’800 la chiesetta era stata ceduta dall’allora Amministrazione alla famiglia Bianchi per ottenere le risorse necessarie alla costruzione delle scuole medie del paese. Oggi l’edificio di culto torna ad essere proprietà del Comune, un passaggio che permetterà il rapido recupero della struttura grazie ai fondi per la ricostruzione post sisma messi a disposizione dalla Regione. Gli interventi per un importo complessivo di 516 mila euro comprendono anche il recupero della torre campanaria e si concluderanno entro il 2020. Il progetto di recupero è stato seguito dall’ingegner Luciano Bellesia, che si è occupato anche della pratica per la donazione.
«Per Reggiolo – ha detto il sindaco Roberto Angeli – la donazione rappresenta un tassello importante nel percorso di ricostruzione post sisma del paese. Con il recupero della chiesetta di San Venerio possiamo dire infatti che tutte le opere vincolate dalla Soprintendenza di proprietà del Comune sono state oggetto di interventi di ricostruzione. Questa donazione è un atto di grande generosità e di amore per il patrimonio artistico-culturale reggiolese della famiglia Bianchi».