MANTOVA – Non c’è l’ndrangheta collegata agli illeciti ipotizzati nell’operazione Sisma, l’indagine sulle tangenti per la ricostruzione post terremoto 2012 in alcuni comuni del “cratere” nel Basso mantovano.
È la conclusione a cui è giunto il tribunale del Riesame, che ha eliminato l’aggravante dell’agevolazione mafiosa dai reati formulati dalla Dda di Brescia. Aggravante che è stata esclusa anche per Giuseppe Todaro, l’architetto di Reggiolo, personaggio chiave dell’inchiesta, che ha lavorato come tecnico esterno per il post sisma per i Comuni di Poggio Rusco, Borgo Mantovano, Magnacavallo, Sermide e Felonica, accusato di corruzione e concussione, e anche per il padre Raffaele Todaro, rispettivamente nipote e genero del boss di Cutro Antonio Dragone, ucciso nel 2004.
Il tribunale del Riesame di Brescia ha confermato per loro la custodia cautelare in carcere. A cascata, l’aggravante mafiosa, è stata eliminata per tutti gli altri indagati. Ciò ha comportato per gli altri ricorrenti la revoca delle precedenti misure di custodia cautelare e nel caso degli indagati Monica Bianchini e Antonio Guerriero, che erano ai domiciliari, i giudici del Riesame hanno annullato l’ordinanza emessa dal gip nei loro confronti disponendone l’immediata remissione in libertà. È stata infine dichiarata l’incompetenza di Brescia a favore delle Procure di Mantova e Reggio Emilia.