MANTOVA Se i soccorsi fossero stati più tempestivi forse la vita di quell’operaio poteva essere salvata. Questo quanto hanno riferito in aula i consulenti nominati dal tribunale di Mantova nel processo per l’infortunio sul lavoro avvenuto il 25 agosto DEL 2014 all’interno della ditta Raccorderie Metalliche di Campitello di Marcaria in seguito al quale aveva perso la vita Massimo Fengoni, un 60enne che abitava a Mantova nella frazione di Castelletto Borgo e che era morto il 5 novembre seguente, dopo due mesi di agonia. L’esito della perizia di fatto ricalca quanto riferito a suo tempo dal perito di parte della parte civile, rappresentata dall’avvocato Davide Pini, e aggrava la posizione dei tre imputati a processo per omicidio colposo, Pierluigi Ceccardi e i figli Guido e Antonella Ceccardi, titolari dell’azienda di Campitello con diversi ruoli. Al momento dell’infortunio Massimo Fengoni era sul carrello a doppio comando di una piattaforma elevatrice e stava imbiancando la parete di un capannone dello stabilimento; forse a causa di un malore l’artigiano aveva urtato la leva dei comandi e la piattaforma era salita fino al soffitto schiacciando l’artigiano, che aveva riportato dei gravissimi traumi. Dopo due mesi e mezzo di ricovero in ospedale era sopraggiunto il decesso. Proprio attorno all’ipotesi del malore giocano la propria partita i difensori dei tre imputati, La relazione dei consulenti del tribunale, aggrava la posizione dei tre imputati. Udienza aggiornata al prossimo 6 dicembre per la discussione e la sentenza.
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