MANTOVA – “La lotta delle famiglie e delle associazioni che si occupano di disabilità, intervenuta prontamente dopo l’approvazione della delibera regionale con cui si riduceva il finanziamento a favore delle misure di sostegno delle disabilità gravi e gravissime e dei progetti di vita indipendente, hanno fatto sì che Regione Lombardia tornasse su suoi passi e reperisse le risorse necessarie per le stesse misure” .
A parlare è Monica Perugini, esponente mantovana del Partito Comunista della Lombardia e in prima fila come promotrice di importanti progetti di sostegno alla disabilità, che in una nota prosegue sottolineando: ” Tuttavia è giunto il tempo di rivedere nella sua interezza Fondo sociale non autosufficienza e piano regionale lavoro / disabilità, datati e vetusti, inadeguati alle modifiche socioeconomiche che si sono avvicendate in questi 15 anni e soprattutto al cambiamento di mentalità intervenuto su questo argomento, grazie all’avanzata sentita e convinta (e non solo da parte della comunità interessata ma anche di una platea sociale ben più ampia) dei principi dell’integrazione e dell’inclusione sociale.
Dovrebbe, tuttavia, essere la politica e non solo e sempre le associazioni e le famiglie di chi è interessato ad un problema specifico, a farsi carico della sua risoluzione e della difesa dei diritti: in un paese “normale” ciò, appunto sarebbe la normalità.
E’ ovvio che le motivazioni e le spinte più forti arrivano dai settori della società civile maggiormente coinvolti nelle tematiche ma è altresì vero che, per forza di cose, ogni famiglia ed associazione svolge il proprio ruolo, adempie ad “un pezzo” di una storia che, per divenire davvero “civile” e raggiungere lo stadio avanzato della esigibilità del diritto, dovrebbe essere riscritta con canoni condivisi, sentiti e quindi applicati all’intera collettività.
E chi se non la politica dovrebbe fare ciò? – prosegue Monica Perugini – E’ ovvio che non lo fa se ad ogni delibera o legge coloro i quali affrontano quotidianamente i problemi, devono porre attenzione e riprendere la sfiancante lotta perché i diritti propri, dei propri figli e dei loro familiari più deboli (penso agli anziani e alla vicenda dei lavoratori delle RSA in lotta per contratti di lavoro degni) non vengano calpestati.
Questo vale per la maggioranza che siede in Regione Lombardia che, tuttavia, a onor del vero, bisogna riconoscere aver posto mano immediatamente all’errore e reperito le risorse necessarie ma pure per la minoranza Pd & soci che strepita il giorno dopo il fattaccio ma che in questi 15 anni non si è mai accorta che la strutturazione di fondo e piano andavano riviste. E al riguardo, dato il tempo trascorso, intuisco che pure li condividano.
Non ho mai sentito ne letto proposte “di sinistra” ove si dica di voler mettere mano alla suddivisione delle risorse del settore lavoro / disabili, ove si ipotizzino formule di inserimento che non penalizzano il lavoratore compromettendone l’ indennità di invalidità, ove si riduca lo strapotere “degli enti accreditati” e delle assistenti sociali che nella maggior parte dei casi nulla hanno a che fare e poco sanno di lavoro, se non in salsa assistenzialista e paternalista che il mondo della disabilità, almeno in Lombardia, ha superato da tempo.
A livello di governo, poi, siamo fermi alle indennità da 290 € ! Alla faccia della prosopopea urlata dai partiti che lo compongono: uno che dice di aver abolito la povertà e l’altro che difende i più deboli ed alacremente i diritti civili dimenticandosi di quelli sociali, senza i quali i primi han ben poco senso se non come privilegi.
Noi facciamo la nostra parte, lavoratori, precari, giovani e anziani – conclude la Perugini – e tutti coloro che vivono la crescente marginalità in una società che esclude ogni giorno sempre di più, a dispetto della martellante prosopopea spacciata da chi ci governa, faranno la loro: aggiusteremo pezzi in attesa di un cambio di marcia, di una politica che progetti una società migliore e la metta in atto”.